RICHIEDENTI ASILO E VOLONTARIATO: LA CURA DEL VERDE È SOLO L’INIZIO

Il V Municipio, a Roma, è il primo ad attuare il protocollo d’intesa che consente ai richiedenti asilo di fare volontariato. Il racconto dell’assessore Giulia Pietroletti

di Chiara Castri

È lo stesso Municipio dei fatti di Tor Sapienza del Novembre scorso il primo a dare attuazione, a Roma, al protocollo di intesa con organizzazioni di terzo settore firmato a Maggio dall’allora assessore alle Politiche sociali del Comune Francesca Danese, che consente ai richiedenti asilo di svolgere attività di volontariato.

richiedenti asilo e volontariato
«Chi fugge dall’orrore ha bisogno di sentirsi parte della comunità che lo accoglie, anche partecipando alla cura della città»

Un territorio, come spiega Giulia Pietroletti, assessore a Ambiente, Intercultura e Innovazione del V Municipio, che ospita «un congruo numero di centri Sprar (Sistema di Protezione Richiedenti Asilo e Rifugiati), oltre ad un grande Centro di accoglienza straordinaria.
Gestiti i primi dal Dipartimento per le politiche sociali e i secondi dalla Prefettura, questi centri rischiano di restare avulsi dal contesto in cui si trovano e di vedersi fraintesi nel loro senso, senza alcun contatto con un territorio della periferia romana già di per sé storicamente disagiato».
Dopo ciò che è accaduto a Tor Sapienza, «anche se sapevamo esserci stata una serie di concause, ci siamo interrogati sul senso che avesse la presenza dei richiedenti asilo nel nostro territorio e se sarebbe stato possibile pensare un intervento per migliorare l’inclusione sociale».

Richiedenti asilo e volontariato: un’opportunità di formazione

Di qui l’attivazione del protocollo di intesa su richiedenti asilo e volontariato, a cui il Municipio sta lavorando insieme al viceprefetto Roberto Leone, responsabile dell’area Immigrazione e Diritto d’asilo, e al dipartimento Politiche sociali. I primi interventi riguardano la cura del verde pubblico: «In questi anni il mio lavoro con l’ambiente mi ha portato ad essere spesso a contatto con i cittadini perché, in un momento di così grave crisi della manutenzione a Roma, c’è stata una straordinaria attivazione delle energie civiche. Grazie, quindi, ad una crisi che, tra tanti elementi negativi, ha però risvegliato il senso di affezione dei cittadini per lo spazio pubblico, ho conosciuto molti comitati di quartiere e realtà di coesione sociale nate proprio attorno alla cura del verde. Ci piaceva l’idea di coinvolgere su questo tema anche i richiedenti asilo, accanto ed insieme alle associazioni e ai comitati stessi».

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L’assessore a Ambiente, Intercultura e Innovazione del V Municipio di Roma Giulia Pietroletti

Dopo diversi incontri con i centri presenti nel Municipio, si parte con gli spazi verdi dell’Alessandrino, insieme ai rifugiati del centro Sprar Casa Benvenuto. «Con loro e con il Cas di Via Staderini – il più grande d’Italia – stiamo organizzando azioni che speriamo mantengano una continuità nel tempo». Quello che riguarda richiedenti asilo e volontariato è un progetto importante, spiega l’assessore Pietroletti, che coinvolge persone che arrivano da noi con un vissuto drammatico alle spalle, vivendo situazioni molto diverse l’una dall’altra, accomunate, tuttavia, dall’attesa del riconoscimento del diritto di asilo che lascia loro solo lunghe giornate immobili. Senza dimenticare che, secondo gli ultimi dati resi noti, solo il Lazio conta il 13% del totale nazionale dei richiedenti asilo ospitati in strutture di accoglienza.
«Queste persone, dopo viaggi assurdi, dopo essere scappate da contesti di guerra, si trovano nei centri in regime protetto e senza poter lavorare. Fanno, quindi, molta fatica a conoscere il territorio, anche perché spesso non intendono restare, ma cercano di raggiungere altre destinazioni definitive. Chi fugge dall’orrore ha, invece, bisogno di sentirsi parte della comunità che lo accoglie, anche partecipando alla cura della città. Coinvolgerle in attività strutturate, creare momenti di scambio con gli abitanti del quartiere ha anche, quindi, un valore terapeutico». Dopo l’Alessandrino, sarà la volta di Tor Sapienza e del Pigneto, per cominciare. «Quando nacque il protocollo d’intesa, noi lavoravamo già da tempo a questa idea e avevamo iniziato ad organizzare gli incontri con i centri. Quando ci siamo resi conto che anche il Comune di Roma aveva intrapreso questa strada, abbiamo cercato di confluire nel progetto. Tra l’altro siamo stati ben felici di ritrovare nel protocollo un elemento che volevamo noi stessi inserire, cioè l’impegno del Comune ad erogare percorsi formativi che consentono a queste persone di acquisire elementi spendibili in un loro percorso lavorativo, mentre fanno volontariato».

Non solo cura del verde: tante le risorse del territorio attivate

Durante questo percorso, sottolinea l’assessore del Municipio, ci sono state buone risposte anche da parte degli stessi cittadini. «In molti erano stupiti del fatto di non essere neanche a conoscenza del fatto che vicino casa loro ci fossero dei centri rifugiati. Ci sono stati anche grandi atti di solidarietà e curiosità reciproca, sono nate vere amicizie.

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Dopo gli interventi all’Alessandrino, sarà la volta di Tor Sapienza e del Pigneto

Uno degli aspetti più interessanti è stato che, durante gli incontri organizzati in collaborazione con il Cesv presso i singoli centri per spiegare il progetto a gestori ed ospiti, abbiamo trovato grande interesse non solo rispetto alle attività di manutenzione del verde, ma anche ad altri tipi di collaborazione con organizzazioni di volontariato. In uno Sprar a Tor Sapienza, che ospita mamme e bambini, c’erano donne interessate a progetti di sartoria. Una signora libica, ingegnere, è entrata in contatto con l’associazione Ingegneria senza frontiere. Abbiamo così potuto attivare numerose e diverse risorse del territorio. Si tratta di fare rete con le realtà che già esistono».
Fin dall’inizio il protocollo d’intesa su richiedenti asilo e volontariato non aveva mancato di sollevare polemiche, da parte soprattutto di esponenti politici che avevano letto in questo tipo di impegno dei richiedenti asilo non un’azione volontaria, ma uno sfruttamento del lavoro. Polemiche contro le quali l’assessore Pietroletti è categorica: «Lo sfruttamento del lavoro riguarda situazioni in cui le persone sono messe di fronte ad obblighi dai quali non possono evadere. Per il resto le polemiche sono oziose, il punto è che alcuni nostri cittadini ancora non riconoscono il valore della sussidiarietà e pensano che lo Stato debba provvedere a qualunque tipo di bisogno. In questo momento, però, bisogna fare uno sforzo comune per costruire insieme perché, in un momento di tale e tanta difficoltà materiale e ideale, assumendo sempre posizioni di rivendicazione non si va da nessuna parte. Se tutti si rimboccassero le maniche la situazione di Roma e dell’Italia migliorerebbe».

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