MI SENTO ITALIANO, PERCIÒ CHIEDO LA RIFORMA DELLA CITTADINANZA

La discussione della legge al Senato viene continuamente rimandata. E così i nuovi cittadini restano senza diritti

di Maria Enrica Braga

A che punto è la riforma della cittadinanza in Italia? Per capire meglio e più da vicino, abbiamo intervistato Youness Warhou, uno studente di 22 anni di ingegneria gestionale a Reggio Emilia, di origine marocchina, consigliere del Centro Interculturale Mondinsieme (una fondazione che dal 2001 lavora per favorire il dialogo interculturale). Youness vive in Italia dal 2009, da quando aveva 14 anni, arrivato dal Marocco per ricongiungimento familiare.

riforma della cittadinanza Dal 2011 collabora alla campagna “L’Italia sono anch’io”, che tra il 2011 e il 2012 ha raccolto più di 200mila firme su due proposte di legge di iniziativa popolare, sulla riforma della cittadinanza e il riconoscimento del diritto di voto amministrativo dei cittadini stranieri. Oggi è uno dei portavoce del movimento “Italiani senza cittadinanza”, nato dalla mobilitazione del 13 ottobre 2016 in diverse piazze italiane, organizzata dai giovani italiani senza cittadinanza, per richiedere a gran voce la discussione al Senato nella Commissione Affari Costituzionali, di cui è relatrice la senatrice Lo Moro del PD, della proposta di riforma della legge sulla cittadinanza n.91/92, già approvata dalla Camera il 13 ottobre 2015.

Senza cittadinanza, ma italiani

La campagna Siamo gli #Italianisenzacittadinanza, chiede quindi che lo Stato italiano riconosca “figli e figlie invisibili” del nostro Paese. Infatti dopo più di un anno è tutto fermo e la discussione ed approvazione al Senato della riforma della legge sulla cittadinanza slitta continuamente di data nelle agende della politica italiana.

riforma della cittadinanza Già dalla tarda adolescenza Youness ha iniziato ad interessarsi, soprattutto attraverso la rete, alla questione della riforma della cittadinanza per le nuove generazioni attraverso Facebook, blog, e gruppi di discussione online. Così ha scoperto come in rete esistesse già una vera e propria comunità di ragazzi, che si trovavano nella stessa situazione al compimento del 18° anno di età.  Infatti ci racconta che «solo a Reggio Emilia il 20% di ragazzi nelle scuole sono di origine migratoria: immaginate in tutta Italia di quali numeri parliamo».

Cittadini di serie B

Aderire alla campagna “L’italia sono anch’io”, per la richiesta della riforma della legge sulla cittadinanza e  successivamente alla mobilitazione “Italiani senza cittadinanza”, per lui e per tanti altri ragazzi come lui è diventata una priorità non tanto per una questione politica, ma «perché  riguarda la nostra vita quotidiana, che si vede continuamente privata di diritti. Siamo trattati come cittadini di serie b, infatti, compiuti i 18 anni ed al massimo fino al 19° anno di età, possiamo chiedere la cittadinanza, con non pochi ostacoli e difficoltà anche legate al percorso migratorio dei nostri genitori, e senza avere la sicurezza che ci venga data.

riforma della cittadinanza Quindi da quel momento diventiamo stranieri con permesso di soggiorno, siamo obbligati ad andare a rinnovare il permesso di soggiorno ogni due anni, e se per qualche motivo non viene rinnovato possiamo corre il rischio di essere rimandati nei nostri Paesi d’origine. Non possiamo votare, non possiamo accedere al programma Erasmus  e non possiamo uscire dall’Italia per più di tre mesi, non abbiamo lo stesso diritto di accesso al sistema di welfare del nostro Paese. Anche se  oggi io capisco  e mi interesso molto di più della situazione sociale, culturale e la politica italiana che di quella del mio paese di origine, comunque mi ritrovo in una situazione in cui questo Paese non mi riconosce suo cittadino. Questo vale ancora di più per chi è nato in Italia, come mio fratello di 7 anni, che non viene riconosciuto nemmeno dal proprio Paese di origine». Questi ragazzi in alcuni casi si ritrovano quindi da un giorno all’altro stranieri nel loro Paese.

