ROMA. DALL’INFERNO ALLA RINASCITA DEL PARCO DI CENTOCELLE E DEL PRATONE
L'assemblea pubblica organizzata dopo il rogo che ha colpito la comunità di Torre Spaccata. Don Stefano Cascio: «Chiediamo la delocalizzazione degli autodemolitori, la bonifica del Parco archeologico Centocelle e del Parco del Pratone: è un’esigenza di salubrità pubblica»
21 Luglio 2022
In un post pieno di amarezza pubblicato nei giorni scorsi sul suo profilo Facebook, don Stefano Cascio, parroco a San Bonaventura, in prima linea con una rete di associazioni e realtà territoriali impegnate da anni per la salvaguardia delle aree verdi e per la bonifica di oltre 20 postazioni di autodemolitori, denunciava la situazione della comunità di Torre Spaccata. Nel tardo pomeriggio di domenica 17 luglio, a 8 giorni dal rogo divampato nella zona provocando dense nubi di fumo cariche di diossina, all’assemblea pubblica Dall’inferno alla rinascita del Parco di Centocelle e del Pratone si sono ritrovati nel piazzale antistante alla parrocchia decine di membri del Parco delle Ville Romane – Comitato Pratone di Torre Spaccata, Comitato di Quartiere Torre Spaccata, Comitato dei genitori A.M.I.COM (Istituto Montinaro), Comunità Parco pubblico di Centocelle che ha denunciato: «Se nel Parco di Centocelle sono previsti interventi prossimi di bonifica, almeno annunciati, per il Pratone di Torre Spaccata la minaccia di una riduzione della quota a verde si fa sempre più consistente nonostante siano stati individuati siti alternativi ove realizzare i nuovi studios di Cinecittà previsti nella proposta in mano alla giunta comunale. Una comunità sana è quella che non ha timore di confrontarsi, di lottare per vivere in un ambiente salubre, dignitoso nel quale il verde è ancora protagonista. Domenica l’abbiamo vista in carne e ossa».
«Sono anni che il fuoco brucia d’estate il nostro Pratone, che non possiamo accedere al Parco archeologico di Centocelle, ma soprattutto sono anni che i diritti dei cittadini non vengono rispettati. Il dramma che ora viviamo era prevedibile. Sono anni che comitati, associazioni, e ora la rete territoriale che abbiamo creato, chiedono rispetto. Con spirito collaborativo e competenza alcuni di noi non solo come professionisti ma come abitanti s’informano, raccolgono prove, aggiornano archivi, seguono tavoli di lavoro e sono più preparati delle nostre amministrazioni. Da anni cerchiamo di allertare sul pericolo di avere autodemolitori vicini alle abitazioni e chiediamo la bonifica del Parco del Pratone», ha elencato don Cascio. «Sono anni che chiediamo una modifica del Piano regolatore del secolo scorso. Negli ultimi 20 anni le città europee sono radicalmente cambiate, al passo con i tempi. La Roma di oggi non è per niente degna della sua storia, una città dove la cultura si trova in tutti gli angoli, anche in periferia. Dopo anni d’inerzia, in questi giorni abbiamo visto una mobilitazione di Regione, Comune, Municipi: perché si è dovuto aspettare un dramma? Noi siamo qui oggi per ribadire che la parola dei cittadini è importante, che i nostri amministratori non possono rimanere sordi a questa voce», ha osservato. «Oggi crediamo che da questo dramma una rinascita è possibile per l’intero quadrante. Chiediamo la delocalizzazione degli autodemolitori, la bonifica del Parco archeologico Centocelle e del Parco del Pratone: è un’esigenza di salubrità pubblica».
Una lettera aperta alla città
Come rappresentante delle istituzioni, era presente Francesco Laddaga, presidente VII Municipio. Fra gli interventi, anche quello del parroco di Regina Mundi padre Francesco Sciarelli.
Il Forum per la riqualificazione del Parco di Centocelle, insieme e per conto di tutte le realtà civiche che rappresenta, ha reso nota una Lettera aperta alla città: «A pochi giorni dalla tragedia, i rifiuti stratificati in decenni di incuria continuano a bruciare nella buca del Pratone e in alcune aree del Parco archeologico Centocelle, il fumo continua a investire le case e noi siamo costretti a sigillare porte e finestre nonostante l’anomala canicola estiva, per evitare l’odore acre degli inquinanti presenti nell’aria». Da troppo tempo i cittadini rappresentati dal Forum «chiedono alle istituzioni ciò che gli spetta di diritto, di poter fruire del Parco di Centocelle, che doveva essere la “piazza” dei quartieri Don Bosco, Torre Spaccata e Centocelle, mentre oggi è una bomba ad orologeria fatta di rifiuti interrati e attività inquinanti, pronta ad esplodere ogni estate, quando anche il più piccolo degli incendi che in un’area verde recuperata, adeguatamente rimboschita e manutenuta potrebbe essere circoscritto, assume le orrifiche sembianze del disastro ambientale».
La lettera prosegue: «Ci vediamo obbligati a ribadire che disastri come l’incendio del 9 luglio si ripeteranno con sempre maggiore frequenza e sempre più diffusamente, a causa delle condizioni in cui versa tutto il territorio romano, combinate con le conseguenze del cambiamento climatico. Anche per questo motivo non chiediamo soltanto di rispondere all’emergenza in un’area specifica, ma pretendiamo che tutti insieme si sollevi lo sguardo e le politiche verso il traguardo della realizzazione dell’intera rete ecologica di questa città, a partire da quella del suo quadrante orientale che definiamo “Corona verde di Roma Est”, caratterizzata com’è da un enorme gap tra il formidabile potenziale e l’incredibile stato di degrado in cui versa». E denuncia: «Sappiamo però chi ne ha pagato e chi ne sta pagando le spese nel frattempo: gli abitanti dei quartieri limitrofi che respirano diossine e PCB oltre i limiti previsti dalle norme; i Vigili del Fuoco che hanno rischiato la vita, coprendo turni massacranti per sottostazione organica lavorando nella carenza di idranti e strumentazione adeguata, più volte denunciata; i cani che vivevano presso gli autodemolitori morti bruciati vivi, intossicati o colpiti dalle numerose esplosioni generatesi; la fauna del pratone, come le volpi riprese in numerosi video mentre fuggono per scampare alle fiamme, vittime innocenti e invisibili di un disastro che poteva essere evitato».