ROMA. LA SARTORIA SOLIDALE DOVE SI TESSE FUTURO
Nella sartoria solidale Cygnus di Roma lavorano 7 donne di 5 paesi diversi. La storia di Yara e di un progetto di women empowerment
22 Febbraio 2021
Yara viene dalla Siria, ha 26 anni. Ad un corso per diventare mediatori culturali conosce delle ragazze provenienti da diversi Paesi e inseme decidono di partecipare al bando PartecipAzione di UNHCR e Intersos, con un progetto di sartoria solidale. Lo vincono. «Poi è arrivato il Coronavirus e ha bloccato tutto», dice ora Yara Al Saied, presidentessa di Cygnus APS, associazione di promozione sociale. Ma dallo scorso settembre sono partite con la formazione e poi con la creazione della loro collezione e stanno recuperando il tempo perduto.
Cygnus, la sartoria solidale
«Chi è ottimista e ha speranza può attraversare il mare anche con un cucchiaio…» si legge sulla pagina Facebook di Cygnus.
Cygnus è il nome di una costellazione: come gli astri si legano per formare una costellazione così le donne, puntando sulle proprie diversità, possono unirsi in una rete e condividere percorsi. Da marzo, quando è iniziato il lockdown a causa della pandemia, fino ad agosto dell’anno scorso Yara e le sue amiche hanno fatto colloqui e incontri on line, per prepararsi all’inizio della loro nuova attività; dallo scorso settembre sono operative in una stanza all’interno di Intersos24, un centro di accoglienza e di cura primaria, nato nel 2017 a Torre Spaccata. «Quando ci hanno detto che la stanza era pronta è stata una notizia stupenda: fare colazione, lavorare insieme, è molto bello. A settembre e ottobre abbiamo seguito un corso, una sarta ci ha insegnato i primi passi del mestiere».
Yara vive in una casa per donne rifugiate con bambini e per migranti in situazioni di vulnerabilità delle Suore Missionarie di San Carlo Borromeo Scalabriniane. «Sono a Roma con mia madre e mio fratello di 12 anni. In Siria c’è la guerra, che ha distrutto la nostra casa. Senza un tetto e senza un lavoro non c’è nessun futuro. Abbiamo passato dei giorni molto difficili, prima di venire in Italia. Siamo andati in Libano, lì abbiamo conosciuto la Comunità di S. Egidio e grazie a loro siamo venuti in aereo con i corridoi umanitari», racconta Yara Al Saied. «In Siria ho studiato all’Accademia delle Belle Arti, Cultura e Design. Tutto ciò che riguarda la creatività mi piace, il mio obiettivo è fare un lavoro che non solo mi faccia guadagnare soldi, ma che sia la mia passione».
I prodotti realizzati dalle socie della sartoria solidale Cygnus sono fatti con il wax, un tessuto di origine africana, spesso combinato con il cotone: una fusione di tessuti, quindi di culture e di colori, molto interessante e originale. «Acquistiamo le stoffe a piazza Vittorio. Ora stiamo prendendo contatti per comprarle in Olanda e in Senegal. Stiamo seguendo un corso di e-commerce, per essere preparate alla vendita su internet, e stiamo ultimando la nostra collezione per presentarla presto on line». Astucci, mascherine, shopper, cuscini, portachiavi, segnalibri, agende, quaderni, portasigarette, portadocumenti sono solo alcuni dei prodotti realizzati.
La nostra forza è la diversità
«La nostra bellezza è la nostra identità, ognuna di noi viene da un Paese diverso». Siria, Repubblica del Congo, Bangladesh, Egitto, Argentina: cinque paesi di provenienza diversi per le sette donne che lavorano nella sartoria, tra 24 e quasi 60 anni. «Il tessuto viene da un Paese, l’idea da un altro: la collaborazione dà vita a dei prodotti unici. La nostra forza è la diversità, ognuna di noi mette un pezzo di sé nelle creazioni. Ci aiutiamo a vicenda, siamo amiche da prima di iniziare a lavorare presso Cygnus, ora la nostra amicizia si è rafforzata», racconta la presidentessa.
