SIAMO VALORE SOCIALE. NOTE DALLA PRIMA GIORNATA DELL’ASSOCIAZIONISMO
Ieri la prima Giornata dell'Associazionismo promossa dalla Consulta APS del Forum Terzo Settore. Appello al Governo per una maggior attenzione al welfare nella prossima Legge di Bilancio
29 Settembre 2023
Con grande partecipazione si è svolta ieri la prima Giornata dell’Associazionismo, presso l’Aula Magna della Facoltà di Architettura dell’Università Roma Tre, promossa dalla Consulta APS del Forum Terzo Settore. L’evento dal titolo: Siamo valore sociale. Il ruolo delle APS per la partecipazione e per una società inclusiva e sostenibile ha rappresentato la prima edizione di un appuntamento che diventerà costante negli anni.
Prossimità, integrazione, digitalizzazione
Alla presenza di circa 250 persone del mondo delle associazioni, organizzazioni di volontariato e imprese sociali, insieme a rappresentanti delle istituzioni, il Forum Terzo Settore ha rivolto un appello al Governo per la prossima legge di Bilancio: occorrono più attenzione al welfare e alleggerimenti burocratici e fiscali per questo fondamentale comparto socio-economico.
«Il Forum ha voluto questa giornata per celebrare lo spirito associativo. Siamo valore sociale e rivendichiamo la nostra identità. La nostra fiamma viva è lo spirito associativo, bisogna mettere al centro la persona», con queste parole ha aperto la giornata Giancarlo Moretti, coordinatore della Consulta APS del Forum Terzo Settore, introducendo il primo panel della giornata dedicato a “Libertà, democrazia, partecipazione”, che «vanno risignificati nel tempo, donne e uomini ne costruiscono le modalità», ha affermato Chiara Tommasini, presidente CSVnet. «Grazie per l’invito a partecipare a una giornata di orgoglio anche associativo, nell’andare a raccontare quanto sono forti e radicati all’interno delle comunità i valori che attraversano tutti i territori d’Italia. Libertà, democrazia, partecipazione vanno tenute sempre presenti e vanno mantenute, coltivate e risignificate nelle relazioni tra le persone. Sono gli uomini e le donne che fanno la differenza all’interno dei vari momenti e delle varie realtà associative, degli enti pubblici e delle imprese, che vivono e, all’interno della nostra società, costruiscono modelli e strutture. Io ho un punto di vista molto particolare, che è quello dei Centri di Servizio per il Volontariato, che hanno subìto all’interno del Codice una trasformazione importante, non solo formale, ma sostanziale. Occorre tenerlo presente all’interno di una società sempre più complessa e attraversata da tante crisi. Proprio perché la nostra società è sempre più complessa, il pensiero sulle risposte e le strutture da mettere in campo non può che avere risposte complesse e articolate», ha continuato Tommasini. «Mantenere in vita la partecipazione all’interno delle associazioni non è semplice perché siamo tantissimi. Come sistema dei CSV, la riflessione è supportare e sostenere sempre di più, con una logica di prossimità e digitalizzazione, per riuscire a raggiungere molti più numeri di prima, con un principio fondamentale di integrazione tra i diversi Centri di Servizio, che sono presenti su tutto il territorio nazionale ma che arrivano da storie e strutture diverse. Siamo stati per tanti anni il punto di riferimento delle organizzazioni di volontariato, in questi ultimi anni aprendo le basi sociali e il mondo dei destinatari anche ad altri enti, in primis alle associazioni di promozione sociale. L’impatto non è stato semplice: riuscire ad offrire a tutti momenti dedicati di ascolto – che non vuol dire solo sentire, ma sedersi e ascoltare le necessità di ciascuno e delle collettività – non è banale come sembra. L’allestimento e la cura di tutto l’ambiente positivo che ruota attorno a tavoli di lavoro, ai servizi di animazione territoriale: il primo dei compiti dei CSV riguarda i “servizi di promozione del volontariato e animazione territoriale”, il che vuol dire guardare molto la radicalità dei valori, del tessuto sociale che abbiamo all’interno delle società. Molto spesso mi sento dire “noi abbiamo tantissime realtà associative, siamo una città inclusiva, peccato che non lo sappiamo”. Ed è un peccato. Anche narrare, comunicare all’esterno tutto quanto accade all’interno non è semplice. I cambiamenti sono processi, a volte sono fatti di piccoli passi. Credo che questa sia la chiave di volta del lavoro che, come sistema nazionale dei Centri di Servizio, stiamo mettendo in campo».
