#ROMACITTÀCHIUSA: VIAGGIO NELLA SPECULAZIONE (E NEL RAZZISMO) SULL’ABITARE

Con il turismo e il Giubileo alle porte, gli affitti a lungo termine sono scomparsi e il diritto all’abitare è fagocitato dalla speculazione. La campagna Baobab Experience contro il caro affitti e il razzismo nel mercato immobiliare

di Maurizio Ermisino

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Affitti che arrivano a picchi di 900 euro mensili, con contratti in nero e stanze che sono mansarde, seminterrati o addirittura uffici. E negli ultimi tempi, con la crescita del turismo e il Giubileo alle porte, gli affitti a lungo termine sono scomparsi dal mercato. Il mercato degli affitti brevi è tre volte più redditizio rispetto a quello tradizionale e il diritto all’abitare è stato completamente fagocitato dalla speculazione. È un sentore nell’aria da tempo, e le proteste degli studenti della Sapienza dello scorso anno avevano già portato all’attenzione l’emergenza abitativa a Roma. Baobab Experience ha deciso di portare alla luce il problema con forza, con #ROMACITTÀCHIUSA, una campagna contro il caro affitti e il razzismo nel mercato immobiliare della Capitale. Sì, parliamo anche di razzismo: perché se il problema è di tutti, le persone più penalizzate sono gli stranieri.

#ROMACITTÀCHIUSA: ridotta possibilità di accedere all’abitare

#ROMACITTÀCHIUSA
Basiglini: «Siamo arrivati ad una situazione in cui c’è una totale indisponibilità di affitti a lungo termine a prezzi sostenibili. È come se si fosse ridotta la possibilità di accedere all’abitare. Con affitti che non possono essere quelli di Airbnb»

«Il problema è generale e generalizzato» ci ha spiegato Alice Basiglini, vicepresidente Baobab e responsabile comunicazione di Baobab Experience, che ha lanciato la campagna #ROMACITTÀCHIUSA.  «Siamo arrivati ad una situazione in cui c’è una totale indisponibilità di affitti a lungo termine a prezzi che siano sostenibili. E questo riguarda tantissime fasce di popolazione.  È come se si fosse ridotta la possibilità di accedere all’abitare. Con affitti che non possono essere quelli di Airbnb, non soltanto per quella che è una questione di durata, ma per una questione di prezzo. L’affitto breve permette anche di alzare tremendamente il costo giornaliero. Gli affitti arriverebbero a 4mila euro al mese, se dovessimo sommare la tariffa giornaliera che si ripete per 31 giorni. È ovviamente inaccessibile, ma lo sarebbe a chiunque». C’è tutto un mercato, dunque, che si è orientato su un certo tipo di turismo. «Questo si ripercuote sulle fasce più deboli, come gli studenti e le persone straniere che in media non hanno la disponibilità di una famiglia con un reddito medio alto».

Booking e Airbnb, prezzi impossibili

Questo problema si è inasprito in maniera evidente dopo il Covid, con la rinnovata voglia di viaggiare che ha alzato la domanda e le realtà come Airbnb che hanno modificato l’offerta. «Il problema c’era anche prima, ma ora è un fenomeno quasi totalizzante» commenta Alice Basiglini. «E si fa fatica a identificare una soluzione. A noi è capitato di cercare su Airbnb, perché abbiamo avuto un problema con un appartamento che si era allagato e abbiamo dovuto trasferire 10 persone in alloggi temporanei. Ci siamo rivolti a Booking e Airbnb ma i prezzi, calcolati su un mese, erano tali da diventare impossibili. È un mercato degli affitti rivolto a un certo tipo di turismo benestante, ricco, che anche nelle case in affitto in periferia arriva a livelli impensabili».

Affitti a lungo termine: gli immobili sono pochi e messi male

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Con la crescita del turismo e il Giubileo alle porte, gli affitti a lungo termine sono scomparsi: quelli brevi sono tre volte più redditizi e il diritto all’abitare è stato completamente fagocitato dalla speculazione. Immagine Alessandro Berrettoni

In questo modo il mercato degli affitti a lungo termine si è ridotto drasticamente, come sottolineano gli ideatori di #ROMACITTÀCHIUSA. «Gli immobili di questo tipo sono estremamente pochi, ed estremamente messi male» commenta la vicepresidente di Baobab. «Si tratta di strutture vecchie, che sono quelle meno attrattive per il turismo, Sono quelle case molto datate di nonne e nonni che hanno lasciato in eredità queste abitazioni». «E anche lì si preferisce affittare a stanza, quindi essenzialmente a studenti» continua. «Però con prezzi altissimi: parliamo di 400-500 euro per una doppia, che è un prezzo impossibile da sostenere».

Le “truffe” delle agenzie immobiliari

Nel mercato degli affitti a lungo termine, poi, c’è un forte problema di discriminazione. Per i non bianchi, infatti, alle barriere socioeconomiche si aggiungono quelle del razzismo esplicito e implicito. A un non bianco – con regolare permesso di soggiorno, contratto di lavoro a tempo indeterminato e piena solvibilità – l’affitto di una stanza è precluso. Ci sono vari livelli di razzismo e di barriere. E anche un caso che non conoscevamo. «C’è un problema a monte» ci rivela Alice Basiglini. «È un sistema di mini truffa che fanno le agenzie. Conoscendo questo bisogno fortissimo che hanno le persone straniere di trovare un appartamento, una stanza, promuovono dei pacchetti che costano 250-300 euro in cui sostengono di mandarti ogni mese degli avvisi che possono fare al caso tuto. Quello che fanno è semplicemente scaricare dal web da varie pagine disponibilità di alloggi, spesso anche vecchie, di case che sono già state affittate o che non sono più disponibili all’affitto. Non sono targettizzate rispetto alla ricerca, ci buttano dentro di tutto di più, non raggiungono quel numero di annunci che promettevano avrebbero trasmesso. Ci cascano tantissimi ragazzi e ragazze straniere che pagano queste agenzie sperando di avere un servizio che non avranno».

