ROMA. QUANTO COSTA UNA CASA FAMIGLIA? IL DOPPIO DI QUELLO CHE IL COMUNE VERSA

Un dossier di "Casa al plurale" fa minuziosamente i conti. E spiega perché non si può andare avanti così

di Paola Springhetti

Il comune di Roma deve alle case famiglia 800mila euro, pur avendo fissato rette molto basse, certamente più di quelle di altre regioni.  Tanto basse che non sono assolutamente sufficienti a garantire un’accoglienza di tipo familiare e una vita dignitosa ai 1.500 minori e alle 380 persone con disabilità attualmente accolte nelle comunità della capitale. Ad esempio, per i minori la casa famiglia riceve meno di 70 euro al giorno, mentre ne servirebbero 189; per una persona con disabilità grave ne riceve 144, mentre ne servirebbero 248.

Lo sostiene Casa al Plurale l’associazione che rappresenta le organizzazioni che operano nel Lazio a sostegno delle persone con disabilità, con particolare attenzione al tema della residenzialità – in uno studio intitolato “Quanto costa una casa famiglia?”, realizzato con il contributo degli organismi che si prendono cura dei cittadini più fragili sul territorio di Roma e del Lazio. In esso ha analizzato i costi standard delle strutture di accoglienza secondo 13 diverse  diverse tipologie di accoglienza: per minori e per persone con disabilità, donne con bambini, adolescenti, bambini e ragazzi per varie fasce di età, persone con disabilità lievi e gravi. Un conto minuzioso, che va dalle spese di personale alle bollette.

Quanto costa una casa famiglia?

Una casa famiglia per minori con 8 ospiti costa complessivamente 40mila euro l’anno, considerando  tutte le voci di spesa (personale, affitto e condominio, vitto, utenze, manutenzione, trasporto, amministrazione); una che accoglie 6 persone con gravi disabilità ne costa circa 5 mila in più.

torta La spesa maggiore è quella che per il personale, anche perché deve essere presente 24 ore su 24, festivi compresi: rappresenta quasi il 74% della spesa totale. Ad esempio, una casa famiglia per minori tra gli 0 – 12 anni può accogliere fino a 8 ragazzi e il responsabile può essere un assistente sociale, uno psicologo o un educatore. Ma servono altre figure professionali: l’assistente sociale, a presenza programmata, un educatore professionale e un’altra figura educativa di supporto in ogni turno in numero sufficiente alle esigenze dei bimbi accolti e comunque in rapporto non inferiore a quello di uno ogni quattro ragazzi.

Alla fine, il costo totale supera i 174 euro, mentre, come abbiamo accennato, la retta attuale del Comune di Roma ferma al 2009, ne prevede meno di 70.

Questo ricade sui lavoratori, spesso costretti a rimanere nel precariato e pagati meno del dovuto.  Il costo fissato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali per un’ora di lavoro di un assistente sociale è, infatti, di 21,17 euro (comprese tasse e oneri vari), ma in base alle rette attuali del Comune di Roma dovrebbero essere pagati solo 3,22 euro cioè al netto 1,54 euro l’ora.

Ci sono poi situazioni paradossali. Ad esempio, le strutture che ospitano mamme con bambini piccoli hanno diritto ad una retta di 82 euro per il bambino, mentre non c’è contributo per la mamma: solo per i primi 6 mesi di accoglienza c’è una quota inferiore ai 13 euro, praticamente simbolica.

Un servizio pubblico

Giorgio Berliri, presidente di casa al Plurale, durante l’incontro di presentazione del rapporto, ha fatto il paragone tra la situazione di Roma e quella di Torino: «Complessivamente, il comune di Roma stanza 15 milioni di euro, ?mentre quello di Torino 60 milioni. Attualmente a Roma ci sono 400 persone in lista di attesa. A Torino nessuno». Per sopravvivere, le case famiglia fanno raccolta fondi, accolgono donazioni, chiedono aiuto al volontariato. Secondo Berliri, «questi soldi dovrebbero servire per fare attività con gli ospiti delle case famiglia, come gite, cinema e teatro, e noi siamo costretti a utilizzarli per mandare avanti il servizio. Ma questo è assurdo perché si tratta di un servizio pubblico. È come se il sindaco Marino si mettesse a chiedere l’elemosina per mandare avanti la metropolitana di Roma”.

Pochi giorni fa la regione da approvato il DGR del 24/03/2015 che modifica la legge regionale 41/04 apportando anche alcune semplificazioni sul piano burocratico/amministrativo. Inoltre a fine maggio dovrebbe andare in aula la legge regionale di riforma del welfare. Buon notizie, ma non basta: le case famiglie chiedono fondi e politiche sociali adeguate a partire da subito.

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