SESSANT’ANNI DELLA MARCIA DELLA PACE: ALDO CAPITINI E L’IMPEGNO PER LA SOLIDARIETÀ TRA I POPOLI
Apriamo uno spazio di approfondimento sui personaggi e le tematiche che hanno segnato la storia di questo appuntamento
di Marco Dolfi
27 Settembre 2021
Il 24 settembre del 1961 si tenne la prima Marcia della Pace e della Fratellanza fra i popoli tra Perugia e Assisi. Il principale promotore di questo evento fu Aldo Capitini, che si batté affinché la marcia fosse una testimonianza vivida a favore della nonviolenza, della pace e della solidarietà tra i popoli.
Capitini, filosofo, politico, antifascista, poeta ed educatore, prese spunto dai pacifisti anglosassoni che nel 1958, guidati dal filosofo Bertrand Russell, si radunarono ad Aldermaston per una protesta antinucleare. Fu così che nella marcia tra Perugia e Assisi si radunarono più di 20 000 persone, fra cui anche personaggi del calibro di Piovene, Guttuso, Ernesto Rossi, Arpino e Italo Calvino al motto di «per la pace e la fratellanza tra i popoli».
Capitini e la nonviolenza
All’indomani del successo mediatico e di partecipazione della prima Marcia della Pace, Capitini, nel libro «Opposizione e liberazione», descrisse così l’esperienza:
«Aver mostrato che il pacifismo, che la nonviolenza, non sono inerte e passiva accettazione dei mali esistenti, ma sono attivi e in lotta, con un proprio metodo che non lascia un momento di sosta nelle solidarietà che suscita e nelle non-collaborazioni, nelle proteste, nelle denunce aperte, è un grande risultato della Marcia».
Nel 1962, Capitini fondò il Movimento nonviolento per la Pace, di chiara ispirazione ai valori gandhiani. Il Movimento nasceva a testimonianza dell’impegno di Capitini a partire dalla militanza antifascista, e di sensibilizzazione per la pace infra-nazionale e internazionale. Il suo coinvolgimento diretto lo spinse in una collaborazione con Norberto Bobbio, il quale pubblicò le loro riflessioni comuni sul tema del pacifismo nell’opera «Il problema della guerra e le vie della pace» del 1979.
La bandiera della pace
In occasione della Marcia del 1961, venne utilizzata per la prima volta la bandiera della pace, simbolo di opposizione a tutte le guerre e di fratellanza e solidarietà tra i popoli.
A partire dalla seconda metà del XX secolo, in più occasioni diversi movimenti pacifisti hanno adottato delle bandiere particolari come simboli della pace. L’arcobaleno, simbolo di pace presso molte civiltà antiche, è stato spesso utilizzato da intellettuali e pacifisti in varie manifestazioni nonviolente. La bandiera arcobaleno raggiunge la sua massima popolarità nel 2002 come manifestazione di protesta contro la guerra in Iraq. Da quell’anno è considerata un simbolo universale di amore e fratellanza riconosciuto da tutte le culture e da tutti i popoli.
La Marcia della Pace fino ad oggi
L’eredità di Capitini è rimasta nel tempo. La seconda marcia si svolse 17 anni dopo nel 1978, sempre tra Perugia e Assisi con il motto «mille idee per la pace».
La terza marcia si tenne il 27 Settembre 1981 mentre la quarta, che si opponeva all’installazione di missili Cruise a Comiso, si tenne il 6 Ottobre 1985, utilizzando il motto: «svuotiamo gli arsenali, riempiamo i granai», più volte richiamato ufficialmente dall’allora presidente della Repubblica Sandro Pertini.
Dal 1985 ad oggi, la marcia della pace Perugia-Assisi si tiene con cadenza biennale ed è l’appuntamento più importante per tutto il movimento pacifista Italiano. Con il tempo, molte altre marce si sono sviluppate in varie città italiane, così da permettere a chiunque di prendervi parte.
Nel 2020, a causa della pandemia, la marcia si è tenuta in forma statica. I partecipanti, posizionati lungo il percorso, si sono uniti simbolicamente con un unico nastro.
Ricordiamo la prima Marcia con le parole che scrisse un cronista d’eccezione, Gianni Rodari: «C’è gente d’ogni condizione sociale; il deputato cammina fianco a fianco al mezzadro, lo scrittore famoso accanto al professionista, al contadino umbro, allo studente romano. Delegazioni sono giunte da Cosenza, da Messina, da Palermo, da Trento, da Pescara, da Torino, da Genova, da Milano, da Taranto. Professori universitari, artisti, dirigenti sindacali si mescolano alle famiglie venute al completo, con la borsa per la merenda, alle ragazze in costume, agli sportivi».