RI-TRATTI AUTISTICI: SE LINEE E COLORI SI INCONTRANO PER CONDIVIDERE EMOZIONI

Per anni Chiara e suo padre Maurizio hanno disegnato insieme nel soggiorno di casa. Lei tracciava lunghe linee, lui le riempiva di colore. Quei disegni sono diventati parte di Ri-Tratti autistici, personale di Chiara Ferraro, a cura della cooperativa sociale Garibaldi. «Lasciandomi trasportare dai colori, ho capito che stava accadendo qualcosa di importante»

di Antonella Patete

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Figure astratte che galleggiano su un foglio bianco, affermando il primato della forma sul colore. Per anni Chiara e suo padre Maurizio hanno disegnato fianco a fianco nel soggiorno di casa, aspettando l’ora di cena. Lei tracciava lunghe linee dritte e curve su fogli bianchi, lui riempiva di colore le forme scaturite da quei tratti sinuosi. Dal 22 al 24 novembre, una selezione di quelle composizioni è stata in mostra presso la Casa del Municipio I di Roma – Casa del Volontariato CSV Lazio in via Galilei 53, con la personale Ri-Tratti Autistici, organizzata e curata dalla cooperativa sociale Garibaldi. E sì, perché l’artista, Chiara Ferraro, è una donna autistica di 33 anni che ha trovato nel disegno un modo per esprimere una parte del suo mondo interiore, altrimenti di difficile accesso. E che a un certo punto ha accettato di condividere una sezione di quel processo creativo con suo padre, che ha visto in quel percorso anche un modo per comunicare con lei. La mostra proseguirà a dicembre presso la cooperativa Garibaldi, in via Morandini 54, a Roma (per info: autismo@garibaldi.coop).

«Dopo aver trascorso la giornata alla cooperativa Garibaldi, Chiara ed io ci rilassavamo in soggiorno», racconta il padre Maurizio Ferraro. «Lei scarabocchiava, io guardavo distrattamente la tv. Un giorno, però, ho deciso di spegnere il televisore per concentrarmi su quello che faceva lei. Così ho cominciato a disegnare anch’io, prima cercando di imitare i suoi schizzi, poi colorando dei mandala tratti da un album che nel frattempo avevo comprato, infine intervenendo con il colore sui disegni di Chiara». Presto Maurizio smette di cercare figure riconoscibili negli «scarabocchi» di sua figlia e si lascia trasportare dai colori, osservando l’effetto che quell’azione ha su di sé e su di lei. «È a quel punto che ho capito che stava accadendo qualcosa di importante», prosegue: «Chiara mi guardava e sorrideva. Ma soprattutto esplorava le forme e i colori con le dita delle mani, come se volesse entrare all’interno di quegli spazi che lei stessa aveva costruito».

Ri-Tratti autistici
La mostra Ri-Tratti autistici proseguirà a dicembre presso la cooperativa Garibaldi, in via Morandini 54, a Roma (per info: autismo@garibaldi.coop)

La cooperativa agricola Garibaldi: un’impresa a servizio della comunità

Durante il giorno, Chiara e Maurizio si dedicano alle attività della cooperativa agricola Garibaldi, nata dall’incontro di un gruppo di genitori di ragazzi autistici e il professor Franco Sapia, preside dell’omonimo istituto agrario, che una quindicina di anni fa ha messo a disposizione 3 ettari di terreno e un casale di 180 metri quadrati all’interno della grande tenuta di pertinenza della scuola. «La cooperativa è nata dalla presa di consapevolezza che, per i nostri figli autistici, la scuola spesso si riduceva a un luogo dove parcheggiarli per qualche ora, per poi approdare, a percorso scolastico concluso, nei centri diurni, se non addirittura nelle residenze sanitarie o sociosanitarie con relativo allontanamento dalle famiglie», spiega Ferraro, che dal 2010 è presidente della cooperativa, dopo una carriera come funzionario nell’amministrazione pubblica capitolina. Quei genitori, invece, desideravano che, al termine del ciclo scolastico, i ragazzi potessero avere un approccio al mondo del lavoro. Che nel concreto significava avere un impegno quotidiano e fare «azioni abilitanti», supportati dagli operatori.

Così il primo gruppo di ragazzi si iscrisse all’Istituto agrario e cominciò a trascorrere le giornate scolastiche all’interno del casale, coltivando gli orti e cucinando per sé e per gli altri. E anche Chiara, che accanto a un autismo severo presenta un’epilessia farmacoresistente, riuscì a trovare una relativa tranquillità dopo il periodo burrascoso delle scuole medie, quando Maurizio e sua moglie furono costretti a cambiare 3 volte scuola perché i genitori degli altri alunni non consideravano accettabile la presenza di una ragazza che picchiava compagni e docenti, disturbando le lezioni e offrendo un cattivo esempio ai suoi coetanei. Nel tempo l’esperienza di Casale Garibaldi ha attratto anche molti amici e abitanti del quartiere, che hanno scelto di partecipare all’avventura coltivando gli orti che, intanto, venivano piantati sui terreni intorno al casale o mettendo a disposizione le proprie professionalità e competenze. «E oggi», conclude il presidente, «la cooperativa Garibaldi non è una cooperativa di servizi, ma una cooperativa di comunità. È un’impresa agricola e agrituristica, ma al tempo stesso anche uno strumento per prenderci cura dei nostri figli, di noi stessi come genitori e delle tante persone che, in questi anni, incontrando la nostra realtà, hanno ritrovato entusiasmo e passione».

Ri-Tratti autistici
Maurizio Ferraro: «La cooperativa Garibaldi è una cooperativa di comunità, un’impresa agricola e agrituristica, uno strumento per prenderci cura dei nostri figli»

Il progetto Equilibri di architetture visibili e invisibili

La personale di Chiara Ferraro si inserisce nel progetto Equilibri di architetture visibili e invisibili, promosso da Obiettivo Psico Sociale Ets all’interno della terza edizione del programma Insiemesiamo Arte, realizzato dalla Città Metropolitana di Roma Capitale e ACTL – Circuito Multidisciplinare del Lazio. «Il progetto si caratterizza come un percorso collettivo», spiega Patrizia Giganti, vice presidente di Obiettivo Psico Sociale, «che coinvolge associazioni, professionisti e artisti e ruota intorno al concetto di bellezza, inteso come condivisione e inclusione sociale, ma anche come leva per rafforzare l’autostima, riconoscendo le potenzialità di ogni persona. Un impegno», conclude Giganti, «che mette in equilibrio le architetture visibili e invisibili, costruendo spazi di incontro e pluralità».

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