GIOVANI, ROSE MARIE SCAPPIN: COLTIVARE IL VOLONTARIATO GIÀ DA GIOVANISSIMI
Nel convegno CSV Lazio del 16 giugno, Rose Marie Scappin sarà nel panel dedicato alle nuove forme di attivismo civico. «Il volontariato è risorsa preziosa ed irrinunciabile nella formazione del percorso di ognuno di noi come persona e come cittadino»
di Paola Romano
05 Giugno 2023
Rose Marie Scappin 23 anni li ha compiuti da poco. Un bel sorriso gentile e tanto entusiasmo, ma anche uno sguardo consapevole, che vede lontano.
Continua il ciclo di approfondimenti che Reti Solidali propone in vista del convegno Costruire il presente immaginando il futuro che CSV Lazio propone per il prossimo 16 giugno. Un’occasione di confronto su alcuni temi chiave che interpellano oggi il volontariato, nella costruzione dell’interesse generale. Il convegno sarà articolato in tre panel e Rose Marie Scappin, Gruppo Giovani Circolo S. Pietro, porterà la sua esperienza nel primo, dedicato ai cambiamenti che attraversano il volontariato e alle nuove forme di attivismo civico.
Italo-francese, nata a Nizza, ma cresciuta a Roma, vive tra quest’ultima e Londra, dove sta seguendo un corso di Gemmologia presso la Gemmological Association of Great Britain.
Dopo il liceo, nella Marymount International School di Roma, si laurea all’Università La Sapienza in Scienze Archeologiche con indirizzo classico, quindi un master in Museum and Artefact Studies, che la porta nel Regno Unito, all’Università di Durham.
Accompagnano la sua adolescenza, l’amore per gli animali – Rose Marie Scappin è stata infatti volontaria per il Centro Soccorso Tartarughe Marine del WWF, a Lampedusa, per salvare le Caretta Caretta – e la passione per l’equitazione, che inizia a praticare da piccolissima e, per diversi anni, anche a livello agonistico. Sui libri costruisce, però, gli obiettivi più importanti. «Posso dire che lo studio ha stimolato in me l’amore per la storia, l’arte e soprattutto l’archeologia. Il mio sogno è proseguire la ricerca su gioielli storici e l’archeo-gemmologia».
L’esperienza nel Gruppo Giovani del Circolo San Pietro
Ed è proprio sui banchi di scuola che Rose Marie, giovanissima, si avvicina al volontariato. «Noi giovani eravamo fortemente incoraggiati a dare il nostro contributo ad organizzazioni quali la Caritas, Operation Smile ed altre. A 16 anni ho avuto l’importante opportunità di essere inserita nel Gruppo Giovani del Circolo S. Pietro». Una realtà che è un pezzo importante della storia della città. Fu fondato infatti a Roma nel 1869, su impulso del Beato Pio IX , proprio da un gruppo di giovani, a cui era stato affidato il primo impegno di carità: assicurare, cioè, un pasto ai poveri della città. Un impegno, mai venuto meno per quasi un secolo e mezzo, tanto da essere noto a Roma come “la minestra del Papa” e da ricevere nel 2019 la Medaglia d’oro al merito civile, quale “…Mirabile esempio di straordinarie virtù civiche, morali e spirituali, orientate all’esaltazione dell’amore per il prossimo e alla difesa della dignità umana”. La Commissione “Cucine Economiche” venne istituita, infatti, nel 1877, per volontà di Sua Santità, che al Circolo donò le pentole dell’esercito pontificio, gli Zuavi, perché “l’esercito dei poveri, che non sarebbe mai mancato alla Chiesa, avesse sempre una minestra calda”.
Attualmente, distribuisce all’anno qualcosa come 120 quintali di derrate alimentari di vario tipo in circa 800 pacchi per le famiglie bisognose e, nelle tre cucine dislocate in diversi punti della città, oltre 45mila pasti completi. Il Circolo possiede e gestisce poi diverse Opere al servizio dei bisognosi. Ricoveri per i senza tetto, l’Asilo Notturno, che contano 8.500 pernottamenti l’anno e che offrono posti letto per “un dignitoso riparo per la notte”, quindi il Servizio Guardaroba, i Centri Operativi e di Ascolto e Assistenza e le Case Famiglia. Tra quest’ultime, quella in Via della Lungaretta, che accoglie i genitori dei bambini ricoverati presso l’Ospedale Pediatrico del Bambino Gesù, e quella in Via San Giovanni in Laterano. «Come sanno in molti, Circolo S. Pietro è un’associazione che è parte integrante della storia di Roma stessa da 154 anni». Ci racconta Rose Marie. «Ha attraversato due guerre mondiali, calamità, nuove povertà e, non ultima, la pandemia da Covid 19, cercando di dare conforto e aiuto ai più poveri, agli esclusi e alleviando il loro stato di bisogno materiale e spirituale. Nel mio approccio ad una realtà così strutturata eppure innovativa, inizialmente, forse, ha prevalso il senso di dovere civico e morale, ma poi, vivendo l’esperienza del volontariato in prima persona, ho assaporato l’intima gioia di far parte di un progetto orientato al bene e che porta del bene concretamente. Questo sicuramente mi ha motivato a dare di più». Un impegno, il suo, perseguito con assiduità e che ha toccato e tocca vari settori e bisogni della società.
