RIFINANZIATA LA MISSIONE IN LIBIA: LA DELUSIONE E LA RABBIA DELLE ONG
È caduto nel vuoto l’appello sottoscritto da oltre 100 associazioni che chiedevano di non rinnovare gli accordi, nel nome dei diritti umani
di Redazione
16 Luglio 2021
Questo articolo è di Eleonora Camilli ed è tratto da Redattore Sociale.
Rabbia, delusione e profondo sdegno. L’appello sottoscritto da oltre 100 organizzazioni della società civile, per chiedere lo stop al rifinanziamento della missione in Libia, è caduto nel vuoto. L’aula della Camera ha infatti approvato la risoluzione sulle missioni internazionali (438 sì). Ed ha bocciato invece il testo chiedeva lo stop della cooperazione con la Guardia costiera libica. «Non c’è stata nessuna attenzione per noi: tante organizzazioni, molto diverse tra loro ed espressione di mondi variegati, hanno chiesto di essere ascoltate dalla politica che invece va avanti per la sua strada», sottolinea Filippo Miraglia, responsabile Immigrazione di Arci. «A parte un piccolo drappello di volenterosi, il Parlamento ha deciso di voltare le spalle alla società civile».
Alle organizzazioni non piace neanche la posizione del Pd espressa dal segretario Enrico Letta, che chiede di far diventare il dossier Libia una questione europea. «Chiedere all’Europa di fare i respingimenti delegati al posto nostro non sposta di una virgola il cuore della questione. Se il Pd vuole davvero dimostrare di essere diverso, dovrebbe chiedere all’Ue di mettere in campo una missione di ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale», aggiunge Miraglia. Anche per Paolo Pezzati di Oxfam questa richiesta è solo fumo negli occhi: «la posizione di Letta non è risolutiva», afferma. «Chiudere ora la missione 48 e l’anno prossimo rifinziarla in veste diversa è una soluzione che non ci soddisfa, quello che chiediamo è di mettere sul tavolo una modifica reale della missione Irini, con compiti anche Sar (search and rescue, ndr)».
Contro la missione in Libia
La protesta delle associazioni è stata portata ieri in diverse piazze italiane. A Montecitorio i rappresentanti delle ong si sono coperti gli occhi con una benda, davanti al Parlamento, proprio a dimostrare l’incapacità della politica di vedere quanto accade in Libia. «Più che delusi siamo arrabbiati: rifinanziare le missioni in Libia significa riportare le persone nei centri dell’orrore da cui fuggono, significa esporli di nuovo ad abusi e violenze, significa calpestare i diritti umani», sottolinea Claudia Lodesani, presidente di Medici senza frontiere. Anche Oliviero Forti di Caritas italiana ricorda che nel 90 per cento dei casi chi è stato nelle carceri libiche ha subìto violenze e torture. «Col corridoio umanitario dal Niger ascoltiamo le storie di chi è stato nei centri: sono persone che vagano da anni nel Sahel e hanno passato di tutto», spiega. «Servono soluzioni immediate, evacuazioni e continuare a lavorare per il salvataggio in mare».
I parlamentari dissidenti
Tra i manifestanti anche diversi parlamentari che hanno deciso di votare no al rifinanziamento e questa mattina hanno presentato una risoluzione alternativa per chiudere la collaborazione con la Guardia Costiera libica. La risoluzione è firmata da: Palazzotto – primo firmatario – Bersani, Boldrini, Bruno Bossio, Cecconi, Conte, De Lorenzo, Dori, Ehm, Fassina, Fioramonti, Fornaro, Fratoianni, Fusacchia, Lattanzio, Lombardo, Magi, Muroni, Orfini, Pastorino, Pini, Pollastrini, Raciti, Rizzo Nervo, Sarli, Stumpo, Suriano, Termini, Timbro, Trizzino.
«Le sistematiche violazioni dei diritti umani a cui sono sottoposti migranti e rifugiati in Libia sono state oggetto di diversi report delle Nazioni Unite, delle principali organizzazioni umanitarie e di molte inchieste giornalistiche, affermano i parlamentari. Nei centri di detenzione gestiti dalle autorità libiche le persone subiscono violenze inaudite: vengono torturate, violentate, uccise o vendute come schiavi. Le collusioni, e spesso la sovrapposizione, tra la Guardia Costiera libica e le organizzazioni criminali che gestiscono il traffico di esseri umani sono state oggetto di diverse indagini anche della magistratura italiana. Continuare a sostenere direttamente e indirettamente la deportazione di uomini donne e bambini nei centri di detenzione in Libia, facendo finta che questa realtà non esista, configura nei fatti una violazione delle Convenzioni internazionali a tutela dei diritti umani. Non è sufficiente spostare la catena di comando dall’Italia all’Europa: mantenere in vita questo sistema di respingimento resta una violazione del diritto internazionale, che mina alle fondamenta la nostra civiltà giuridica. Riteniamo che una così grave crisi umanitaria richieda politiche che non mirino al contenimento di persone che fuggono da una condizione disperata, ma al contrario un intervento deciso che includa il ripristino del soccorso in mare con una missione europea sul modello di Mare Nostrum, un piano europeo di evacuazione dei centri di detenzione libici e l’apertura di corridoi umanitari stabili per permettere a chi si trova in Libia di fuggire da quell’inferno», conclude la nota congiunta. «Per questo oggi voteremo contro il rifinanziamento della missione bilaterale di supporto alla Guardia Costiera libica, convinti che sia nostro dovere opporsi ad una così grave violazione dei diritti umani che avviene a poche miglia dalle nostre coste».