ROMA. LA BIBLIOTECA DEL CINEMA: UN’AGORÀ DI FORMAZIONE COLLETTIVA
Nata nel III Municipio grazie a un lascito di Francesco Troiano, diventerà un luogo di partecipazione e formazione per i cittadini del territorio. Intervista con Christian Raimo
16 Marzo 2021
Una Biblioteca del Cinema è appena nata nel cuore del III Municipio, a Piazza Sempione, nel quartiere di Città Giardino. È il lascito di Francesco Troiano, critico cinematografico de “L’Espresso”, scomparso nel 2017. È stato il padre di Troiano a donare quello che è un vero e proprio tesoro, una collezione ricchissima di dvd e libri. La biblioteca, che diventerà un punto di riferimento culturale per il quartiere e il Municipio, è stata di recente inaugurata dal presidente del Municipio Giovanni Caudo e dall’assessore alla Cultura Christian Raimo.
«Francesco Troiano è morto di infarto nel 2017», racconta l’assessore. «E non aveva una famiglia, non aveva figli. Il padre ha voluto in qualche modo dare conto di questa eredità culturale, e ci ha invitato a casa. Quella casa era il sogno di qualunque persona che vuole conoscere la storia del cinema e della cultura contemporanea». «Dall’altra parte abbiamo pensato come questa cosa potesse essere valorizzata», continua Raimo. «C’era un fondo di valore e abbiamo pensato subito di aprire un luogo di studio e una biblioteca». Parliamo di una selezione ricchissima a livello culturale, «Come la collezione di dvd di Raro Video, immensa, dedicata al cinema d’autore», racconta Raimo. «È chiaro che è un patrimonio importante, perché non è a disposizione delle piattaforme ed è molto difficile da trovare. C’è una grande qualità della selezione anche per quanto riguarda l’arte libraria. E c’è anche un fondo di letteratura contemporanea».
La Biblioteca del Cinema
I locali di Piazza Sempione saranno aperti al pubblico e accessibili dal piano terra. Proprio come ai tempi in cui fu costruito l’edificio, dove era presente un mercato. È un invito ai cittadini del territorio ad entrare e a vivere questi spazi. «L’idea che da subito ho condiviso con la giunta è che il palazzo di Piazza Sempione non fosse soltanto un luogo di amministrazione, ma fosse un posto aperto il più possibile alla cittadinanza», racconta Christian Raimo.
«Noi abbiamo fatto molti incontri nella sala consiliare, incontri di storia, di politica, di formazione, di dibattito». A causa dell’attuale situazione sanitaria ora l’acceso è limitato e solo su appuntamento, ma è uno spazio che nasce per essere vissuto dalla collettività. «Alcuni spazi sono stati ristrutturati di recente, c’erano degli archivi del Municipio», spiega Raimo. «La mia idea era di fare, al pian terreno, una biblioteca, un urban center, ci sono altri consiglieri che vorrebbero realizzare un’aula studio, c’è un centro antiviolenze».
La nuova biblioteca intitolata a Francesco Troiano è davvero uno spazio multifunzionale, una mediateca. «Immagino che le persone anziane, che la mattina vanno a fare la spesa, possano incontrarsi qui invece che al bar, andandosi a vedere un film insieme. O i bambini, in un giorno di pioggia, possano passare qui il pomeriggio, a vedere un film. Due adolescenti potrebbero prenotare un film la domenica mattina. Mi piacerebbe che ci fossero dei cicli, anche coinvolgendo dei critici».
