SUPERIORI: SÌ AL RIENTRO, MA IN SICUREZZA E IN UNA SCUOLA A MISURA DI STUDENTE
Ai Castelli romani il Consiglio dei Rappresentanti si mobilita: «Chiediamo al Governo risposte reali e investimenti. Servono continuità didattica e scuole aperte, sicure e vivibili».
08 Gennaio 2021
«Vogliamo rientrare a scuola. Ma solo con indicazioni che garantiscano sicurezza sanitaria e una piena attuazione del nostro diritto allo studio». Così Giordano, Samuel e gli altri ragazzi del Consiglio dei Rappresentanti – la rete nata tra i rappresentanti di istituto di dieci istituti superiori nella zona dei Castelli romani – si esprimono sul rientro a scuola e il riavvio della didattica in presenza per le scuole superiori di secondo grado previsto per ieri, poi rinviato all’11 Gennaio prossimo.
Un riavvio claudicante, che non ha mancato di sollevare polemiche e contestazioni, non solo tra i ragazzi. E mentre il Coordinamento dei Presidenti dei Consigli di Istituto del Lazio ha indetto per ieri mattina una manifestazione a Montecitorio per rivendicare più attenzione, più sicurezza, più investimenti per la scuola, il Consiglio dei rappresentanti ha organizzato una mobilitazione davanti a nove delle dieci scuole dei Castelli romani che aderiscono al Consiglio dei Rappresentanti: liceo Vailati di Genzano di Roma, liceo Ugo Foscolo di Albano Laziale, IISS Sandro Pertini di Albano/Genzano, Istituto Amari-Mercuri, liceo scientifico Vito Volterra, liceo scientifico Touschek, IT Buonarroti , liceo classico Mancinelli e liceo James Joyce per chiedere un rientro a scuola in sicurezza. «Ancora oggi non abbiamo certezze sul rientro a scuola in presenza», ha spiegato Giordano Attenni, rappresentante di istituto del Liceo Vailati di Genzano, a cui abbiamo chiesto le ragioni della mobilitazione dei ragazzi.
«Secondo le indicazioni del Governo, rientrerà in presenza solo il cinquanta per cento degli studenti; il sessanta per cento dei quali dalle 8 del mattino, e il restante quaranta per cento dalle 10 alle 16. Mentre, dal 16 gennaio in poi, a rientrare a scuola sarà il 75% degli studenti». Indicazioni, queste che, come ha ribadito Attenni, non tengono conto di una serie di elementi. «A partire dalla sicurezza, che non viene garantita sui mezzi pubblici – che invece di essere implementati hanno subito, anche sul territorio dei Castelli romani, tagli significativi – ma che non è possibile garantire al cento per cento neanche all’interno degli edifici scolastici».
A mancare sono spazi adeguati a garantire il distanziamento, mentre gli scaglionamenti di orario in entrata e in uscita sono di fatto poco efficaci: «La scuola», ha infatti detto Attenni, «cerca ovviamente di attuare piani che permettano il distanziamento, ma gli spazi non ci sono. A noi non servivano i banchi monoposto con le rotelle. Servono più spazi che non ci sono, anche perché non sempre in aula si ha il numero di metri quadrati necessari a garantire il distanziamento. Entrare alle 10.00 per uscire alle 16.00, inoltre, non è accettabile: la soluzione è investire: sulla scuola, sui trasporti, sull’edilizia, sulle persone. Non penalizzare ulteriormente la scuola».
Non penalizziamo ancora la scuola
I problemi della scuola non sono un’emergenza, ha ben ricordato Samuel Nocera, rappresentante di istituto dell’IISS Sandro Pertini. «L’edilizia scolastica, i trasporti, gli spazi, la carenza di personale e di investimenti sono solo i nodi al pettine che l’emergenza ha evidenziato. Ci sono scuole in cui è diventata complicata anche la partecipazione studentesca, che dovrebbe essere garantita per legge, così per gli studenti diventa difficile mettere in pratica il proprio diritto allo studio ma anche partecipare alla vita scolastica».
Ciò che il Consiglio dei Rappresentanti chiede è che venga colta questa occasione.
«Vogliamo, ha insistito Attenni, «che vengano riconosciuti i nostri diritti, il diritto allo studio, il diritto alla salute. La scuola è trascurata e gli studenti si sentono abbandonati: lo scorso anno siamo stati sbattuti in una didattica a distanza che poteva andare bene come soluzione provvisoria ma nessun altro appoggio ci è stato dato, tutto è stato lasciato al caso. Una didattica a distanza che ha lasciato tanti indietro e che, come tale, mina, secondo noi, le fondamenta della scuola pubblica, il diritto allo studio per tutti. Non siamo disposti a dover scegliere tra una dad che lascia indietro migliaia di studenti e una didattica in presenza invivibile».
Rientro a scuola: le proposte dei ragazzi
È alla didattica a distanza che il Consiglio degli studenti propone di tornare per il tempo necessario a predisporre quanto sarà necessario per rientrare in sicurezza, come ha spiegato Attenni.
«È quasi un anno che siamo in dad: chiediamo di fare ancora un piccolo sforzo in questa direzione per poi rientrare con delle modalità adeguate. E diciamoci la verità: se la dad può far comodo per le interrogazioni o i test scritti, lo studio a distanza è più impegnativo, più frustrante, e depaupera di tutta la socialità che la scuola intesa come comunità garantisce. Ora a molti di noi viene chiesto di uscire alle 16, ma questo per gli studenti è un problema da più punti di vista: sicuramente in termini di vita sociale, che per i ragazzi della nostra età, è una componente importante che incide molto sul percorso scolastico, ma anche in termini molto pratici. Chi esce alle 16 dovrà pranzare a scuola, presumibilmente con un pranzo al sacco, sui banchi. Come avverrà la sanificazione? Come potranno occuparsene i collaboratori scolastici? Solo al Liceo Vailati ci sono 48 classi…».
Ora il Consiglio dei Rappresentanti sta organizzando una manifestazione per l’11 gennaio, primo giorno di didattica in presenza. «Non accettiamo queste modalità di rientro, ha continuato Attenni, «al Governo chiediamo un’assunzione di responsabilità, chiediamo risposte reali, chiediamo un piano di investimenti sull’edilizia e assunzioni massicce di personale che permettano di ridurre il numero di alunni per classe. Vogliamo tornare in scuole a misura di studente, in presenza e in sicurezza. Per questo saremo in piazza. Il tempo per prendere provvedimenti adeguati c’è stato, ma per prendere davvero decisioni sulla scuola bisogna viverla. Credo che gli studenti, i giovani potrebbero dare un contributo importante. Vediamo studenti stanchi, che si sono adattati e che oggi sono disposti a farlo ancora, ma solo se tutto questo servirà a guardare ad un futuro diverso e migliore. Abbiamo l’appoggio dei nostri docenti, dei nostri istituti. La scuola mai come adesso è comunità. Studenti, docenti, personale Ata, presidi: sono tutti compatti perché si sta combattendo per la scuola, perché si risolvano problemi che non sono un’emergenza, che ci sono sempre stati».
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