RIMPATRIO ASSISTITO: UNA TAPPA IMPORTANTE DELL’ACCOGLIENZA
Back to the Future aiuta il migrante che ne fa richiesta a tornare nel paese d'origine. Chi torna diventa così volano di sviluppo per la sua terra
25 Ottobre 2016
Gestito da GUS – Gruppo Umana Solidarietà Guido Puletti e finanziato dal Fondo Asilo, Migrazione e Integrazione 2014-2020, Back to the future è stato presentato all’Istituto della Enciclopedia italiana.
Vuole essere uno strumento in più per i cittadini stranieri che hanno concluso il progetto migratorio o hanno terminato quello dell’accoglienza, ma «non deve essere vista come un fallimento», dice il coordinatore del progetto Salvatore Ippolito. «Un ritorno nel Paese di origine vuol dire che si è risolto il problema. Il ritorno può essere visto come la fase più importante del processo».
«Il rimpatrio arriva al culmine di un ragionamento di lungo respiro che abbiamo fatto insieme ad altre Ong e che va a completare l’accoglienza. Perché nell’accoglienza deve essere prevista anche l’opzione del rimpatrio», ha spiegato Giovanni Lattanzi, coordinatore nazionale del Gus, Gruppo Umana Solidarietà, capofila del progetto.
«Il Primo Municipio ha partecipato con piacere e convinzione alla definizione di questa giornata di informazione», ha affermato Emiliano Monteverde, Assessore alle politiche sociali e servizi alla persona del Municipio Roma Centro . «Crediamo che i progetti di rimpatrio assistito siano uno strumento innovativo ed efficace per dare un futuro a chi ritorna, come efficacemente riassume il titolo Back to the future. Contribuire alla diffusione della conoscenza di questa opportunità informando associazioni, comitati, parrocchie, cooperative, singoli cittadini è il modo con il quale vogliamo contribuire alla riuscita del progetto che più verrà conosciuto più sarà una occasione per tanti», continua l’assessore. «Ritengo che conoscere i criteri di questo importante progetto possa essere utile affinché ognuno sappia a chi rivolgersi per aiutare cittadini stranieri con cui sia in contatto che decidano volontariamente di fare ritorno al proprio Paese d’origine». «Dobbiamo cambiare l’idea delle migrazioni: ancora oggi facciamo delle distinzioni sulle motivazioni alla base della mobilità, ma non ci possono essere distinzioni perché le persone si stanno muovendo sempre di più e il rimpatrio volontario deve essere visto come una fiammella di intelligenza e lungimiranza rispetto alla mobilità reale», sostiene il Prefetto Riccardo Compagnucci. «Concentriamoci sul perché il migrante è qui, piuttosto che sul perché è venuto qui».
Le 4 fasi del progetto di rimpatrio assistito
A Back to the future possono partecipare i cittadini stranieri di tutte le nazionalità che si trovano in Italia e decidono di tornare volontariamente nel loro paese d’origine; sono esclusi i cittadini membri degli Stati dell’Unione Europea.
Il programma si sviluppa in quattro fasi: lo scambio di informazioni, il colloquio e la valutazione del caso da parte dell’operatore, l’elaborazione di un piano personalizzato di reintegrazione (che tiene conto delle capacità e delle aspettative del migrante), e l’accompagnamento nella realizzazione del piano nel proprio paese. Il migrante è sostenuto con l’erogazione di beni e servizi, può beneficiare di una nuova opportunità per ripartire con una nuova progettualità di vita; per favorire un ritorno efficace e sostenibile è garantita un’assistenza per sei mesi dalla data di rientro nell’attuazione del PIR (Piano Individuale di Reintegro).
Il Gus lavorerà insieme a comuni e associazioni di migranti, con il supporto dei partner del progetto: Ricerca e Cooperazione, Movimento per l’Autosviluppo l’Interscambio e la Solidarietà (Maìs), Cocis e Re.Te. L’obiettivo è quello di far diventare una consuetudine il rimpatrio e far diventare i migranti volano di sviluppo nella loro terra. Il Gruppo Umana Solidarietà si occupa da anni di Cooperazione e sviluppo, anche di accoglienza di migranti e richiedenti protezione internazionale. «Ci chiediamo spesso come far convivere queste due esperienze», spiega il coordinatore Lattanzi, «il progetto del rimpatrio ci dà l’occasione per integrare la cooperazione e l’accoglienza. Anche perché nel tempo ci siamo accorti di un cambiamento del flusso migratorio, che vede l’Italia come un paese di passaggio veloce, che accoglie e che deve dare, quindi, l’opportunità di ritornare nel Paese di origine».
Per accedere al servizio di rimpatrio assistito si può mandare una mail a rimpatri@gus-italia.org o telefonare, dal lunedì al venerdì dalle 9.00 alle 13.00 al numero +39 371 112491.