LA RICERCA E LA DOCUMENTAZIONE SUL VOLONTARIATO. IL RUOLO DEI CSV

CSV Lazio ha un Centro studi, ricerca e documentazione, ma questo lavoro andrebbe valorizzato di più, anche con un gruppo di lavoro nazionale

di Paola Springhetti

«Pensare per fare»: così il presidente di CSV Lazio, Renzo Razzano, sintetizza il senso dell’impegno che il centro – e gli altri CSV italiani – investono per fare ricerca e documentazione. Un impegno che andrebbe valorizzato e sostenuto. CSV Lazio, tra l’altro, ha un Centro Studi, Ricerca e Documentazione su tutto ciò che interessa il volontariato e il Terzo settore, che raccoglie oltre 15mila titoli, compresa la letteratura grigia: fa parte del sistema delle biblioteche della Regione Lazio e tutto il catalogo è consultabile in Opac (il catalogo informatizzato delle biblioteche). Il Centro ha promosso anche un Opac collettivo, dove sono presenti i cataloghi di 16 associazioni i cui temi spaziano, in oltre 40.000 volumi, su vari temi: minori, ambiente, beni ambientali e archeologici, genere, immigrati, malati, educazione.

È questo Centro che, in vista delle conferenza nazionale dei CSV che si è svolta Trento tra il 3 e il 6 ottobre 2019, ha fatto un attento lavoro di raccolta e analisi dei materiali di ricerca prodotti dai CSV.

«Siamo partiti dal volume curato da CSVnet per i 20 anni dei CSV italiani (“20 anni di servizio –  Csv 1997-2017. Una storia di promozione del volontariato”), ma ci siamo serviti anche della documentazione raccolta in quell’occasione e non entrata nel volume, e abbiamo chiesto a tutti un’integrazione sugli ultimi anni. L’obiettivo finale era non solo censire quel che è stato fatto, ma capire se fosse possibile individuare spazi di aggiornamento delle ricerche o ulteriori filoni».

 

documentazione e ricerca
Una riunione nel centro di Documentazione e Ricerca di CSV Lazio

Sono molte le pubblicazioni che nascono dal lavoro di ricerca dei CSV?
«Abbiamo raccolto più di 2.800 pubblicazioni e tra di esse abbiamo individuato circa 500 documenti che possono essere considerati lavori di ricerca. Ma non va sottovaluta un’intensa attività pubblicistica nata da riflessioni, approfondimenti, osservazioni  di vario tipo, che hanno poi preso la forma, in molti casi, di pubblicazioni e sussidi per la formazione i di atti di convegni».

 

Nell’ambito della ricerca i CSV lavorano da soli?
«Sono 54 i Centri che, negli anni, hanno svolto attività di ricerca: dunque un’ampia maggioranza. La maggior parte del lavoro è stato fatto dai singoli centri, ma ci sono stati anche lavori fatti in collaborazione tra Csv a livello regionale (come in Sicilia e in Emilia Romagna), o sotto la formula del gemellaggio tra due regioni diverse (Sardegna-Veneto, alcuni centri della Campania con la Toscana).

In realtà, nella maggior parte dei casi, le ricerche sono fatte con altri soggetti, che portano competenze: università e centri di ricerca, ma anche istituzioni pubbliche. Il problema è che, nella maggior parte dei casi sono rimaste collaborazioni occasionali e non sono diventate collaborazioni organiche. Solo in pochi casi sono stati firmati protocolli di collaborazione (CSV Lazio, ad esempio, ha protocolli con Sapienza, con Roma Tre, con Federico II di Napoli,  Cattolica di Brescia, Scienze Politiche a Pisa)».

 

Ci sono temi di ricerca ricorrenti?
«Abbiamo individuato alcuni nuclei tematici. Il più numeroso riguarda, ovviamente, le indagini sul volontariato e il Terzo settore a livello territoriale: sono più di 150 le pubblicazioni di questo tipo. Al secondo posto troviamo quelle che si occupano del Welfare: sono più di cento e alcune regioni (Lombardia, Emilia Romagna, Sardegna, Abruzzo) hanno dedicato a questo tema un’attenzione continua. Al terzo posto c’è il tema dei giovani, caratterizzato tra l’altro da una forte vivacità di approcci. Infine, troviamo il gruppo costituito dalle narrazioni: storie di volontari, di associazioni, di persone attraverso le quali si raccontano problemi e bisogni dei territori.»

 

Cosa si dovrebbe fare per implementare e valorizzare il lavoro di ricerca dei CSV?
«La prima cosa che bisognerebbe fare è impegnare un paio di ricercatori seri che studino tutto ciò che è stato fatto, per arrivare ad un catalogo ragionato, che permettere di orientarsi nella mole di materiale prodotto.

Un ulteriore passo avanti è la costituzione, a livello nazionale, di un gruppo di lavoro, che promuova l’attività di ricerca, come strumento di dialogo e di strategia di conoscenza. Non penso a una struttura “pesante”, ma ad un gruppo agile, che agisca soprattutto per accompagnare il lavoro di ricerca fatto dai vari Centri. CSVnet ha già un gruppo, interno al Consiglio, dedicato a questo, ma andrebbe potenziato e aperto agli operatori e questa attività dovrebbe essere calata nella vita dei CSV, diventando un’attività ordinaria. Come in parte già è, e come sancito dal Codice del Terzo settore.»

Se avete correzioni o suggerimenti da proporci, scrivete a comunicazionecsv@csvlazio.org

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