SALUTE: RELIGIONI E CULTURE IN CORSIA SONO IMPORTANTI
"Salute e spiritualità" è il libro che aiuta ad affrontare il problema di accogliere, nelle strutture sanitarie, le differenze.
23 Ottobre 2015
Si guarisce meglio se si affronta la malattia con serenità, sul piano psicologico e anche su quello della spiritualità. E gli operatori sanitari svolgono meglio il loro lavoro se riescono a comunicare con il malato, trasmettendogli la sensazione di essere accudito. In una società multietnica, tutto questo diventa più difficile. Ogni cultura, ogni religione ha una concezione della salute e della malattia, della nascita e della morte, della felicità e del dolore. Spesso i pazienti stranieri non riescono entrare in comunicazione con i medici e gli operatori, e viceversa. Cresce la diffidenza reciproca, a volte scoppiano conflitti. Affrontare il problema di come accogliere nelle strutture sanitarie chi appartiene a culture e religioni differenti è necessario per rispettare il diritto alla salute delle persone, ma è anche conveniente, perché semplifica il lavoro e porta a risultati migliori.
I Centri di Servizio per il Volontariato del Lazio Cesv e Spes hanno da poco pubblicato “Salute e spiritualità nelle strutture sanitarie”, un volume contenente riflessioni e indicazioni per rendere più efficace e umanizzante l’accoglienza nelle strutture sanitarie a persone che appartengono a culture e religioni diverse da quella cattolica.
La pubblicazione raccoglie i contributi di un corso di formazione regionale su “Accoglienza e pluralismo culturale e religioso nelle strutture sanitarie per operatori del volontariato dell’area sanitaria e socio-sanitaria”, che si è svolto nel 2013 a Roma che ha coinvolto i volontari delle associazioni che operano all’interno delle strutture sanitarie della regione Lazio: partendo dal principio di uguaglianza nella malattia e del diritto alla cura e all’assistenza, la finalità era quella di promuovere la conoscenza delle diversità culturali e religiose, per affrontare nel migliore dei modi sia la delicata fase dell’accoglienza, che quella della degenza.
Il significato della sofferenza
Il volume prende in considerazione la maggior parte delle comunità religiose presenti a Roma – Avventismo, il Bahá’ismo, il Buddismo, il Cattolicesimo, l’Ebraismo, l’Induismo, Islam, Ortodossia, Protestantesimo, Sikismo – e contiene schede che nel dettaglio forniscono indicazioni per un approccio competente e rispettoso. Infatti il corso da cui è nato aveva un duplice obiettivo: fornire le competenze relazionali per rendere efficace una comunicazione in ambito multiculturale e aiutare a comprendere il significato della salute, della sofferenza e della morte nelle diverse religioni, favorendo la conoscenza dei simboli religiosi, delle abitudini e degli aspetti etici, per imparare ad ascoltare ed ad accogliere l’altro in maniera più empatica.
Il corso ha rappresentato una delle poche iniziative del genere effettuate nel panorama sanitario nazionale e, in un Paese come il nostro in cui il tema dell’accoglienza è molto controverso, non è scontato che si realizzino progetti che promuovono accoglienza e pluralismo culturale e religioso.
Il valore di consolazione della preghiera
Ed infatti, questa pubblicazione non nasce dal nulla, ma è il punto di arrivo di un lungo percorso – iniziato nel 2010 – nella ASL Roma E, che si è distinta negli ultimi anni per l’attenzione al rispetto dei diritti delle persone all’interno delle proprie strutture ospedaliere e territoriali. All’interno di questo interesse, constatando che il pluralismo religioso è un fenomeno in crescita nel nostro Paese e di quanto siano aumentati anno dopo anno i ricoveri di persone con culti, culture e abitudini diverse, un approccio innovativo è apparso necessario e così, dalla collaborazione con il Tavolo Interreligioso di Roma, la sezione italiana di Religions for peace, l’AVO-Associazione volontari ospedalieri, Cittadinanzattiva, i referenti delle diverse religioni ed il supporto del Cesv, è stato elaborato un progetto di riflessione e condivisione che nel tempo si è rivelato fecondo.
