ABUSO SUI MINORI: LE PAROLE SONO IMPORTANTI

Il Lazio tra le regioni ad alta criticità per la sesta edizione dell'Indice regionale sul maltrattamento all’infanzia in Italia di Fondazione Cesvi. «Investire sull’educazione al linguaggio positivo di bambini, genitori e comunità educante»

di Laura Badaracchi

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Non arrivano segnali confortanti dalla 6a edizione de Le parole sono importanti  Indice regionale sul maltrattamento all’infanzia in Italia, presentato il 3 luglio da Fondazione Cesvi al Senato e redatto dalle ricercatrici Giovanna Badalassi e Federica Gentile.

cesviIl rapporto, che fa il quadro della situazione nelle Regioni con un focus sul ruolo del linguaggio negli abusi e nella cura di bambine e bambini, registra l’abuso psicologico su ben il 36% dei 55 milioni di minori in Europa, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità: si tratta della forma più diffusa di violenza nei confronti dei minori. E nel nostro Paese essere bambini al Centro-Sud è meno sicuro, tra fattori di rischio e carenza di servizi. Come prevenzione, «occorre investire sull’educazione alla cura e al linguaggio positivo di bambini, genitori e comunità educante, partendo dalla formazione dei professionisti e dalla ricerca di un linguaggio condiviso su maltrattamento e cura nei tavoli di coordinamento territoriale». Il rapporto presenta una graduatoria basata su 64 indicatori, classificati rispetto a sei diverse capacità: capacità di cura di sé e degli altri, di vivere una vita sana, di vivere una vita sicura, di acquisire conoscenza e sapere, di lavorare, di accedere a risorse e servizi. Con l’espressione “maltrattamento infantile” si fa riferimento a varie forme di abuso e trascuratezza nei confronti di persone con meno di 18 anni. Le tipologie riconosciute sono abuso fisico, abuso sessuale, abuso psicologico e trascuratezza, che in comune hanno conseguenze di danni a salute, sopravvivenza, sviluppo e dignità del minore.

Il Lazio tra le regioni ad alta criticità

cesviLa regione dove il contesto legato ai fattori di rischio è massimo risulta la Campania, all’ultimo posto e preceduta nell’ordine da Sicilia, Puglia e Calabria, tutte invariate rispetto alla rilevazione precedente. Arretrano di una posizione la Valle d’Aosta, il Lazio, l’Abruzzo, la Sardegna. Rispetto ai servizi di prevenzione e cura del maltrattamento all’infanzia, fra le regioni considerate “ad alta criticità” – ovvero, a fronte di fattori di rischio elevati non corrisponde una reazione del sistema dei servizi, rimasti al di sotto della media nazionale – rientra anche il Lazio. E sulla capacità di fronteggiare il maltrattamento all’infanzia, nella sintesi tra fattori di rischio e servizi, il Lazio peggiorano di tre posizioni. Il rapporto sottolinea «l’importanza di adottare un approccio che permetta di prendersi cura degli abusati, intervenire su chi abusa, interrompere la trasmissione intergenerazionale della violenza e prevenire l’abuso, individuando i fattori di rischio e rafforzando i fattori protettivi, considerando il contesto sociale. I fattori di rischio che aumentano la probabilità dei bambini di subire il maltrattamento possono essere contrastati o mitigati dai fattori protettivi, che agiscono come efficaci strumenti preventivi, riducendo la probabilità di subire maltrattamento e prevenendo in modo strutturale il fenomeno».

Le Case del sorriso

Stefano Piziali, direttore generale di Cesvi, ha riferito che la Fondazione «fa un importante lavoro di prevenzione e di cura con le Case del Sorriso, sostenendo i bambini e le loro famiglie, accompagnandoli in percorsi di crescita e consapevolezza finalizzati a promuovere il benessere familiare, a creare ambienti protetti e sicuri dove potersi esprimere e opportunità educative e formative». Infatti per aiutare i bambini in condizioni di vulnerabilità in Italia sono attive 4 Case del Sorriso a Milano, Bari, Napoli e Siracusa, che supportano oltre un migliaio di minori e circa 300 genitori: «I minori ricevono sostegno educativo, possono praticare sport e seguono attività ludico-ricreative, col supporto di educatori e psicologici attenti a rilevare e gestire qualsiasi problema legato a situazioni di disagio familiare». All’estero, le Case del Sorriso si trovano in Paesi con alti livelli di povertà e mortalità infantile: in Brasile, ad Haiti, in India, Sudafrica, Perù e Zimbabwe. Il Programma prevede inoltre interventi a favore dell’infanzia in zone colpite da gravi emergenze umanitarie come Ucraina, Turchia, Libia e Marocco, dove la Fondazione ha istituito i Child Safe Space, centri diurni su misura per minori in cui svolgere attività educative e ricreative insieme ai propri coetanei e dove ricevere supporto psicosociale.

Replicare le buone prassi

Cesvi
Stefano Piziali: «La Fondazione fa un importante lavoro di prevenzione e di cura con le Case del Sorriso, sostenendo i bambini e le loro famiglie, accompagnandoli in percorsi di crescita e consapevolezza finalizzati a promuovere il benessere familiare»

«Il divario esistente tra regioni rispetto ai fattori di rischio e ai servizi in risposta al fenomeno del maltrattamento esprime una vera e propria diseguaglianza di opportunità per le bambine e i bambini e interroga la responsabilità adulta su tutti i fronti: genitoriale, sociale, politico. È infatti la comunità adulta a essere interpellata sulla necessità di invertire la rotta, con un’offerta competente, flessibile e il più possibile diffusa; è una responsabilità culturale, organizzativa, di risorse che coinvolge anche le regioni virtuose e stabili», ha osservato Marianna Giordano, presidente del Cismai (Coordinamento italiano servizi contro maltrattamento e abuso dell’infanzia), aggiungendo: «Vi sono territori che esprimono già modelli virtuosi: vanno valorizzati nella loro capacità di prevenire, valutare e curare. E vanno sviluppati come modelli replicabili in altri contesti: un lavoro che richiede investimento di risorse e tempo oltre che capacità di agire capillarmente. In questo processo è fondamentale continuare a osservare e rilevare il fenomeno del maltrattamento, nominarlo nel modo corretto, portandolo sempre più all’attenzione dei decisori pubblici come un’emergenza sociale».

 

Foto: Roger Lo Guarro per Cesvi

 

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