Coinvolgere i giovani
Perché il Circolo S. Pietro è molto attento a coinvolgere i giovani in diverse attività. Proprio per dar loro modo di esplorare e sperimentare tutte le realtà in cui è richiesto un impegno in prima linea. «Così, ad esempio, ho partecipato all’evento di retake nella nostra Casa Famiglia, un luogo sicuro e accogliente, dedicato alle famiglie che hanno i propri figli ricoverati nell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, dove tutti noi abbiamo restaurato, dipinto e decorato locali, mobili e molto altro. Ho partecipato alle raccolte alimentari presso i supermercati di Roma per la Commissione delle Cucine Economiche, da sempre impegnata nella distribuzione dei pasti per i propri assistiti. Un’altra esperienza importante è stata, poi, la raccolta delle offerte alla Basilica di San Pietro, in occasione delle Giornate della Carità del Papa».
Il Gruppo Giovani, poi, svolge regolarmente anche incontri di catechesi e di riflessione in cui i ragazzi possono parlare delle proprie esperienze, degli interrogativi e dei pensieri che accompagnano la loro crescita. «In ultimo, ho avuto il grande piacere di partecipare anche alle Esposizioni Natalizie del Circolo di S. Pietro, un momento gioioso e festoso in cui tutti sono chiamati a contribuire, aiutando le responsabili di Commissione con gli allestimenti e nell’accoglienza dei visitatori durante le giornate di esposizione».
Per Rose Marie Scappin l’identità del Circolo S. Pietro trova la sua definizione più vera nelle parole di Papa Francesco. «“Mi colpisce sempre vedere i numeri delle vostre attività”, ha detto il Santo Padre quando ci ha ricevuti in febbraio, “non per i numeri in se stessi, ma perché dietro ci sono altrettanti volti, ci sono storie, ci sono molto spesso le ferite, le piaghe”. Ecco, è questo che cerchiamo di fare, essere attenti, prima di altro, a restituire dignità a chiunque bussi alla nostra porta. Ogni giorno di servizio al Circolo è occasione per fare mia quella capacità di scorgere le difficoltà dell’altro e di farsene carico perché è questo – mi insegnano i soci con più esperienza – che definisce la fisionomia di un’associazione che, da 150 anni, è braccio operativo della Carità del Papa. L’accoglienza del meno fortunato, nelle Cucine, nelle Case famiglia e in ognuna delle nostre Opere, viene prima dell’aiuto strettamente inteso, prima dei pasti, dei letti e degli abiti offerti. Per noi giovani è davvero formativo comprendere a fondo che il gesto isolato di generosità non appartiene al Circolo S. Pietro».
Uno sguardo al futuro
Sul futuro del volontariato e sulle forme emergenti di attivismo civico come risorsa, non sempre valorizzata, Scappin ha idee molto chiare. A partire dal coltivare l’impegno nel volontariato sin dai primi anni scolastici, selezionando diverse attività a seconda delle età e delle potenzialità di ognuno. «Perché credo che poter avere la possibilità di sentirsi utili e partecipi nelle difficoltà dei più deboli offra uno strumento prezioso, anche ai più giovani, che possono così sentirsi parte attiva di un qualcosa che supera i confini del proprio quotidiano. Ciò presupporrebbe un maggiore ascolto da parte della società, delle istituzioni, che, a volte, possono apparire lontane o indifferenti. Non si tratta solo di dedicare una parte delle proprie risorse al volontariato, quanto, piuttosto, di inserirlo come risorsa preziosa ed irrinunciabile nella formazione e nella progettazione del percorso di ognuno di noi come persona e come cittadino. Un aspetto che ritengo di gran valore del volontariato è che ti insegna ad ascoltare, a condividere le situazioni, i sentimenti e le emozioni di persone che magari non hai mai incontrato prima. Fare volontariato può anche essere una sfida personale, perché ti dà l’occasione di confrontarti con diverse realtà, ti mette alla prova sollecitando le tue risorse più nascoste e sicuramente contribuisce alla crescita continua di ognuno di noi».
A questo link l’intervista a Enrico Serpieri, che ha introdotto il primo world cafè, a questo l’intervista a Gianluca Cantisani, che ha introdotto il secondo. Qui l’intervista doppia ad Annalisa Casino e Monica Di Sisto, che hanno introdotto il terzo world cafè.