STATI GENERALI DEL VERDE: UNA ROMA PIÙ GREEN MA ANCHE PIÙ SOSTENIBILE
Si sono conclusi a Roma gli Stati generali del verde. Gualtieri: «Il contrasto ai cambiamenti climatici è una priorità. 100 parchi in 10 anni sono un obiettivo ambizioso che vogliamo raggiungere come dimostra lo stanziamento di così tante risorse»
27 Novembre 2023
Fa più rumore un albero che cade in una foresta o la promessa di una città più verde? Roma è già la Capitale più “green” d’Europa con 85 mila ettari (il 67% del territorio comunale), ma questo primato naturale non le basta per risollevarsi da quel poco edificante 33° posto nella classifica delle città nelle quali si vive meglio, dove parametri come lavoro, istruzione, popolazione, reati, reddito, sicurezza sociale, salute e tempo libero impongono riflessioni non solo quantitative sull’ambiente circostante ma soprattutto qualitative. Il nuovo rapporto Oxfam ha lanciato giorni fa un messaggio drammaticamente forte: l’1% più ricco per reddito della popolazione mondiale è stato responsabile di una quota di emissioni di CO2 pari a quella prodotta da 5 miliardi di persone, ossia due terzi dell’umanità; emissioni che rischiano di causare 1,3 milioni di vittime a causa degli effetti del riscaldamento globale, la maggior parte entro il 2030. Questa è la direzione in cui stiamo andando.
Stati generali del verde: un punto sulle attività svolte
L’obiettivo cruciale di contenere l’aumento della temperatura media entro 1,5 gradi verrà ribadito nella prossima Cop28, in programma dal 30 novembre al 12 dicembre a Dubai. In vista di questo incontro internazionale così atteso, e per fare un punto sulle attività svolte nell’ultimo biennio, la città di Roma ha chiamato a raccolta istituzioni, società civile, associazioni ed enti per gli Stati Generali del Verde, organizzati venerdì 24 novembre presso la Sala Protomoteca del Campidoglio dall’assessorato all’Agricoltura, Ambiente e Ciclo dei rifiuti, in collaborazione con la Città Metropolitana, il Crea, il Comando unità forestali, ambientali e agroalimentari dei carabinieri, l’Ordine dei dottori agronomi e forestali di Roma e Provincia e il Collegio degli agrotecnici di Roma, Rieti e Viterbo. «Questa amministrazione sta andando verso una città-bosco», ha affermato Sabrina Alfonsi, l’assessora all’Agricoltura, Ambiente e Ciclo dei rifiuti. «Siamo già la Capitale più verde d’Europa, ma vogliamo che diventi anche una metropoli più sostenibile». La Capitale vuole 100 nuovi parchi nel giro di dieci anni, per un investimento da 40 milioni di euro, e ha individuato le prime 22 aree: Parco di Sacco Pastore, Parco Caio Sicino Belluto, Parco degli Albertini, Parco Madre Teresa di Calcutta, Parco Tor Tre Teste, Area verde via A. Candia, Parco Romanina, Parco degli Acquedotti, Collina del Quadraro, Giardino Pisino, Ex Punto Verde Qualità Grottaperfetta, Parco Tre Fontane, Parco Cesare Pavese, Parco Ravennati, Piazza Augusto Lorenzini, Mura Aureliane, Villa Bonelli, Villa Flora, Villa Veschi, Parco della Cellulosa, Lucchina e Parco Ponderano. Dal 2024 sarà attivo il nuovo accordo quadro triennale finanziato con 100 milioni e in termini di risorse finanziarie va evidenziato l’incremento degli ultimi anni, dai 6,7 milioni del 2020 ai 34 milioni nel 2023, di cui oltre 4 milioni trasferiti ai Municipi.