Cosa vuol dire partecipazione
La nuova Biblioteca del Cinema sarà un luogo di confronto e di partecipazione per la comunità. Che nasce in un territorio molto fertile da questo punto di vista. Cos’è che contraddistingue i cittadini di questo Municipio? «Di fatto penso che ci sia un desiderio di partecipazione», risponde l’assessore. «Partecipazione è una parola molto ambigua. A volte vuol dire ingerenza, vuol dire populismo, retorica dell’uno vale uno, sabotaggio di processi decisionali. Ma io credo che partecipazione sia una parola molto bella, se pensata come protagonismo delle persone che in genere non fanno politica e non sono rappresentate. Penso ai subalterni in senso gramsciano. Un esempio plateale qui a Roma sono i senzatetto, le persone che vivono nei campi rom, persone che vivono in prigione, quelle senza residenza. Penso che almeno delle forme di rappresentanza per queste persone servano. E dall’altra parte penso che le persone che fanno politica siano sempre meno. Invece bisogna cercare non soltanto elettori, ma militanti, attivisti. Bisogna cercare delle persone che provino a moltiplicare l’impegno dei pochi che hanno deciso di fare politica. Come dice l’Articolo 3 della Costituzione, è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana e la partecipazione alla cosa pubblica e quindi rimuovere quegli ostacoli che impediscono la partecipazione. Dobbiamo fare di tutto per dare protagonismo a chi non ha voce. Gli studenti, i poveri, le famiglie a medio basso reddito, gli stranieri, chi è ghettizzato».
Investire in formazione
Proprio durante l’inaugurazione della Biblioteca del Cinema, Christian Raimo aveva parlato della biblioteca come di un luogo dove si può studiare o venire per leggere e avere delle idee per la città. È proprio quest’ultimo aspetto ad essere interessante. “Io faccio politica in Municipio da due anni e mezzo, ma faccio politica da quando ho 18 anni” riflette Raimo. “Una delle cose che ho visto accadere è la riduzione esponenziale della cultura politica. Molto spesso le persone che fanno politica sono persone che non hanno cultura politica. In questo momento in municipio stiamo parlando di telecamere di sorveglianza, e io cerco di stare aggiornato, leggo, vedo cosa fanno nelle altre città. L’idea che la politica siano i fatti è una falsità. La politica non è composta solo di fatti, ma è riflessione sulla città. Per me è molto più efficace rendere qualificato un dibattito, rendere democratica, progressista, una parte di popolazione attraverso il dibattito, il confronto, invece che fare solo le norme, le delibere. È come la cooperazione internazionale: se devo fare un pozzo in mezzo al deserto, magari posso farlo ma magari verrà distrutto da una calamità o una guerra. A me conviene invece formare degli ingegneri civili, qualcuno che lo sappia costruire. Investire in formazione funziona non soltanto in senso economico, ma nel senso del progresso della democrazia”.
Un’agorà per la formazione collettiva
Nel III Municipio di Roma, secondo Raimo, si è creata una comunità vera. Ma che cos’è che crea comunità? «Io penso che ci sia la gioia del fare politica. Credo che la politica sia qualcosa che dia gioia, quella della formazione collettiva. Io credo che il problema di questo momento politico sia una crisi epistemica. Viviamo in uno spazio di dibattito in cui facciamo sempre più difficoltà a distinguere il vero dal falso, l’importanza dal marginale. Penso che una parte importante dell’impegno politico debba essere investita in progetti di autoformazione ed educazione pubblica costante. Le agenzie di formazione politica del Novecento sono andate tutte in crisi: la scuola, l’università, ma anche i partiti, le parrocchie. L’idea che, quando si stacca dal lavoro, ci possa essere un momento di un’ora per tutti, un momento di confronto, dibattito, di formazione politica, per me è un’idea fondamentale. Questo può avvenire in tanti modi diversi, negli spazi pubblici, nelle piazze. Piazza Sempione può diventare un’agorà per momenti di formazione collettiva e gratuita».
Contro le povertà educative
A proposito di formazione, negli ultimi anni Raimo ha dato vita a due progetti: uno con la fondazione Enel Cuore, Base Camp, di contrasto alle diseguaglianze formative, e un altro insieme a Treccani e Radio Tre, e il Ministero della Pubblica Istruzione, Maturadio, una serie di podcast gratuiti per la maturità. Entrambi sono stati realizzati con Laudes, un’associazione di insegnanti. «Sono progetti che hanno come scopo la gratuità della formazione», spiega l’assessore. «Le diseguaglianze più importanti in Italia sono quelle culturali ed educative, che poi producono le diseguaglianze economiche e sociali. Le povertà educative producono le povertà sociali ed economiche. Moltiplicare gli strumenti di contrasto alle povertà educative deve essere una delle priorità della politica».