ROMA. CONTINUA LA RACCOLTA PER LE FAMIGLIE AFGHANE RIFUGIATE
Molto disponibili le associazioni e generosi i cittadini, ma c'è ancora bisogno di aiuto.
di Redazione
06 Settembre 2021
Dal 26 agosto, nella sede della Casa del Municipio Roma I in Via Galilei, dove si trova anche una Casa del Volontariato di CSV Lazio, si raccolgono vestiti, giocattoli, pannolini per le famiglie Afghane accolte dalla Regione Lazio a Roma (ora servono soprattutto intimo e vestiti per adolescenti e adulti).
Attualmente i profughi sono circa 1.200 e stanno vivendo la quarantena in sette diversi Covid-Hotel, dove grazie alla collaborazione delle Asl sono stati vaccinati. Nella Casa del Volontariato le operatrici di CSV Lazio, insieme ai volontari che hanno dato la loro disponibilità, svolgono un duplice lavoro. Quello più visibile «è la raccolta delle donazioni dei singoli, delle associazioni e delle reti associative», spiega Maria Enrica Braga. «Smistiamo e dividiamo per tipologia (bambini, ragazzi, adulti, maschi, femmine, tipo di indumenti eccetera…) per poi distribuire in base alle richieste che ci arrivano dai centri di accoglienza». Di ciò che è stato donato, nulla andrà perduto.
L’importanza di fare rete
Il lavoro meno visibile, ma altrettanto importante, «è quello di raccordo con il Forum del Terzo Settore, con le associazioni e, nei primi giorni, per l’attivazione di altre reti associative. Per esempio, si sono resi disponibili i circoli Arci, Akkittate, ANPAS, La Rete delle Donne Bosniache e dell’Est Europa. Senza di loro, ben poco avremmo potuto fare. Arci Roma, in particolare, si sta occupando del trasporto e Arci Ragazzi ha attivato un banchetto fisso di raccolta durante il festival La città in Tasca. Molte altre associazioni hanno intrapreso iniziative specifiche: Folletti Odv, che si occupa di bambini in ospedalizzati, ha fatto una raccolta ad hoc. L’associazione Pisacane 099, composta dai genitori dell’istituto scolastico del Pigneto, han raccolto biciclette e palloni. La tana dei cuccioli ha donato latte in polvere. Anche la Protezione civile si occupa di trasporto e i volontari di AEOPC FAVL sono venuti fin da Viterbo per portare donazioni… E ce ne sono tante altre che tutti i giorni continuano a contribuire attraverso raccolte dedicate all’emergenza. Poi, c’è il rapporto con le strutture di accoglienza: tutti i giorni sentiamo mediatori ed educatori per sapere di cosa c’è bisogno, quali sono le urgenze, i bisogni speciali… Quindi c’è tutto un lavoro di rete, indispensabile per affrontare l’emergenza.»
Non solo le associazioni, ma anche le singole persone hanno risposto con generosità, nonostante le difficoltà create dal fatto che, per le misure di prevenzione del Covid 19, tutto ciò che si dona deve essere nuovo, e quindi bisogna comperarlo apposta. Niente usato, dunque, o comunque cose che si trovavano già in casa. «Nei primi giorni venivano soprattutto le persone del quartiere», spiega Fatima Neimarlija, «ma ci sono state anche persone che hanno mandato pacchi con Amazon o con altri operatori di commercio on line». Insomma, ognuno ha cercato soluzioni anche organizzative, e sono arrivate donazioni da negozi di abbigliamento per bambini, farmacie, negozi di scarpe…
La generosità e le storie
«Mi ha colpito la solidarietà spontanea, veramente tanta», racconta Maria Topputo. «Venivamo da un anno e mezzo di emergenza sanitaria ed economica che ci ha coinvolto tutti e vedere tante persone disposte ad andare in negozio, comperare cose nuove, portarcele… non era scontato».
Il punto di raccolta si trova nel quartiere Esquilino ed ha suscitato curiosità e interesse anche al di là dei motivi specifici per cui è nato. «Un po’ per il quartiere, un po’ per la situazione, abbiamo visto di tutto», continua Maria. «Una signora un po’ mattacchiona è venuta a portare le cose che aveva comperato e si è fermata mezz’ora con noi in sede, sentendosi accolta come se fosse a casa sua. Altri sono arrivati con le cose da donare, ma arrabbiati perché qui non si trova posteggio. E poi, in tutto questo periodo siamo stati accompagnati dalle persone in condizione di povertà, che andavano in una sede qui vicina a prendere i buoni pasto: guardavano dentro, si fermavano a chiedere… Ma queste sono donazioni per la famiglie afghane, non possiamo dirottarle».
Fata racconta di essere rimasta colpita dalla storia «di due famiglie tedesche di origine afghana, che aspettavano che i loro parenti li raggiungessero in Germania. Una era una giovane sposa che aspettava il marito, che ora è in una delle nostre strutture. Sono venuti in Italia per incontrare i parenti, ma pur essendo in contatto con loro nei centri di accoglienza, non hanno potuto entrare, perché gli ospiti sono in quarantena, quindi sono venuti da noi, per lasciare almeno la valigia da dare al marito».
Cosa serve adesso
È vero che i cittadini sono stati generosi, ma è vero anche che a volte la generosità non ha tenuto conto delle esigenze reali e di quelle culturali di queste persone.
Alcune donazioni sono in un ceto senso “culturalmente inappropriate”, come se, sull’inda delle emozioni, ognuno immaginasse i destinatari a propria immagine e somiglianza, come se fossero fatte a propria immagine e somiglianza. Così, ad esempio, nonostante fossero stati chiesti foulard e sciarpe, perché le donne portano il capo coperto, non ne sono arrivati. Sono invece arrivati per i bambini giochi di guerra, che è meglio evitare. Sono inoltre arrivati molti vestiti per bambini, niente per adolescenti. Per questo le operatrici hanno comperato camicie un po’ larghe e pantaloni lunghi, perché, spiega Maria, «queste persone, anche quando si vestono all’occidentale, stanno attente a non scoprirsi troppo e ad essere sobrie. Si sentono più sicure, in un certo senso. Minigonne e magliette con i brillantini non vanno bene per le ragazzine».
Purtroppo, negli ultimi giorni le donazioni stanno calando e così la disponibilità a fare volontariato, osserva Maria: «man mano che cala l’attenzione mediatica, cala anche la spinta a donare, invece c’è ancora bisogno». Per questo ricordiamo che il punto di raccolta donazioni di materiale ludico‚ biancheria e vestiti (soprattutto, come abbiamo detto, per adolescenti e adulti e tutto esclusivamente nuovo per motivi sanitari) si trova presso la Casa del Municipio Roma I Centro in Via Galilei 53, aperta dalle 9:00 alle 18:00 tutti i giorni. Per informazioni: 348.7137975.
Leggi anche: AFGHANI ARRIVATI A ROMA: APPELLO PER UN NUOVO MODELLO DI ACCOGLIENZA (retisolidali.it)
2 risposte a “ROMA. CONTINUA LA RACCOLTA PER LE FAMIGLIE AFGHANE RIFUGIATE”
Sicuramente è giusto..ma tutto nuovo è difficile..c è gente come me pensionata e regalare cose che bisogna comprare rimane difficile
Dici bene.
E poi è un peccato non poter portare le cose, spesso nuove o quasi, che riempiono gli armadi di casa.
Mi sembra difficile che il virus si propaghi con gli oggetti. Semmai con il contatto con il donatore, anche se porta cose nuove. Ma non sono un’esperta.