RIACE, UN STORIA ITALIANA CHE NON È ANCORA FINITA
In un libro di Chiara Sasso la descrizione del "modello Riace" e del suo significato. E le ragioni che hanno portato a sminuirlo e smontarlo.
10 Gennaio 2019
È ora disponibile gratuitamente su Vimeo il film “Un Paese di Calabria”, di Shu Aiello e Catherine Catella, girato nel 2016 e dedicato a Riace e al suo sindaco Mimmo Lucano.
Dopo l’arresto di Lucano non si sono spenti – per fortuna – i riflettori su di sui e soprattutto sull’esperienza di cui è stato ideatore, leader e realizzatore: trasformare un paese in via di estinzione in luogo vivo e vivace, in cui l’integrazione di nuove energie – quelle dei migranti – riapre prospettive di futuro.
Che fine farà questa esperienza? E, soprattutto, che cosa è stata realmente e che cosa significa? Se da una parte c’è una società civile che la difende a spada tratta e la considera un vero modello di riferimento, dall’altra c’è chi questa esperienza l’ha sempre odiata e denigrata. Indimenticabile, tanto per fare un esempio, Salvini che ha definito il sindaco “uno Zero Assoluto”.
L’ESPERIENZA. Lo ricorda Chiara Sasso, nel suo libro Riace, una storia italiana (Ed Gruppo Abele 2018): un testo appassionato e partecipe, che aiuta a rispondere alle domande di cui sopra. Il testo è diviso in due parti: nella prima si ricostruiscono gli ultimi due anni, quando cominciano le difficoltà, si moltiplicano le critiche e i tentativi di ostacolare quello che si sta facendo, le accuse, anche attraverso rapporti che dovrebbero essere pubblici e invece non si possono vedere, lettere anonime eccetera, i fondi che non vengono più versati, le inchieste, fino all’arresto e all’allontanamento del sindaco dal paese.
Nella seconda si ricostruisce la storia: di come a partire dagli anni novanta una terra, che ogni giorno si confronta con la malavita organizzata e che si sta spopolando (la Calabria è la regione con il minor numero di nascite e dalla quale partono ogni anno 10mila persone per cercare lavoro e opportunità al Nord o all’estero), comincia a pensare all’accoglienza dei migranti come un’opportunità di rilancio economico, sociale ed anche culturale. Di come, un po’ per volta, riaprono botteghe e laboratori, si scongiura la chiusura della scuola e si aprono nuovi servizi, come un ambulatorio medico, si rivedono turisti e visitatori, si dà vita a festival e ad iniziative culturali che creano movimento, vita, opportunità.
A CHI FA PAURA. «A chi fa paura tutto questo? perché un ministro del Governo si interessa così tanto di un piccolo comune, di un sindaco diventato sindaco quasi per caso?», si chiede Chiara Sasso nel libro. Sicuramente fa paura alla ‘ndrangheta, che manda avvertimenti a minacce: e questo è facile capirlo, visto anche che il “progetto Riace” è un progetto globale, che non riguarda solo i migranti: ad esempio, grazie alla volontà del sindaco, a Riace si scava e si trova l’acqua, che così non deve più arrivare da fuori.
Più difficile, invece, è capire perché tutto questo dia tanto fastidio alla politica, o almeno a una certa politica, quella che in questo momento è vincente. Un’esperienza che dà risultati positivi andrebbe studiata e valorizzata, ma non se riguarda l’immigrazione, perché non è possibile ammettere che l’integrazione è possibile, che i migranti possono dare un contributo alle nostre comunità.
IN RETE. Uno dei punti di forza dell’esperienza di Riace, che il libro evidenzia, è di non essere rimasta un’isola, ma di essersi posta come nodo i una rete di assocazioni, luoghi di dibattito, persone che condividevano valori e principi e hanno sostenuto e sostengono questa storia in mille modi diversi: andando a farci volontariato, portandoci altre persone a vedere, raccogliendo fondi, spendendo le proprie competenze…
È questa rete che, oggi, chiede che l’esperienza continui e che sta lavorando perché questo succeda, anche candidando Riace al Premio Nobel per la Pace, candidando il sindaco alle prossime elezioni e così via.
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Chiara Sasso
Riace, una storia italiana
Edizioni Gruppo Abele, 2018
pp. 192, € 12,00
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