PER NON FINIRE AI MARGINI, FACCIO L’IMPRENDITORE DI ME STESSO
È partita la terza edizione del progetto di formazione "SIAMOumani Business Lab" per i migranti.
21 Gennaio 2022
Roma. Creare percorsi di inserimento socio lavorativo per giovani rifugiati e richiedenti asilo che possono trovarsi a rischio di bassa contrattualità e di emarginazione, valorizzando il potenziale e il talento di ognuno. È questo l’obiettivo del progetto della cooperativa Siamo Coop, composta da italiani e rifugiati, co-imprenditori e soci del progetto.
SIAMOumani Business Lab
Nel 2019 Siamo Coop ha dato vita al progetto “SIAMOumani Business Lab”, oggi alla sua terza edizione, finanziato dai fondi dell’8×1000 della Chiesa Valdese, con il supporto della Fondazione Migrantes. Grazie ad una collaborazione con la comunità salesiana, il programma è tornato in presenza all’Istituto Teresa Gerini Torlonia (zona metro Rebibbia), a partire dal 13 gennaio e durerà fino al mese di marzo.
La formazione è sul mondo dell’imprenditoria. Nello specifico, si affrontano moduli di business sociale, comunicazione, marketing, branding, time management, creatività, alfabetizzazione finanziaria e informatica. L’obiettivo è che alla fine si riesca ad avere un’idea di quali step affrontare per costruire un progetto a impatto sociale e incoraggiare la collaborazione tra italiani e rifugiati nella pianificazione.
«Il progetto ha un doppio senso di imprenditorialità: in termini di indipendenza della persona e della capacità di essere imprenditori di se stessi. Ciò non vuol dire necessariamente fare impresa, ma responsabilizzarsi dal punto di vista lavorativo, fare un’analisi delle proprie capacità, capire su quali investire e quali no, offrire delle basi di imprenditoria, con la conoscenza dei rischi che comporta, insegnare quali sono i passi da fare partendo da un’idea», dice Beatrice Fagan, project coordinator e liaison officer della cooperativa sociale Siamo Coop.
Fare network: per una vera inclusione
Durante il progetto “SIAMOumani Business Lab” i partecipanti non solo seguono le lezioni tenute da esperti di vari settori, ma ascoltano anche testimonianze di imprenditori rifugiati, che raccontano le loro storie di successo; inoltre, applicano le nozioni che apprendono attraverso i laboratori, fino ad arrivare alla realizzazione di un prototipo, di un’attività, di un servizio, che viene presentato all’evento finale, che quest’anno si svolgerà il 9 aprile.
«In quest’occasione, invitiamo ex sostenitori, donatori, stakeholder ed è una grande occasione di network. Il nostro obiettivo è che i partecipanti, grazie al nostro accompagnamento e in maniera indipendente, comincino a confrontarsi con il mondo del lavoro e ad essere sempre più inclusi, integrati a livello lavorativo», spiega Fagan. Da marzo ad aprile si svolgerà la preparazione all’evento finale, i partecipanti divisi in gruppi si organizzano autonomamente per dare vita al pitch, alla presentazione dei prototipi che mostreranno il giorno dell’evento finale. «Dopo ci sarà la possibilità per due o tre idee nate all’interno del percorso di essere accompagnate per essere realizzate concretamente: in questo periodo saremo una sorta di incubatore. Attraverso una collaborazione, il più meritevole avrà la possibilità di svolgere un tirocinio. Il numero dei partecipanti al Business Lab è di 15-20 persone, tra italiani e rifugiati migranti, più della metà sono donne; le iscrizioni le teniamo aperte anche dopo l’inizio del corso».
Stili di vita sostenibili
La cooperativa ha, tra i suoi obiettivi, quello di diffondere stili di vita sostenibili e modelli di consumo responsabili e, avendo uno spazio a disposizione (a via Magenta 25, zona Termini) lavora anche come Alveare. «L’Alveare che dice Sì aiuta Siamo Coop nel suo obiettivo di essere economicamente sostenibile ed indipendente. Un ragazzo di nome Lamine, partecipante del primo Business Lab, ha inaugurato da poco il suo alveare a Casa Scalabrini, noi abbiamo seguito il suo percorso fin dalla nascita della sua piccola impresa. Ci sosteniamo grazie ai bandi. Il programma “PartecipAzione” di Intersos e UNHCR, a cui abbiamo partecipato nel 2019, ci ha permesso, ad esempio, di svolgere il progetto Business Lab da remoto nell’anno successivo, a causa del Covid-19», spiega Beatrice Fagan. «PartecipAzione ci ha permesso anche di fare network con le altre associazioni. Inoltre, Intersos ha scelto di acquistare agende e cartoline realizzate da noi in carta piantabile, da regalare per i propri sostenitori a Natale».
La storia di Siamo Coop
La cooperativa sociale Siamo Coop nasce nel 2014 per volontà di quattro soci fondatori, volontari che frequentavano il centro giovanile del Sacro Cuore a via Marsala, dove la cooperativa si appoggia. «Questo centro è una sorta di assistenza lavoro dove viene dato sostegno a giovani migranti, che hanno bisogno di scrivere un curriculum o di inserirsi nel mondo professionale; una comunità di giovani che porta avanti una serie di iniziative», spiega Fagan. «La nostra cooperativa è nata seguendo il modello del social business. Dopo la riforma del Terzo Settore ancora di più cerchiamo di diffondere il modello dell’impresa sociale, sganciandoci dalla dialettica non profit e assistenzialista che di solito le associazioni hanno con i rifugiati, e cercando di rendere le persone imprenditrici di loro stesse».
Dal 2014 al 2018 la cooperativa ha sviluppato diverse iniziative sul territorio, con le quali ha cercato di mettere a frutto le capacità dei suoi beneficiari: dall’assistenza agli anziani del quartiere ad un orto sociale, al progetto Artigiane senza Frontiere. Ha realizzato bomboniere solidali, sviluppando collaborazioni con privati e aziende.
Nel 2018 è nata la campagna “SIAMOumani” attraverso la creazione del brand #SIAMOumani, con l’obiettivo di contrastare il clima di ostilità che si era venuto a creare in relazione al Decreto Sicurezza e cercare di diffondere una narrativa diversa anche sulla figura del migrante, come risorsa della società in quanto diverso, veicolo di ricchezza.