“Non affittiamo a persone straniere”

Ma questo è solo il primo problema. In alcuni casi c’è una vera e propria barriera all’ingresso. «Ci sono avvisi che dicono “non affittiamo a persone straniere”, con tanto di cartello» ci spiega la vicepresidente di Baobab. «Ci sono altre persone che non lo dicono subito, ma, non appena sanno che è per una persona straniera, attaccano il telefono in faccia, che dicono “non siamo interessati”. Oppure c’è una situazione per cui c’è la fila di persone per affittare una stanza, quindi le persone hanno una disponibilità di scelta enorme, rispetto all’affittuario, e allora tra una persona bianca e una persona nera scelgono una bianca».

Gli affitti in nero

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«Si dovrebbe prevedere affitti calmierati attraverso agevolazioni fiscali. Vorremmo riunire all’interno di questa battaglia gli studenti. Il problema è lo stesso: gli stranieri hanno un quid di difficoltà in più, il colore della pelle, che interviene alla fine di un processo che comunque è preclusivo». Immagine Dom Dada

Un altro problema enorme è il nero. «Si trova un appartamento e la persona si dice disponibile di affittare allo straniero, ma poi lo fa in nero» spiega Alice Basiglini. «Al di là dell’aspetto etico, molti stranieri hanno bisogno di avere un contratto di affitto vero perché questo favorisce il permesso di soggiorno: poter dimostrare la propria autonomia abitativa è un fatto importante a livello di verifica dei requisiti in sede di commissione territoriale o di ricorso. L’autonomia abitativa la puoi dimostrare solo attraverso un contratto vero, e per queste persone è ancora più importante». E non finisce qui.  «Le rare volte in cui ti dicono di sì, lo fanno con una serie di garanzie folli, dalla fidejussione fino all’identificazione della nostra associazione come garante» continua. «Dobbiamo mettere la Baobab Experience come garante. Nonostante si tratti di persone che hanno un contratto a tempo indeterminato, che è la conditio sine qua non. Senza quello non ti guardano neanche in faccia». Insomma, “non sono razzista ma preferisco affittare agli italiani”. Nessun problema, però, ad affittare agli stranieri, se turisti e se bianchi.

Agevolazioni fiscali per chi garantisce canoni calmierati e affitti non discriminatori

Per cambiare tutto questo serve educazione civica, serve un’operazione culturale, serve cambiare la prospettiva nelle menti delle persone. Ma non si tratta solo di questo. Serve un’amministrazione locale che promuova agevolazioni fiscali relative all’IMU, IRPEF e cedolare secca a chi garantisce canoni calmierati e affitti non discriminatori. «Stiamo cercando di interloquire con il Municipio Roma II, come primo step, perché il discorso dovrebbe poi essere diretto a Roma Capitale e alla Regione» ci spiega la vicepresidente di Baobab. «Si dovrebbero prevedere degli affitti calmierati attraverso agevolazioni fiscali. Vorremmo riunire all’interno di questa battaglia gli studenti. Il problema è lo stesso, la situazione è speculare. Le persone straniere hanno un quid di difficoltà in più, il colore della pelle, che interviene alla fine di un processo che comunque è preclusivo».

Un registro speciale per gli antirazzisti

«Il problema non è nostro: non è che non si riesce a trovare la casa, il problema è che la casa non c’è. Se non sposti il problema a livello di amministrazione e sensibilizzazione delle persone il massimo che possono fare associazioni come la nostra è far nascere dei meccanismi di fiducia»

Legata a questa c’è un’altra idea, quella di un registro speciale per gli antirazzisti che offrono prezzi agevolati. «Secondo noi è fattibile» spiega Alice Basiglini. «Potrebbe essere una campagna promossa dalle amministrazioni. Promuovere attraverso un sistema di quel tipo un registro di persone che accedono a determinate agevolazioni, che non discriminano i propri clienti potrebbe essere una strada». «Nella nostra comunità Baobab ha una pagina che si chiama “volontari” dove cerchiamo di promuovere all’interno della comunità questi stessi meccanismi» continua. «Ovviamente senza poter prevedere agevolazioni fiscali perché non ce lo possiamo permettere. Ma nella misura in cui una persona ci segue e si fida di noi sa che stiamo proponendo persone più che serie e che onoreranno i propri contratti. Nel nostro piccolo possiamo creare una sorta di community e sponsorizzare la cosa a livello di amministrazioni dove l’identificazione del registro potrebbe essere una modalità per mandare avanti questa campagna».

La campagna #ROMACITTÀCHIUSA e la rete

Baobab Experience in questo senso lavora anche all’interno di una rete. «Si chiama RAI, e ci siamo entrati perché aveva questo tra i topic principali» spiega Alice Basiglini. «Ma non è che una rete riesca a spostare di molto la situazione. Il problema non è nostro: non è che non si riesce a trovare la casa, il problema è che la casa non c’è. Se non sposti il problema a livello di amministrazione e sensibilizzazione delle persone il massimo che possono fare associazioni come la nostra è far nascere dei meccanismi di fiducia. E questo è più facile farlo a livello associativo che a livello di rete. Le persone si fidano dell’associazione più che della rete».

#ROMACITTÀCHIUSA: VIAGGIO NELLA SPECULAZIONE (E NEL RAZZISMO) SULL’ABITARE

#ROMACITTÀCHIUSA: VIAGGIO NELLA SPECULAZIONE (E NEL RAZZISMO) SULL’ABITARE