I VERSI DEL POETA EMILIANO BERNARDINI, TRA MALINCONIA E DENUNCIA

Si intitola "Romanamente" la raccolta in dialetto, ispirata dalle foto di Fabio Bernardo

di Giorgio Marota

Ci sono poesie che, vuoi o non vuoi, toccano il cuore più di altre. Sono quelle legate alla propria terra d’origine, ai luoghi dell’infanzia che senza più gli occhi del bambino troviamo ogni giorno più diversi. È sempre stato così per il poeta Emiliano Bernardini, 34 anni, cronista de Il Messaggero, “trasteverino” come ama definirsi, cresciuto a pane, Pasolini e Trilussa. Luoghi come Roma del resto si possono raccontare in tutto il loro splendore, narrando una storia millenaria che ha dato alla luce opere, pensatori e leggende.

poeta Emiliano Bernardini
Il volume “Romanamente” contiene foto di F. Bernardo

Ma una città così, con le sue mille contraddizioni, si presta anche ad una forte critica sociale. «È una missione importante della poesia, per chi come me si sente a metà tra la figura del giornalista e quella dello scrittore» racconta Bernardini, l’autore di “Romanamente”, una raccolta di poesie edita da Porto Seguro (2016), accompagnate dalle foto di Fabio Bernardo. «Mi sono imbattuto in questi scatti dal forte taglio sociale e ho trovato l’ispirazione per scrivere. In quelle foto emergono problematiche che denunciano situazioni di degrado urbanistico e culturale. Senza neanche sentirci eravamo perfettamente in simbiosi: lui con l’immagine e io con la parola».

In un tempo in cui tutto scorre veloce, la poesia rallenta e apre spiragli di riflessione. Ma perché una raccolta interamente dedicata alla città di Roma? «Mi è sempre piaciuto comporre versi in romanesco, ancora di più da quando Roma ha iniziato ad essere una città decadente e come lo è ora» spiega con un tono di tristezza l’autore.

Ventinove poesie in dialetto e altrettanti scatti, il tutto a formare una composizione variegata che tocca più tematiche, dalla nostalgia per la Roma di un tempo andato ai testi che invece offrono una visione differente di chi viene considerato “emarginato” dalla società (“Li matti”, “Barbone”, “Equilibristi”, “Du’ vecchietti” e tanti altri).

Due parole alla fermata della metro

In “Romanamente” il poeta Emiliano Bernardini fa molti riferimenti agli ultimi, a coloro che la società dimentica senza troppi pensieri, esclusi perché diversi. Bernardini crede fortemente che la poesia e la scrittura possano sensibilizzare verso la solidarietà: «Io li vedo tutti come figli di Roma. Per aiutarli ci vorrebbero politiche sociali di inclusione che oggi purtroppo mancano, ma noi nel nostro piccolo potremmo almeno scambiarci due parole alla fermata della metro. Non costa nulla e spesso salva queste vite fragili dalla solitudine e dalla disperazione».

poeta Emiliano Bernardini
(foto Bernardo)

La critica della coppia Bernardini-Bernardo non risparmia i poteri forti. “Da ‘na loggetta” e “Er papa e l’impero” danno ad esempio una forte stoccata a chi ha in mano il potere e lo amministra male, privilegiando i propri interessi. C’è la storia sì, “Sarà stato er Cinquecento / Che mentre che er popolo lottava pe na pagnotta / Er Papa e l’imperatore giocaveno a chi era più fio de ‘na…”, ma c’è pure tanta attualità: “Fino a ‘npar de mesi fa senza ‘na lira ‘nsaccoccia nun sapevi più come sbarca er lunario / E allora eccote ‘n Giubileo straordinario / A quarcuno sto Sindaco ‘n bicicletta / Ha torto ‘na parte de la fetta”.

L’invito a riflettere su una Roma trascurata però è anche rivolto ai cittadini. Come emerge chiaramente nella poesia “Er capitello”, in cui è Roma antica a gridare rispetto: “Arzete che me fai male – grida una colonna di marmo ad un cittadino che vi si siede sopra – Nun c’è più rispetto pe ‘na storia che ‘na vorta ce gonfiava er petto”.

«Il romano è un animale indolente, come il vitellone di Alberto Sordi» sorride sarcastico Bernardini. Gli piace star seduto, critica e non muove un dito per la sua città. Roma è un patrimonio di tutti, ma se non ci rimbocchiamo le maniche in prima persona non cambierà mai nulla. Facile dare la colpa solo alle istituzioni, ma la carta a terra chi la butta? Chi parcheggia in doppia fila, o nei posti per disabili?».

La malinconia del poeta Emiliano Bernardini

Il termine “malinconia” pare essere tra i più ricorrenti della raccolta, un vocabolo che diventa simbolo di una Roma che non c’è più, «una metropoli che sembrava un grande paese, dai bambini che giocavano in strada a pallone alle donne che andavano al Gianicolo per urlare frasi d’amore ai mariti carcerati», spiega il poeta Emiliano Bernardini. «La mia malinconia – ammette lo scrittore – è legata a quella Roma che ho vissuto da bambino e che oggi ritrovo solo in qualche anziano che la racconta.

poeta Emiliano Bernardini
(Foto F. Bernardo)

Un esempio? “La festa de Noantri” che era l’evento clou della Roma trasteverina e oggi è solo una piccola festicciola di quartiere che non vale più nulla. La malinconia è un sentimento ricorrente in me, mi fa scavare in fondo quando sono solo ed è il più grande recipiente da cui attingo quando scrivo».

Ma a Roma c’è una bellezza da preservare e la missione dei suoi cittadini è quella di consegnarla intatta ai posteri. In questo, anche la poesia può e deve fare la sua parte. Per aiutare a riscoprire il bello e per cantarlo a chi non vede altro che problemi: «Ho volutamente messo nei testi tanti riferimenti ai monumenti di Roma, perché sono una parte fondamentale della nostra città. Ad esempio io frequentavo un liceo vicino al Colosseo e dopo un po’ quella straordinaria opera era diventata, per me, semplicemente la fermata della metro. I romani sono abituati a vivere immersi nella bellezza e quasi non la notano più. La scrittura dovrebbe avere questo compito: riportarla alla luce. La Cultura e l’arte sono però fondamentali per la crescita. E in questo, Roma non è seconda a nessuno e da lì deve ripartire».

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romanamente-copEmiliano Bernardini, Fabio Bernardo
Romana Mente
Ed. Porto Seguro 2016
€ 12,90

 

 

 

I VERSI DEL POETA EMILIANO BERNARDINI, TRA MALINCONIA E DENUNCIA

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