RIETI. NEL CIRCOMAGICO SI INCONTRANO ANZIANI E GIOVANI DISABILI
Un progetto del Guazzabuglio Odv porta nei centri per la terza età un carrozzone carico di colori, voci, abiti, cappelli e strumenti
18 Marzo 2022
La vita fa il suo giro, e a un certo punto il cerchio si chiude. E gli anziani finiscono per diventare un po’ come bambini. Quante volte abbiamo guardato con tenerezza i nostri nonni alle prese con dei comportamenti infantili? Affiancare la terza età alla disabilità è stata una grande intuizione dell’associazione Il Guazzabuglio Emergenza e Povertà, associazione da anni impegnata nel sociale a 360 gradi, con progetti ritenuti dalla Regione Lazio di alto valore sociale locale sul territorio di Rieti e provincia, tra i quali ci sono S.Erasmo Il Cortile e S.Erasmo ASARA.
La novità, oltre alla Sedia nel bosco, corso di foliage ed ascolto terapeutico individuale all’interno di un vero e proprio palcoscenico naturale (ne abbiamo parlato qui), è il nuovo protocollo che nasce tra centri di aggregazione e comunità per la terza età del territorio denominato Circomagico, in collaborazione con S.Erasmo Il Cortile. È un progetto che prevede una serie di visite settimanali itineranti che portano – con un carrozzone carico di colori, voci, abiti, cappelli e strumenti – la propria esperienza e le proprie risorse umane in veri e propri tour sociali ludico-ricreativi all’interno delle comunità che accolgono utenti anziani in età compresa tra gli ottanta e i cento anni.
Il Circomagico
«Ci ritroviamo in un punto di incontro, carichiamo questi ragazzi con l’educatrice, e a volte la psicologa, e andiamo in visita di volta in volta in posti diversi», ci ha raccontato Federica Paolucci, per tutti Nanina, anima de Il Guazzabuglio.
«Ad esempio nelle comunità alloggio per la terza età, dove ci sono persone anziane che – un po’ per l’età un po’ per il luogo, un po’ per il post Covid – vivono in una condizione di isolamento. E noi portiamo loro questa sorta di rumore, di movimento, di circo, che diventa un antidoto alla solitudine. È una cosa particolarmente premiante per noi che lo facciamo, ma anche per gli anziani. Che per livello cognitivo e capacità residue diventano come dei bambini. Sono persone intorno ai 90-100 anni e si rapportano benissimo con i bisogni, le capacità e le esperienze sul campo dei giovani disabili adulti, che vedono nell’affettività e nell’accoglienza dei nonni un terreno su cui incontrarsi. E questa terza età messa alla pari dei giovani disabili adulti diventa un momento simbiotico, e realizza un vero e proprio Circomagico».
«Gli abbiamo dato questo nome, perché è la magia di realizzare il sogno degli anziani di avere vicino dei nipoti acquisiti, e per i ragazzi di avere vicino dei nonni che in molti casi mancano», continua. «Spesso i disabili adulti sono grandi di età, non hanno più i nonni e in queste persone possono vedere quella figura che manca nelle loro famiglie. Passano delle giornate molto belle. Alcuni giocano a carte, alcuni si dedicano all’orto, visto che gli anziani hanno dei piccoli pezzettini di terra. Così l’anziano suggerisce l’azione e il ragazzo realizza. Perché all’anziano manca la fisicità, ma ha l’esperienza».
Le bambole
Circomagico è fatto di una serie di attività all’aperto, o al chiuso nei mesi più freddi: canti, balli e semplici attimi di convivialità tra “bambini” lontani anagraficamente ma tanto vicini per necessità e capacità residue. È un circo che vive di piccoli gadget donati autoprodotti in associazione, di animali ceduti per la piccolissima farm delle comunità, di bambole riciclate regalate alle donne malate di demenza senile, che così tornano per un attimo a vivere momenti felici passati, ancora vividi nei ricordi della memoria lunga rispetto al vissuto quotidiano, spazzato via dalle patologie istantaneamente.
