ROMA. È ORA DI DIRE BASTA AGLI SGOMBERI DELLE ASSOCIAZIONI
Avevano sedi in locali del Comune a canone ridotto. Sono state sommerse da richieste di arretrati e sfratti. La soluzione c'è, basta volerla
17 Maggio 2018
La notizia è dell’11 maggio scorso: il vicesindaco di Roma Luca Bergamo si è impegnato a bloccare 113 sgomberi di altrettante sedi di associazioni, asili e spazi sociali destinati a varie attività, che hanno la loro sede in immobili di proprietà del Comune stesso. Bergamo, per altro è già intervenuto in favore dell’Angelo Mai e del Teatro Petrolini.
Il problema delle associazioni e degli enti non profit – di cui abbiamo parlato più volte su Reti Solidali – che hanno la loro sede in locali di proprietà del Comune di Roma con canone ridotto al 20% del presunto valore di mercato e che sono state sfrattate e hanno ricevuto richieste esorbitanti di arretrati, sembra avvicinarsi ad una soluzione, sia pure incompleta e transitoria.
LA LETTERA. Alcune associazioni, probabilmente una quarantina, hanno ricevuto dal Dipartimento Patrimonio Sviluppo e Valorizzazione del Comune di Roma una lettera, indirizzata anche ad Aequa Roma, la società cui l’Amministrazione ha affidato il compito di gestire le entrate tributarie, extratributarie e patrimoniali. Nella lettera si legge che, «considerato che la Corte dei Conti, da recenti sentenze, ha riconosciuto la validità dell’applicazione del canone ridotto e agevolato per gli immobili adibiti ad uso sociale e culturale», si fissa l’indennità d’uso (quello che abitualmente chiamiamo affitto) al 20% del valore di mercato.
IL COORDINAMENTO. La motivazione conferma la correttezza dell’impostazione scelta dal Coordinamento Valore Sociale, che nel marzo 2016 aveva contestato l’impostazione del Vice Procuratore della Corte dei Conti Regionale del Lazio Guido Patti, il quale – vedendo nel canone ridotto un grave danno erariale – aveva avviato una serie di procedimenti di indagine, sfociati poi nelle richieste di arretrati e negli sfratti. La Corte stessa, con una serie di sentenze, aveva poi riconosciuto la legittimità di tali canoni.
«Queste lettere sono il frutto del lavoro, che il Dipartimento sta facendo, di accertamento delle posizioni delle singole associazioni ed enti. Se nella sede assegnata con l’indennità d’uso al 20% le associazioni stanno effettivamente svolgendo le attività previste, allora l’amministrazione riconosce la legittimità dell’indennità d’uso al 20%. Rimarranno fuori quelli che secondo l’Amministrazione, a torto o a ragione, non svolgono le attività previste nella concessione», spiega l’avvocato Stefano Rossi, consulente del CESV-Centro di Servizio per il Volontariato del Lazio, che ha seguito fin dall’inizio questa vicenda.
I PROBLEMI APERTI. Restano però alcune domande. La prima riguarda il pregresso e le ingenti richieste di arretrati arrivate alle associazioni. Secondo l’avvocato Rossi, nelle comunicazioni fino ad ora pervenute «l’Amministrazione ha indicato la data dalla quale ha efficacia l’applicazione di una indennità d’uso al 20%, retroagendo fino alla data in cui in precedenza era stato richiesta l’indennità al cosiddetto 100% del valore di mercato. Bisognerà però trovare una soluzione per chi ha già pagato gli arretrati richiesti e auspico che a questi casi venga data la precedenza. Ci sono due possibilità, anche in base all’ammontare del credito che l’associazione vanta: o Aequa Roma bonifica la differenza, o scala progressivamente il proprio debito dai pagamenti futuri.» E sembra che questa seconda sia l’ipotesi più probabile.
Resta anche il problema degli sfratti, o più correttamente, del rilascio dei locali: alcune associazioni hanno lasciato la sede, la maggior parte resiste, ma con quali prospettive? Recentemente, l’istituto Vaccari ha perso il ricorso al Tar, ma secondo Stefano Rossi il problema è che «gli ordini di rilasciare i locali sono stati dati non perché questi enti fossero morosi, ma perché la concessione era scaduta e quindi il Tar non poteva che prenderne atto. Si poteva però trovare una soluzione transitoria, sia nel caso dell’Istituto Vaccari, che negli altri.» C’è però almeno una buona notizia: «L’Amministrazione, in passato, ha manifestato la volontà di riassegnare questi locali, mettendoli a bando. Questo era un ulteriore problema per le associazioni che, risultando morose a causa della richiesta di arretrati, non avrebbero potuto partecipare. Ora invece, non risultando più morose, possono farlo.»
La dichiarazione del vicesindaco Bergamo, apre nuove speranze di soluzione al problema: è solo questione di volontà politica
IL REGOLAMENTO.Un po’ di incertezza, per le associazioni, è stata creata dal fatto che alcune hanno ricevuto da Aequa Roma i bollettini per il pagamento del canone ridotto al 20%, ma non la lettera del Dipartimento. In realtà, questo probabilmente succede perché quest’ultimo comunica con Aequa Roma via pec, con le associazioni attraverso una raccomandata. Ma se Aequa Roma manda il bollettino al 20% è perché ha ricevuto la comunicazione.
Il vero problema, ora, è che non ci sono notizie riguardo il nuovo regolamento in materia, che avrebbe dovuto essere stato approvato già molto tempo fa e che aiuterebbe a fare chiarezza almeno per il futuro.
IL CODICE DEL TERZO SETTORE. Nel frattempo, apre nuovi scenari il Codice del Terzo Settore, che all’articolo 71 prevede che «Lo Stato, le Regioni e Province autonome e gli Enti locali possono concedere in comodato beni mobili ed immobili di loro proprietà, non utilizzati per fini istituzionali, agli enti del Terzo settore, ad eccezione delle imprese sociali, per lo svolgimento delle loro attività istituzionali».
A questo punto, è solo questione di volontà politica: si tratta di riconoscere il valore della logica della gratuità, da una parte, e dall’altra di rispondere alla domanda: davvero tutto deve essere messo a bando? Davvero tutto deve rispondere alla logica del reddito economico?
Per verificare il saldo dei pagamenti e per informazioni, gli enti possono rivolgersi ad Aequa Roma: tel. 0657131800- 800894388, e-mail: patrimonio@aequaroma.it
Se avete correzioni o suggerimenti da proporci, scrivete a comunicazione@cesv.org