Un piano di investimenti consistente
A Roma sono stati monitorati oltre 80mila alberi pubblici e nel 2022 ne sono stati messi a dimora 13mila. Ora si punta a chiudere la stagione 2023-24 con 20 mila piantumazioni. L’ultimo piano di investimenti del Dipartimento Tutela Ambientale, che include anche i progetti legati al PNRR, non ha precedenti: si parla di 63 milioni di euro sul piatto. Con questi fondi verranno riqualificati, tra i tanti, Villa Ada (14 milioni per i viali, la rigenerazione del patrimonio vegetazionale e il restauro degli edifici storici), il Casale della Vaccareccia (6,5 milioni), il Parco della Serenissima (6 milioni, realizzazione di un ponte ciclopedonale, viali di connessione interni, oltre alla riqualificazione botanica e al controllo delle acque) e poi Parco di Centocelle (3 milioni anche per collegarlo ai quartieri circostanti), Villa Glori (2 milioni), Villa Celimontana (2 milioni), Parco San Sebastiano (1,2 milioni), senza considerare altre opere per il Giubileo del 2025 che prevede anche uno stanziamento complessivo di 7,3 milioni per la realizzazione di 5 nuovi Parchi d’Affaccio sul Tevere (Ostia Antica, Area Confluenza Tevere/Aniene, Lungotevere delle Navi, Foro Italico e Ponte Milvio). Sei milioni saranno destinati anche al Parco Est e Ovest di Corviale, con il riassetto degli spazi aperti per attività ludiche, sportive e sociali.
Serve conoscenza, consapevolezza, coscienza collettiva
Per il Sindaco Roberto Gualtieri «il contrasto ai cambiamenti climatici è una priorità di Roma e stiamo intraprendendo una trasformazione profonda». «I 100 parchi in 10 anni sono un obiettivo ambizioso che vogliamo raggiungere e lo stiamo dimostrando con lo stanziamento di così tante risorse», ha aggiunto. Il prof. Carlo Blasi, direttore del centro interuniversitario di ricerca Biodiversità, servizi ecosistemici e sostenibilità dell’Università La Sapienza, ha ricordato però che «le piante non ce la fanno da sole!» e che «siamo noi che dobbiamo vivere inquinando di meno». Parte tutto, insomma, dalla consapevolezza personale. C’è poi anche un’ovvia coscienza collettiva. «Non basta piantare alberi e il problema è risolto. Non è sufficiente» ha ribadito Blasi nel suo intervento in occasione degli Stati generali del verde. Per una vera ecologia del ripristino è necessario rimettere in moto il processo di resilienza della natura, «fare cioè in modo che sia l’ecosistema stesso ad autorigenerarsi. Perché la natura è complessa, segue regole e tempi ben definiti. Servono dunque conoscenze di dettaglio per non far morire le piante che portiamo. I prati non sono tutti uguali, i terreni sono diversi, le temperature cambiano di quartiere in quartiere». A proposito del punto di partenza, che per Roma è sicuramente privilegiato alla luce di quegli 85 mila ettari sopra citati, oggi in città risultano essere presenti 1600 diverse specie botaniche. «Meglio di un’area protetta» la considerazione di Blasi.
Un laboratorio sperimentale sulle politiche del verde
Maurizio Martina, vice direttore generale della Fao, in occasione degli Stati generali del verde ha ricordato come «il modo in cui pensiamo al verde non è più un addendum alle politiche, ma è centrale». Eppure, come ha potuto testimoniare durante l’evento li vice sindaco della Città Metropolitana, Pierluigi Sanna, «a volte con i sindaci si fa un po’ fatica a spiegare che oltre ai fondi per asfaltare le strade ci vogliono quelli per piantare gli alberi». I primi evidentemente portano consensi elettorali, i secondi no. L’ambiente era un tema di nicchia fino a un ventennio fa, oggi è uno dei pilastri anche della pastorale di Papa Francesco che nel 2015 ha dedicato all’argomento l’enciclica Laudato si’. Ma perché il Papa si occupa del verde? Tra guerre, carestie e valori qualcuno potrebbe obiettare che ci sono questioni più dirimenti per la Chiesa. Ha provato a spiegarlo Monsignor Francesco Pesce della Diocesi di Roma, ricordando come tra gli effetti degli eventi meteorologici estremi ci siano la perdita della biodiversità, il consumo eccessivo di terra e di acqua, i cattivi raccolti, la fame, la povertà, le migrazioni forzate e l’aumento degli sfollati interni. «Ecco perché la risposta non può essere solo tecnica». Religione e politiche sociali si mescolano, dunque, quando il risultato di quanto sta accadendo finisce per pesare sulle spalle dei poveri, e su quella porzione di mondo che non contribuisce al cambiamento climatico ma ne paga sulla pelle le conseguenze. Roma vuole essere un laboratorio sperimentale sulle politiche del verde. E se raggiungerà gli obiettivi di cui si è discusso in occasione degli Stati generali del verde nonostante la burocrazia, l’estensione del territorio, l’inquinamento e le difficoltà croniche nel rispettare i tempi dei progetti, allora potrà diventare davvero un esempio per molti.