REDATTORE SOCIALE RISCHIA LA CHIUSURA: SAREBBE UN IMPOVERIMENTO PER TUTTI
Redattore Sociale rischia la chiusura a fine 2022 per ragioni economiche. Senza la storica agenzia verrebbe a mancare una voce che da 21 anni racconta in modo unico il mondo del sociale in Italia
09 Settembre 2022
La notizia è arrivata, in apertura della newsletter quotidiana di Redattore Sociale, un paio di giorni fa, ed è una di quelle che non avremmo voluto leggere. La Comunità di Capodarco, insieme ai componenti della redazione, comunica che Redattore Sociale rischia la chiusura alla fine del 2022. I motivi sono di ordine prettamente economico e riguardano da un lato il calo dei ricavi derivanti dagli abbonamenti e dall’altro la perdita di importanti committenze. I problemi sono legati dunque a una serie di fattori, non ultimo la pandemia che ha fermato alcuni progetti, come i momenti di formazione, e generato un senso di insicurezza generale che ha portato a una contrazione degli investimenti in comunicazione. Ne abbiamo parlato con Stefano Caredda, Direttore Responsabile di Redattore Sociale. «In generale non scopriamo noi la crisi dell’editoria di questi anni» ci ha spiegato. «Non siamo la prima né l’ultima testata giornalistica a vivere un periodo di difficoltà e persino di rischio di una sospensione delle pubblicazioni e quindi di chiusura. È vero che nel corso del tempo, e in questo la pandemia non ha cambiato l’inerzia, anzi probabilmente l’ha accelerata, c’è stato un calo della possibilità di avere abbonamenti. Parlo dei privati ma soprattutto di organizzazioni, enti, istituzioni, aziende, anche se noi abbiamo soprattutto un rapporto con enti e organizzazioni del Terzo Settore». Il discorso non è legato solo agli abbonamenti, ma anche alle committenze specifiche, su quei servizi editoriali che le testate giornalistiche normalmente offrono. «Parliamo di realizzazioni di reportage, approfondimenti, pubblicazioni on line e cartacee, volumi, newsletter tematiche ed eventi formativi, che si sono modificati durante la pandemia, servizi di ufficio stampa, quell’ampia gamma di servizi editoriali che normalmente le testate giornalistiche danno e costituiscono parte dei loro ricavi» ci spiega il Direttore. A proposito di committenze, si è concluso il rapporto con l’Inail per la testata SuperAbile e con la Regione Toscana.
L’impatto della pandemia sul Terzo Settore
C’è in generale, quella contrazione degli investimenti che avviene in periodi di crisi, quella paura che arriva e frena gli investimenti stessi. «Può essere questo» commenta Caredda. «Non è così per tutti nel settore delle aziende e degli enti di Terzo Settore. È difficile in una situazione di questo genere indicare una causa specifica. Nel Terzo Settore, che fino al 2020 aveva un trend di crescita, tanto che crescevano gli impiegati, la pandemia ha avuto un impatto sulle organizzazioni e tutto ciò si è rispecchiato sulla loro capacità comunicativa, sulla loro propensione all’investimento in comunicazione». Ma le cause sono varie e molteplici. «Un po’ di autocritica va fatta» riflette il direttore. «Le cause sono economiche: parliamo di un contesto che non è certo di vacche grasse in questa fase e di un settore che, per quanto in espansione, non ha un’ampia disponibilità generale di fondi».
L’appello al Terzo Settore
«La nostra speranza è quella di recuperare le occasioni perse» continua Caredda. «E quindi, al di là della richiesta dei singoli che ci contattano per chiederci cosa possono fare, e a cui diamo la possibilità di sottoscrivere un abbonamento standard o sostenitore, e che ringraziamo, il vero appello è a tutte le istituzioni e le aziende, ma in particolare alle organizzazioni e tutti gli enti del Terzo Settore affinché si possano trovare insieme dei servizi editoriali da poter offrire loro. In questo modo potremmo proseguire un’attività che dia voce alle organizzazioni stesse, a raccontare quello che fanno, che le possa aiutare a mettere in evidenza quelle parti che non sono state ancora raccontate. E noi potremmo raccogliere anche quella parte di ricavi che ci possano consentire di reggere il costo di un’agenzia che si è sempre basata sul lavoro professionistico, e quindi ha stipulato dei contratti di lavoro giornalistico che hanno bisogno di essere onorati».
La chiusura di Redattore Sociale sarebbe un impoverimento
Le misure di contenimento dei costi, introdotte già da tempo, ora come ora non sono da sole sufficienti a garantire la sostenibilità futura. È inutile dire come la chiusura di Redattore Sociale che da 21 anni ha il coraggio di fornire uno strumento per un’informazione corretta e completa del mondo del sociale in Italia, sarebbe gravissima per il mondo del Terzo Settore e del sociale. «Quando si spegne una voce, qualunque essa sia nel panorama informativo, è sempre una cattiva notizia. È una voce in meno capace di dire il punto di vista in un dibattito pubblico» commenta Stefano Caredda. «Lo è ancora di più quando questo rischio va a toccare una testata giornalistica specializzata, che ha fatto dell’attenzione ai fenomeni sociali difficili da raccontare, cercando di farlo con competenza, con rigore e non con semplificazione, pur cercando di avere un linguaggio giornalistico. Povertà e immigrazione vengono studiati in modo accademico, hanno una specificità che non è alla portata di tutti. La possibilità di avere una testata giornalistica specializzata nel tentativo di divulgare con un linguaggio giornalistico, e quindi accessibile al maggior numero delle persone possibili, quelle che sono le dinamiche di fenomeni che colpiscono o che riguardano alla fin fine tutti, è importante. Ed è per questo che se il rischio di chiusura succede a una realtà di questo genere l’impoverimento è inevitabile». Redattore Sociale ha promesso di fornirci aggiornamenti costanti sugli sviluppi della situazione. Contiamo di farlo anche noi, sperando di darvi delle buone notizie.
Immagine di copertina dalla pagina FB di Redattore sociale