Ognuna di loro si dedica alla sartoria solidale in base alla propria disponibilità, al tempo che rimane al di fuori del lavoro, quando hanno la fortuna di lavorare. «Speriamo tutte che questo progetto diventi una professione, ma guadagnare non è il nostro unico obiettivo, vorremmo aiutare altre donne che hanno bisogno di aiuto e di imparare un lavoro. Siamo tutte immigrate, sappiamo le difficoltà che ogni donna può avere in un altro Paese. In Siria ci sono poche donne che lavorano, quelle che hanno un impiego spesso fanno lavori come la dottoressa o la maestra; una donna che non ha studiato non trova lavoro, ci sono offerte solo per uomini. La maggior parte sono casalinghe, quando vengono in un altro paese si rendono conto che devono per forza lavorare ma non hanno esperienza, hanno bisogno di supporto; a quel punto, possiamo aiutarle ad imparare una professione».
L’integrazione viene dall’indipendenza
«Tutto il progetto ha come sottotitolo “women empowerment”, lo scopo è tendere a professionalizzare e rendersi economicamente indipendenti, ma anche conferire un valore di imprenditorialità, insegnare a cercare le risorse in se stesse, provare a crescere e mettersi in gioco. Non tutte hanno lo stesso talento come sarte, questo corso le aiuta a capire cosa vogliono fare nella vita, insegna a fare rete e a sfruttare le proprie competenze, qualunque esse siano», dice Elisa Vergnani, operatrice sociale di Intersos24, che ha dato un supporto al progetto sin dalla nascita della sartoria solidale Cygnus.
Il primo ordine ricevuto è stato di 200 astucci per il team mobile di Intersos: medici, infermieri, psicologi, operatori, mediatori che si recano nei luoghi disagiati (occupazioni e stazioni Termini e Tiburtina, ad esempio) per effettuare screening sanitari. Intersos si occupa anche di monitorare la situazione dei più vulnerabili, per quanto riguarda il Covid; gli astucci sono serviti per dare alle donne raggiunte dai team mobili il “dignity kit”, un kit per le donne contenente prodotti quali assorbenti, preservativi, smalti, lime, pettini. «Le donne di Cygnus sono state contente di questo primo ordine: un lavoro per le donne vulnerabili, che hanno molto poco».
L’idea è creare una linea di arredamento, continuare con la linea di gadget e merchandising e dare vita ad un prototipo di bomboniere solidali, tutto questo per crescere e trasformarsi magari da associazione di promozione sociale in impresa. «In questo modo le donne possono professionalizzarsi», continua Elisa Vergnani, «fare corsi ed avere delle dipendenti: l’integrazione viene anche dall’indipendenza».
Corsi per altre donne
Il corso di sartoria rivolto ad altre donne sta per partire. «La pandemia ha rallentato molto i tempi del progetto iniziale: in base alle linee guida delle misure anti Covid-19 la stanza può ospitare solo 3-4 donne corsiste, quindi è tutto più difficile. Ma faremo più turni, molte donne si sono iscritte», spiega Vergnani. Cygnus è stato pensato come un progetto che andasse al di là della creazione di una bottega, vuole essere un posto sicuro, dove sentirsi a casa, confidarsi, passare del tempo, trovare delle amiche e non solo delle colleghe: spesso le donne vengono da contesti violenti e difficili. «È stato emozionante veder partire questo progetto. All’inizio abbiamo costruito un tavolo di legno dell’altezza giusta per cucire, sono state comprate due macchine da cucire industriali e due familiari, più le stoffe e le lampade. Mi sono riconosciuta un po’ in tutte loro nonostante diversi percorsi, età, origine e storia. È un po’ come se ogni caratteristica che ci rende unici allo stesso tempo ci stringesse, facendoci sentire parte di un qualcosa di più grande».
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