Primo step di questa collaborazione è stata l’istituzione di un gruppo di lavoro chiamato “Laboratorio per l’accoglienza delle specificità culturali e religiose nella Asl Rm E” che, partendo dalla considerazione che l’accoglienza nelle strutture di cura non può prescindere dal rispetto culturale e religioso specifico del paziente, ha accolto considerazioni, idee ed esperienze. Questo ha una dimensione etica, ma anche una molto concreta: rispettare la totalità della persona può avere anche un’importante funzione terapeutica, perché potenzia il valore di consolazione della preghiera.
Le tappe del progetto
Questo laboratorio ha prodotto numerose importanti esperienze, prima tra tutte la pubblicazione del 2011 dell’opuscolo dal titolo “L’accoglienza delle differenze e specificità culturali e religiose nelle strutture sanitarie ospedaliere e territoriali della Regione Lazio. Raccomandazioni per gli operatori sanitari da parte delle comunità religiose”, che si è rivelato uno strumento utile di informazione e di sensibilizzazione per gli operatori del settore e, a seguito della sua diffusione, ha fatto anche da stimolo per altre realtà ospedaliere, per avviare analoghe esperienze di accoglienza.
Sono seguite poi altre proposte: la redazione e diffusione di un Albo di assistenti ed interlocutori religiosi disponibili a chiamata, accreditati presso l’Azienda sanitaria, individuati dalle comunità d’appartenenza; la sottoscrizione di un Protocollo d’intesa tra la Asl RmE e le confessioni religiose e associazioni che hanno costituito il laboratorio – protocollo che si pone come obiettivi il completo riconoscimento del diritto all’assistenza e sostegno spirituale e religioso delle persone che si rivolgono alle strutture socio-sanitarie e ospedaliere da parte dei referenti del proprio culto, e la collaborazione per favorire oltre l’assistenza spirituale e religiosa, consulenza e mediazione per problematiche legate alle differenze culturali e religiose, un protocollo che rimane aperto a chi decida di aderire.
Altro obiettivo raggiunto è stata la proposta di uno spazio da adibire a “luogo di apertura al silenzio” nel quale ognuno possa esprimere il proprio credo.
Lavorare assieme su valori comuni
Il valore innovativo del progetto era già stato riconosciuto nel 2012, quando gli è stato attribuito il riconoscimento “Public Affair Awards”. Tra le motivazioni l’auspicio che l’iniziativa potesse essere riproposto anche in altre ASL della regione, cosa che in realtà si è avverata. Il progetto ha travalicato i confini regionali, l’interesse ha coinvolto anche altri territori e strutture universitarie, e la presentazione del volume, prevista per il 10 dicembre 2015 alla regione Lazio, sarà l’occasione per presentare tutti le iniziative future che si stanno realizzando partendo d a questo progetto.
Il progetto ha avuto, tra gli altri, il patrocinio dell’Ordine dei medici di Roma, dell’Associazione medici cattolici italiani, dell’Associazione medica ebraica, dell’Associazione medici stranieri in Italia, della Federazione nazionale collegi infermieri e dell’Associazione Teca – Tutela etica per la cura e l’assistenza.
Questa esperienza ha aperto la strada per la costruzione di un percorso per favorire la conoscenza di culture, tradizioni, sistemi sociali, per anticipare i bisogni e pianificare le attività a favore dei cittadini tutti. Una occasione importante per far crescere una cultura dell’accoglienza e del dialogo, nonché una esperienza innovativa e particolarmente importante ed interessante perché realizzata da volontariato, comunità religiose in sinergia con le istituzioni: lavorare insieme sulla base di valori comuni avendo riferimenti religiosi diversi non era immaginabile fino a pochi anni fa, ma i cambiamenti demografici in corso hanno posto una sfida che è stata raccolta ed ha rappresentato una grande opportunità per tutte le persone che me sono state coinvolte.