CONTRO LA POVERTÀ EDUCATIVA, SERVONO “STELLE DI PERIFERIE”
Così si chiama il progetto del Centro Alfredo Rampi, che con Terzo settore e scuole di periferia vuole costruire "avamposti civili di conoscenza"
04 Ottobre 2018
Nel Lazio sono sette i progetti contro la povertà educativi finanziati dall’Impresa sociale Con I Bambini, grazie al Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile istituito nel 2016. Uno di questi, Stelle di periferia, è stato presentato ieri, 3 ottobre, a Roma e l’evento è stato anche l’occasione per parlare di tutti i progetti (uno dei quali è “Tutti a Scuola”, che ha per capofila Cesv).
Ogni progetto ha le proprie specificità, ma tutti si svolgono nelle periferie, là dove la dispersione scolastica è più alta, molto più della media nazionale. Secondo i dati del 2011, ad esempio, nel Municipio 5 (Prenestino) soltanto il 57% degli adolescenti tra i 14 e i 17 anni risultava iscritto ad una scuola secondaria.
GLI OBIETTIVI. I progetti hanno alcuni obiettivi in comune: combattere la povertà educativa aiutando i ragazzi a riscoprire a valorizzare le proprie potenzialità, coinvolgere le famiglie in percorsi di consapevolezza (tanto più che la povertà educativa non è un problema solo dei bambini e dei ragazzi), costruire o potenziare la comunità educante. E, naturalmente, supportare le scuole di periferia – che sono oggi il luogo in cui sistematicamente si riversano tutti i problemi sociali – e collaborare con loro per la costruzione di percorsi inclusivi. Molte scuole sono fortemente impegnate sul tema e mettono in campo iniziative e progetti, che però non raggiungono risultati soddisfacenti se non si situano all’interno, appunto, di una comunità educante.
STELLE DI PERIFERIE. Il progetto “Stelle di periferie – Scuole attive per l’inclusione” vede come capofila il Centro Alfredo Rampi ed è nato dalla sinergia tra quattro Municipi di Roma (5, 6, 10 e 14), cinque istituti scolastici, dieci enti di Terzo settore. Prevede diverse azioni: attività sulla sicurezza dell’edificio scolastico e del quartiere, counseling, potenziamento del metodo di studio, corsi di italiano, laboratori ludico-espressivi. E un’idea condivisa anche dagli altri progetti: le scuole di periferia come spazi aperti, che i ragazzi sentano come propri. Obiettivo del progetto è «far diventare la scuola un centro di aggregazione pomeridiano per genitori e ragazzi sul modello del campus americano». Si cercherà inoltre di rendere le famiglie protagoniste e si prevede «un forte affiancamento agli insegnanti per implementare il loro impegno “di trincea” con le risorse della comunità educante».
SCUOLE DI PERIFERIA, SCUOLE DI VITA. È noto che successo scolastico e successo esistenziale sono strettamente collegati: anche per questo è essenziale il contrasto alla povertà educativa «lì dove i valori si formano» (Eleonora di Maggio, Cesv). Le scuole di periferia sono il luogo in cui tutte le diversità si incontrano, e quindi sono luoghi di inclusione, ma anche luoghi di elaborazione di nuovi modelli di dialogo, convivenza e conoscenza, tanto che possono diventare «avamposti civili attraverso la conoscenza» (Daniele Biondo, centro Alfredo Rampi). E sono luoghi di costruzione di quella fiducia in se stessi e nelle proprie potenzialità indispensabile per un percorsi di vita soddisfacente.
La costruzione di una comunità educante che le sostenga, da una parte valorizza quelle risorse che nelle periferie esistono e che sono spesso sottovalutate (associazionismo, movimenti, creatività), dall’altra è il presupposto per vincere la povertà educativa e dunque, ridando un futuro ai ragazzi, darlo alla società tutta.
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