«In questa comunità alloggio ci sono degli anziani che soffrono di demenza senile» ci spiega Federica Paolucci. «Sono persone che dimenticano l’attuale, hanno una fotografia del presente sbiadita, mentre hanno molta memoria lunga, ricordano immagini di quando erano giovani. È molto sviluppata, come terapia, quella di dare a queste donne delle bambole, bambole quasi vere, che sembrano dei veri e propri neonati, che fanno venire in mente a queste donne quando erano madri. E alleviano quella condizione di chiusura, di ermetica solitudine».
«Mettiamo le ragazze giovani disabili adulte insieme a queste donne, quasi centenarie, che giocano con la bambola, la vestono, la spogliano, aiutano le anziane ad accudirla come fosse una figlia», continua. «C’è un’anziana che alla bambola ha dato un nome, la veste e la spoglia, passa la giornata, che prima era lunga e senza il senso di viverla, e attraverso il gioco della bambola ha riscoperto la maternità. Questa bambola ha avuto l’efficacia di riportare indietro la sua mente, che non immagazzina più immagini nuove, e invece ricorda il passato. Le abbiamo affiancato una giovane disabile adulta che la aiuta».
Del Circomagico fanno parte anche dei laboratori di riciclo. «Ci sono dei mobiletti vecchi, e gli anziani li ripuliscono e li ristrutturano», spiega Nanina. «Il ragazzo mette del suo per quanto riguarda la manualità e la forza. C’è una valutazione iniziale delle capacità residue: una persona a medio-alto funzionamento ha più capacita nel fare queste operazioni, una persona a basso funzionamento lo destiniamo più alla parte della compagnia e dell’affettività».
Il Teatro imperfetto
Alla fine del Circomagico allora vediamo compiersi un grande miracolo, l’invecchiamento attivo di qualità di persone fragili. È merito di questi incontri, della capacità, da entrambe le parti, di donare e di ricevere prima che il tempo cancelli il tutto. «Abbiamo cominciato con un progetto pioneristico, in una comunità alloggio», spiega Federica Paolucci. «Abbiamo ripetuto l’operazione. E la cosa meravigliosa è che gli anziani richiedevano agli operatori socio-sanitari: “quando tornano i ragazzi?”». Abbiamo passato una giornata intera prima di Natale preparando gadget natalizi, siamo tornati da loro per qualche compleanno, e abbiamo visto questi anziani momenti di festa».
Ma la cosa più bella è che ora ci si prepara a trascorrere la primavera con sedute all’aperto e il progetto del Teatro imperfetto. «Lo abbiamo provato le prime volte circa sei anni fa», ricorda Nanina. «Avevamo un attore fantastico, un ragazzo autistico con problemi di peso: soffriva di un’obesità gravissima, ma aveva una capacita cognitiva molto alta. Abbiamo fatto prove per anni, era diventata la star dell’associazione, era un teatrante nato. Nel 2021 è deceduto per una serie di fattori. Noi abbiamo continuato».
«Secondo noi l’unicità, il fattore fantastico è proprio l’imperfezione di questo teatro», continua. «È eterogeneo, fatto di diversi attori: ognuno mette in campo ciò che sente. C’è quello più simpatico, quello più chiuso, quello più aperto e quello più capace. Formano un’orchestra teatrale, che cerchiamo di seguire da fuori: mettono su dei piccoli siparietti, che di tanto in tanto pubblichiamo sui social media. E ogni pubblicazione non scende sotto le tremila visualizzazioni. Si mascherano, usano cappelli e maschere che ci creiamo da soli, facciamo dei piccoli sketch. Stiamo allestendo un angolo dove riprodurre l’interno di una stanza, con un vecchio armadio anni Quaranta, e cominceremo a fare le prove».
La cosa bella è che il teatro sarà fatto all’aperto. «Vuoi mettere fare teatro all’aperto sotto piante di ulivo, con capre e galline intorno, e noi su sedie realizzate con i vecchi pellet, con maschere improvvisate fatte in economia?» ragiona Nanina. «A noi importa che quando vanno via gli utenti siano sorridenti, soddisfatti, sollevati. E che quando vanno via dicano: “quando tornate?”»
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