Il suolo e la cultura nella riforma della cittadinanza

Gli chiediamo cosa ne pensa della proposta di riforma di legge 91/92 e lui ci spiega che «La legge attuale non è la proposta di legge di iniziativa popolare portata in Parlamento grazie alla campagna “L’italia sono anch’io”, ma è frutto di una mediazione politica.

Non è uno ius soli puro, per cui se nasci in un Paese ne sei automaticamente cittadino, ma contiene all’interno un percorso di integrazione vero, dato dalla richiesta del percorso scolastico e culturale con lo ius culture. Comunque anche lo ius soli deve avere come requisito una permanenza di lungo periodo dei genitori in Italia. Inoltre la cittadinanza non è automaticamente riconosciuta, ma deve essere richiesta.

riforma della cittadinanza A parte la questione della richiesta reddituale, mi sembra una legge giusta. Non è perfetta, ma è un inizio importante di cambiamento per la nostra società. È inoltre una legge che costerebbe pochissimo allo stato italiano.

Ma i politici italiani sembra non abbiano il coraggio di approvarla, sono spaventati dalla questione migratoria e terroristica, che però non c’entra assolutamente niente con noi. Le persone ed i cittadini non sono informate realmente sulla questione, che nella sua specificità riguarda la vita  quotidiana di un milione e duecentomila giovani. Io quando chiedo il diritto di cittadinanza lo chiedo perché già mi sento cittadino italiano».

La campagna via Facebook

Con la mobilitazione di “Italiani senza cittadinanza”, per questi ragazzi è arrivato il momento delle risposte e la rivendicazione politica, oltre che della sensibilizzazione culturale. Infatti dopo la grande risposta delle piazze del 13 ottobre 2016, hanno deciso di inviare delle lettere di udienza a diversi senatori e la prima risposta è arrivata dal presidente del senato Grasso, che li ha accolti per ascoltare e cercare di capire le motivazioni della rabbia di una seconda generazione ormai di adulti, con una vita radicata in Italia.

Ci ha raccontato Youness che «Il presidente Grasso ci ha detto che avrebbe dato risposte politiche dopo il referendum del 4 dicembre, ma ad oggi non è cambiato nulla. Quindi abbiamo deciso di far partire una campagna mediatica forte attraverso Facebook, cambiando l’immagine del profilo di tutti i ragazzi che non possono ancora oggi votare e partecipare alla vita democratica del paese. Abbiamo creato brevi cartoline-immagine, in cui abbiamo raccolto e raccontato le nostre storie. La campagna sta avendo molto successo».

riforma della cittadinanza In effetti la campagna per la riforma della cittadinanza sta ricevendo molte adesioni sia da singoli cittadini che associazioni e personaggi pubblici, che esprimono la loro solidarietà e la volontà che la legge sia presto approvata.

Ovviamente tutto quello che suscita grande riscontro popolare e mediatico, immediatamente alimenta le paure e le contro-campagne che allertano sul pericolo della cittadinanza alle seconde generazioni.  Infatti Youness spiega che «molte sono le accuse politiche e di speculazione nei confronti delle nostre campagne, da parte di alcuni cittadini ed anche esponenti politici, ma in realtà parlano con una grossa ignoranza di base, rispetto alla proposta di legge che, ripeto, non prevede l’immediata cittadinanza per ius soli come in altri Paesi europei, ma attraverso un percorso di integrazione molto più complesso».

È emblematica la sua descrizione quando ci dice «Io sento una doppia identità quotidiana, la mattina mi sveglio e bevo il caffè italiano ed il pomeriggio prendo il tè marocchino. Più culture vivono quotidianamente dentro di noi, non siamo cittadini autoctoni ma pluriculturali».

Tutte le foto di questa pagine sono tratte dalla pagina Facebook “Italiani senza cittadinanza”.

MI SENTO ITALIANO, PERCIÒ CHIEDO LA RIFORMA DELLA CITTADINANZA

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