ROMA. LA TOR BELLA MONACA DI DOMANI È DONNA
Una ricerca azione dell’Associazione 21 luglio fotografa il quartiere, dando voce alla comunità al femminile che lo abita e lo anima.
09 Maggio 2022
Tor Bella Monaca. Ricerca-azione di una comunità al femminile nella periferia romana è il report presentato da Associazione 21 Luglio e discusso nei giorni scorsi nella sala Laudato sì del Campidoglio. L’indagine raccoglie le informazioni sul sesto Municipio di Roma, che include anche Tor Bella Monaca, e ha dato ascolto a 290 donne.
«La nostra ricerca è importante perché racconta il territorio con lo sguardo delle donne. I nostri progetti sono sempre sistemici, lavorare sul sistema significa lavorare su tutti gli attori presenti in un luogo», dice Carlo Stasolla, presidente dell’Associazione 21 Luglio. «Spesso Tor Bella Monaca viene presa come esempio negativo, quando si parla di Roma. È facile vedere la bellezza della Capitale, affacciandosi dal Campidoglio e vedendo i Fori Imperiali. Ma la bellezza è anche creare opportunità di vita sana. Non c’è pari opportunità senza sviluppo economico e non c’è sviluppo economico senza pari opportunità. L’integrazione viene dalle due parti, dove c’è meno opportunità di lavoro c’è più chiusura», afferma Monica Lucarelli, Assessora alle Attività Produttive e Pari Opportunità.
Tor Bella Monaca: qualche numero
«Come tutte le periferie urbane, Tor Bella Monaca è quasi sempre osservata e narrata tramite la lente dell’esclusione sociale, della devianza, della violenza, della criminalità organizzata, finendo per diventare oggetto di spettacolarizzazione, semplificazione e riduzione della complessità da parte dei media, così come dei decisori politici», si legge nell’introduzione della ricerca. «I cittadini vivono quasi rassegnati. A noi capita spesso di riscontrare una sorta di “ghettizzazione mediatica”», afferma Matteo Scarlino, Direttore di RomaToday.
Dall’indagine emerge che il quartiere detiene il primato nazionale in termini di alloggi di edilizia residenziale pubblica, con una percentuale di abitazioni di proprietà del patrimonio pubblico pari all’82%. «Il patrimonio di questo quartiere deve essere un elemento di trasformazione, va rivoluzionato», dice Tobia Zevi, Assessore al Patrimonio e alle Politiche Abitative del Comune di Roma.
La dispersione scolastica nelle scuole secondarie di primo grado del quartiere raggiunge il 4%, la media nazionale è dello 0,8%, di contro in questo territorio è presente il liceo Edoardo Amaldi, che ha conquistato nel 2020 il titolo di migliore liceo linguistico di Roma.
Il reddito delle donne è il più basso di tutta la popolazione femminile romana e la differenza di reddito tra gli uomini e le donne è la più bassa della Capitale, anche se nel Municipio nel quale si trova, il sesto, le donne si laureano più degli uomini. Le domande accettate per il reddito di cittadinanza sono state il 4,3% rispetto al totale della popolazione, quasi la metà del dato romano.
Non è un quartiere per giovani (ma è il più giovane)
«Questo Municipio risulta essere il più giovane, ma anche quello con meno servizi per questa categoria di residenti. La ricerca che abbiamo effettuato ha preso spunto dall’ascolto di 290 donne che risiede nel quartiere (73%) o che lo frequenta (27%), di età compresa tra i 18 e i 74 anni», spiega Angela Tullio Cataldo, ricercatrice dell’Associazione 21 Luglio. Nella ricerca sono state effettuate anche interviste semi-strutturate a 16 informatori privilegiati (terzo settore, municipio, residenti, attiviste), un focus group e laboratori di video partecipativo. «Il tema della sicurezza economica rappresenta la più grande preoccupazione delle donne intervistate (31%), il 58% ha vissuto difficoltà economiche nei 6 mesi precedenti l’indagine. Per la maggioranza, è evidente la necessità di poter accedere a spazi di qualità: luoghi di aggregazione per i giovani, aree di socializzazione riservate alle donne, spazi verdi attrezzati. Si ha urgente bisogno di luoghi nelle quali sentirsi al sicuro, pubbliche, al riparo dalla criminalità organizzata». Trapela dalle risposte il forte senso di abbandono istituzionale. L’ascolto delle donne del quartiere ha evidenziato anche un grande bisogno di conoscenza e formazione rispetto all’area della salute riproduttiva e sessuale, al parto e alla violenza domestica.
Tor Bella è Donna
Il lavoro, presentato da un team tutto al femminile, è il frutto non solo della ricerca messa in campo, ma di anni di impegno sociale territoriale. «Oggi non vogliamo portare Tor Bella Monaca al centro dell’attenzione solo per un giorno, ma abbiamo intenzione di dare voce ai territori più fragili, da adesso in poi. Ci sono tantissime energie e risorse in quel territorio. C’è bisogno di servizi primari, poli aggregativi, centri antiviolenza. Servizi primari significa non solo case, ma anche illuminazione, scuole, cultura, per dare a quei territori una giusta valorizzazione. Dobbiamo coinvolgere i cittadini per realizzare quei servizi», spiega Nella Converti, Presidentessa Commissione V – Politiche Sociali e della Salute.
All’incontro in Campidoglio hanno partecipato anche due donne, molto attive nel quartiere. «Tra di noi abbiamo scoperto il potere della collettività. Rappresentiamo un gruppo eterogeneo di donne che vogliono ristrutturare il tessuto sociale di Tor Bella Monaca. Vogliamo trasformarlo, come madri comprendiamo che sono importanti i programmi di inclusione sportiva e artistica per una vera inclusione», racconta Leidy Parada.
Tor Bella è domani
«Avere dei dati da cui partire è fondamentale. La Fondazione Paolo Bulgari che rappresento ha scelto di operare a Roma Est, molte associazioni attive nella zona sono femminili» afferma Michela Diodato della Fondazione Paolo Bulgari. «Tor Bella Monaca di domani deve avere una forte collaborazione con le istituzioni pubbliche e con la filantropia, le istituzioni devono garantire il passaggio di testimone: le interazioni a volte devono ricominciare daccapo ad ogni elezione. Il quartiere di domani ha tanti nuovi centri e non ha bisogno di andare troppo lontano per usufruire di servizi, pub, palestre come accade ora. Tor Bella Monaca deve uscire dall’autonarrazione distruttiva».