IL REDDITO DI INCLUSIONE FUNZIONA, MA VA POTENZIATO
Fino ad ora ha raggiunto 251mila famiglie, ma i servizi che sul territorio devono accompagnare l'uscita dalla povertà non bastano. E i fondi vanno implementati
30 Marzo 2018
Mercoledì 28 marzo, sono stati presentati dall’osservatorio statistico dell’INPS i dati sul REI (reddito di inclusione attiva), misura di contrasto alla povertà di tipo universale erogata dopo la valutazione della condizione economica del richiedente.
I NUMERI. I dati prendono in considerazione le domande pervenute all’Inps dal 1° dicembre 2017, data dalla quale i cittadini hanno cominciato a richiederlo, e il numero attuale dei beneficiari della misura.
In tre mesi è stato raggiunto il 50% dei beneficiari, 251.000 famiglie; 7 beneficiari su 10 si trovano nelle regioni del Sud, al Sud si trovano i beneficiari più poveri tra i poveri; Campania, Calabria e Sicilia sono le regioni con maggior numero di beneficiari. Da luglio la platea sarà allargata anche verso famiglie monocomponenti composte da persone con più di 55 anni disoccupate (la disoccupazione nella maggior parte dei casi era correlata alla richiesta di REI).
In Emilia Romagna, Friuli e Puglia ci sono misure integrative al REI per cui è stato registrato un numero di percettori più contenuto. Tre beneficiari su 4 appartengono a famiglie numerose, l’importo medio del REI ammonta a 297 euro, quello del SIA era di 245.
Rispetto al SIA, la precedente misura di contrasto alla povertà, è stato possibile un ampliamento della misura nei confronti dei disabili. L’impianto che è stato elaborato per la distribuzione è complesso, infatti dopo la domanda bisognava fare delle verifiche di requisito e solo dopo l’esito si procedeva con l’invio delle lettere.
L’INTEGRAZIONE DEI SERVIZI. Per il Presidente dell’INPS Tito Boeri, si parla finalmente di politiche di contrasto alla povertà e si può dire che c’è un reddito minimo. Il fondo povertà è permanente e stanzia 300 milioni di euro per il 2018, che salgono a 470 milioni dal 2020 e per gli anni successivi. Da luglio 2018, inoltre, le persone raggiunte saranno 2 milioni e mezzo persone saranno raggiunte. Destinando maggiori risorse al reddito di inclusione, l’Italia può dotarsi di una importante infrastruttura di contrasto alla povertà.
Il Ministro Poletti ha sottolineato come il Rei comporti uno sforzo importante, perché coinvolge tanti attori e deve essere monitorato per verificare l’efficacia. Ma è una misura stabile, e questo è importante, anche se bisogna lavorare all’integrazione dei servizi necessaria per la presa in carico delle persone in povertà.
Il decreto istitutivo del REI fissa anche i livelli essenziali delle prestazioni, così da supportare la famiglia attraverso i servizi, dal momento della richiesta di aiuto fino all’uscita (si spera) dalla condizione di povertà. I servizi concordano con il nucleo un progetto personalizzato, che individua gli obiettivi e i risultati attesi, possibilmente lavorando in rete con centri per l’impiego ed altri servizi utili alle esigenze della famiglia, anche coinvolgendo il Terzo settore.
Il 22 marzo la Rete della protezione e dell’inclusione sociale – organismo che riunisce gli assessori regionali e di alcuni comuni individuati dall’ANCI, responsabili territoriali delle politiche sociali e che è presieduto dal Ministro del lavoro e delle politiche sociali -, ha approvato il piano per gli interventi e i servizi sociali di contrasto alla povertà. È uno strumento importante, per utilizzare la quota del fondo povertà prevista per gli interventi ed i servizi territoriali per i beneficiari del Reddito di Inclusione ed è essenziale per l’efficacia della misura contro la povertà.
Nel 2020 si dovrebbe arrivare ad avere un numero congruo di punti di accesso ai quali rivolgersi per il REI; di interventi e servizi e sui territori; un assistente sociale ogni 5000 abitanti; centri per l’impiego potenziati e un lavoro sociale omogeneo sui territori.
LA POVERTÀ ESTREMA. È stato anche presentato il piano per le persone in povertà estrema e senza fissa dimora. Il piano destina per questo 20 milioni di euro all’anno, i finanziamenti avranno carattere stabile e le risorse si vanno a sommare a quelle già stanziate dai fondi comunitari, per cui i fondi stanziati nel periodo 2014-20 saranno di 100 milioni di euro. I 20 milioni previsti per interventi e servizi rivolti alle persone senza dimora da realizzare nel periodo 2016-2019 saranno distribuiti sulla base della numerosità delle persone presenti sul territorio. Il 50% dei fondi è quindi destinato a sette città metropolitane: Milano, Roma, Palermo, Firenze, Torino, Napoli, Bologna. L’altro 50% è gestito direttamente dalle Regioni, che possono presentare direttamente le proposte di intervento o delegare la presentazione ai Comuni o agli ambiti territoriali dove il fenomeno è più concentrato.
A proposito dei senza fissa dimora, Raffaele Tangorra, direttore generale per l’inclusione e le politiche sociali presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, ha ricordato che, secondo la Federazione degli organismi che se ne occupano (FIOPSD), sono 50.000. Con la FIOPSD è stato costruito un modello di intervento che prevede di andare oltre il mero intervento a bassa soglia e che adotta l’approccio housing first, che prevede prima di tutto l’inserimento in una abitazione per chi si trova in condizioni di marginalità estrema per avviare successivamente, con il supporto dei servizi, un percorso di inclusione sociale. Ed anche i servizi e gli interventi a bassa soglia vanno ripensati in un’ottica non più emergenziale, ma di un sistema integrato di servizi di accoglienza.
Roberto Rossini, portavoce nazionale dell’Alleanza contro la povertà , ha espresso apprezzamento per i primi risultati e speranza che il Reddito di Inclusione venga implementato. Ha inoltre ricordato che è importante un monitoraggio del REI ogni tre mesi, e soprattutto che bisogna continuare sulla strada dell’universalità. Secondo Rossini, va sviluppato un intervento omogeneo nei territori e bisogna investire sull’attuazione della misura, sui progetti personalizzati: si tratta di una sfida importante per il welfare.
L’importanza del contributo nell’attuazione del REI, da parte dell’Alleanza contro la povertà e in generale dei corpi intermedi sociali, sindacali, dell’associazionismo e del volontariato è stata riconosciuta dal presidente del Consiglio, Gentiloni, il quale ha ricordato come la ripresa non abbia ancora cicatrizzato le ferite sociali e come le disuguaglianze rimangano profonde. Secondo Gentiloni, contro la povertà sono fondamentali politiche pubbliche adeguate e il reddito di inclusione, in quanto strumento nazionale strutturale, è in questo senso fondamentale. Va perciò proseguito e, anzi, potenziato, perché la lotta alla povertà è ancora lunga.
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