BOBBA: I CSV APRANO LE PORTE, MA RESTINO AL VOLONTARIATO

Continua il dibattito sulla riforma del Terzo settore e sui Centri di Servizio per il volontariato

di Redazione

Continua il dibattito sulla riforma del Terzo Settore e sugli emendamenti proposti al Senato. Sabato 30 gennaio si è svolta l’Assemblea dei soci di Csvnet, il coordinamento nazionale dei Centri di servizio, nella quale è intervenuto l’onorevole Luigi Bobba, Sottosegretario al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Riportiamo il comunicato di Csvnet.

La governance al volontariato, ma democratica

«I CSV sono una rete indispensabile per lo sviluppo del volontariato in Italia e non vedo perché il legislatore debba volerla bloccare». L’onorevole Bobba, rispondendo all’intervento di apertura del Presidente di Csvnet Stefano Tabò, incentrato sugli aspetti del disegno di legge per la riforma del Terzo Settore, in discussione in Parlamento, riguardanti il futuro del sistema, ha sottolineato il ruolo chiave dei Centri di Servizio per il Volontariato, quali «agenti di sviluppo che promuovono l’azione volontaria» e dove «i servizi erogati sono gli strumenti attraverso cui agiscono».
Riforma del Terzo SettoreIl Sottosegretario si è poi soffermato su alcuni punti critici della riforma, rassicurando l’Assemblea sul principio che «la governance dei Csv deve rimanere in capo alle organizzazioni di volontariato, che devono rappresentarne la maggioranza». Ma il governo di queste strutture, ha precisato Bobba, «deve avvenire in forma democratica e sempre di più secondo il principio della “porta aperta”, prevedendo cioè l’ingresso di altre forme associative del Terzo Settore al di fuori del volontariato puro, per poter così rivolgere la propria azione al più ampio e complesso insieme dei volontari operanti in Italia. Questo non significa perdere la propria specificità, ma investirla in un campo più largo».

I nuovi volontariati

L’onorevole Bobba è inoltre intervenuto sulle prospettive future e sui nuovi compiti che i CSV potrebbero assumere. «Secondo l’Istat in Italia abbiamo circa 5 milioni di persone che fanno volontariato in forma associata, ma anche quasi 3 milioni che fanno volontariato individualmente e le reti come quella dei Csv sono in grado di intercettare questi volontari e valorizzare la loro azione. Questo», ha detto Bobba, «è un elemento da tenere in gran conto dai Csv, così come il Servizio Civile, considerato l’investimento che il Governo ha fatto su di esso».
Un altro fronte su cui, secondo il Sottosegretario, dovrebbe orientarsi il sistema dei Centri di Servizio per il Volontariato in futuro è quello aperto dal progetto “Diamoci una mano” che è stato rifinanziato nella legge di Stabilità. “Diamoci una mano” è un’iniziativa del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, secondo cui le persone che ricevono un sostegno al reddito o sono titolari di una forma di protezione (inclusi richiedenti asilo e detenuti) possono essere invitate a rendersi disponibili per attività di volontariato in favore della propria comunità, attraverso progetti di associazioni in collaborazione con gli enti locali. Proprio alla vigilia dell’Assemblea dei soci il Presidente Tabò aveva infatti incontrato in proposito il Ministro Giuliano Poletti, il quale ha invitato la rete dei CSV ad un maggiore e più mirato coinvolgimento in questo progetto.

Il problema delle risorse

«Auspichiamo da tempo la riforma del Terzo Settore, data la necessità di rivedere un impianto giuridico che non risponde più ad una condizione ormai evoluta del sistema dei Csv», ha replicato il Presidente Tabò. «Gli elementi della legge su cui vorremmo una maggiore incisività riguardano la salvaguardia del radicamento territoriale dei Csv, che rappresenta una caratteristica identitaria della nostra esperienza. Vorremmo inoltre che l’impianto normativo ci aiutasse ad essere sistema. Strumenti tecnici, progetti ma anche valori e prospettive: sono queste le componenti che dovrebbero far parte del futuro della nostra rete affinché i Csv non si riducano a sportelli erogativi».
Molto discusso nell’Assemblea anche il tema delle risorse per il funzionamento dei Csv, provenienti dalle fondazioni di origine bancaria, che ogni anno destinano un quindicesimo dei loro proventi a questo sistema, secondo quanto stabilito dalla legge 266/1991.
In base a un accordo nazionale tra Acri (Associazione di Fondazioni e di Casse di Risparmio) e volontariato, queste risorse devono essere ripartite in modo equo tra tutte le regioni e non solo in base ai territori in cui le fondazioni operano direttamente. I Csv lamentano il fatto che, sia sull’ammontare delle risorse per il 2017, sia per la conferma della loro distribuzione regionale, vi è oggi una grande incertezza che mette in difficoltà la loro capacità di programmazione. «Chiedo all’onorevole Bobba», ha detto Tabò, «un aiuto per superare la logica dei favori e del vassallaggio, una logica medievale dove i singoli territori devono rispondere a condizionamenti locali nonostante esistano regole comuni e valide per tutto il Paese».
L’assemblea è stata anche occasione per avviare l’ultima fase, che porterà CSVnet alla modifica del proprio Statuto entro alcuni mesi, anche attraverso un confronto nei territori e a consolidare la propria autoriforma.

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