Ridare un sistema al sistema del Terzo Settore
«Credo sia importante che ci diciamo che libertà, democrazia, partecipazione non possono essere solo i tre valori fondamentali del Terzo Settore: o lo diventano anche del Paese e della politica o qui stiamo discutendo del nulla» ha affermato Walter Massa, presidente ARCI, durante il secondo panel della giornata, dedicato a “Economia sociale e sviluppo sostenibile”. «Da troppi anni all’associazionismo si chiede di porre correttivi e dall’altra parte la politica costruisce leggi che non solo sono ingiuste ma mettono in difficoltà il nostro lavoro. In questi anni noi la Riforma l’abbiamo sostanzialmente subìta. Possiamo recuperare, la Riforma ha cambiato il sistema, compito nostro è ridare un sistema al sistema del Terzo settore. C’è un soggetto nuovo, le reti associative nazionali, dobbiamo rendercene conto tranquillizzando tutti: di noi c’è bisogno e lo spazio c’è per tutti. In Europa siamo uno dei 110 soggetti che animano un forum, lo Spazio Civico Europeo. C’è una restrizione in molti paesi d’Europa, in termini di libertà di associazionismo. Mentre in Italia c’è un altro problema: le associazioni diminuiscono. Stiamo trasformando i volontari in notai, commercialisti, avvocati. Devono dedicare del tempo a fare quelle cose che lo Stato ci chiede di fare», ha continuato Massa. «È un tema che spero che attraverserà la campagna delle elezioni europee. Credo che oggi in Italia ci sia un intero sistema del Terzo Settore a rischio, ma ci sono le energie, le forze, le intelligenze per rimettere a sistema il lavoro che dobbiamo fare. Per immaginare il valore sociale del Terzo Settore c’è solo un modo: immaginare domani lo sciopero dell’associazionismo in Italia e cosa succederebbe nei territori. Il Terzo Settore cresce in un Paese che non migliora, dal punto di vista del welfare e della tenuta pubblica. Il lavoro che svolgiamo ha a che fare molto con la politica. Vorrei che questa giornata segnasse la ritrosia nei confronti di questa parola: il Terzo Settore è politica».
Reti, co programmazione e co progettazione
Il Terzo Settore ha tenuto in termini di numeri di dipendenti. Nel Censimento permanente delle istituzioni non profit 2022 ISTAT, sono 870mila. «Ma il Terzo Settore non ha tenuto sul numero dei volontari. Per quanto riguarda la distribuzione territoriale, si registra una minore presenza del Terzo Settore al Sud (il 50% è al Nord) e anche il numero di dipendenti (57%) e di volontari (56%) è concentrato al Nord. Le imprese non profit sono più grandi al Nord, al Centro-Sud la realtà è più frammentata», ha detto Linda Laura Sabbadini, già Direttrice del Dipartimento Metodi e nuove tecnologie ISTAT. «La forte interazione con gli enti locali, nel settore sanità, è stata frenata da un modo di gestire la co progettazione troppo burocratico. Il 13,5% delle istituzioni non profit è orientato ad azioni contro il disagio, si concentra nella sanità e nell’assistenza sociale. Il nostro Paese non è riuscito ad investire abbastanza nel rafforzamento delle reti informali di aiuto, che si sono logorate perché l’Italia è invecchiata e perché sui servizi siamo rimasti sguarniti. Lo sviluppo sostenibile deve essere dato da reti che curano l’ambiente, la società, le persone in un processo di assunzione di responsabilità pubblica. Non possiamo più accettare che si disinvesta sulla cura. A rimetterci sono stati le donne costrette a non lavorare o ad impieghi part-time, e gli anziani, che non ricevono più le cure che le donne davano loro».
«Questo è un momento importante nel quale agire, la co progettazione e la co programmazione possono portare uno sguardo ecologico al futuro. Noi siamo soggetti fondamentali in un modello di città», ha affermato Eleonora Vanni, coordinatrice Consulta Imprese sociali, nel terzo panel della giornata, dedicato a “Il Terzo settore tra riforma e adempimenti”. Anche nell’ambito della cultura è stata sottolineata l’importanza dell’associazionismo e delle APS come moltiplicatori di opportunità e acceleratori di processi di innovazione sociale sostenibile. «Buona parte del patrimonio culturale italiano è gestito da volontari», ha detto Antonino La Spina, coordinatore Consulta Cultura e Turismo.
Come rendere la riforma un’opportunità?
«Se non vogliamo che il volontariato sia relegato solo ai 65-70enni, devono esserci degli strumenti che semplificano la vita», ha commentato Emiliano Manfredonia, presidente Acli. «Il Consiglio Nazionale del Terzo settore sta portando avanti delle semplificazioni della Riforma. Ci sono una serie di adempimenti che scoraggiano la presa in carico di un’associazione. Lo Stato si costruisce attraverso un volontariato che sollecita la politica per fare dei passi avanti». «Nessun viceministro prima di me proveniva dal Terzo Settore», ha detto Maria Teresa Bellucci, viceministra del Lavoro e delle Politiche Sociali. «Il Consiglio Nazionale del Terzo Settore in 12 mesi è stato convocato sei volte. Riunirsi significa generare opportunità, nell’anno precedente era stato convocato una sola volta. La partecipazione è prendersi per mano, si realizza nell’insistere rispetto alle fragilità». «Il Terzo Settore è un sentore della realtà, ha il compito di rigenerare la comunità, che dialoga al suo interno per costruire strategie nuove», ha spiegato Vanessa Pallucchi, portavoce Forum Terzo Settore. «L’astensionismo alle elezioni dovrebbe servire a capire quali sono le nuove frontiere della partecipazione della cittadinanza. Nel RUNTS ci deve stare tutto l’associazionismo italiano. Pensiamo ad un salto culturale della Riforma: come facciamo a renderla un’opportunità? Ragioniamo per costruire reti e rammendiamole dove si sono strappate. Dobbiamo superare alcuni gradini culturali, avere riconoscimento e dovuto supporto. L’amministrazione condivisa ci dà maggiore responsabilità. Abbiamo un potenziale per restituire risposte ai cittadini in un momento di grande fragilità sociale».