SOVRAINDEBITAMENTO E USURA. RIPARTIRE SI PUÒ
1.096 adulti e 304 minori a rischio esclusione per sovraindebitamento. Ripartire si può è il Rapporto di attività di Fondazione Salus Populi Romani. Il rafforzamento dei servizi sociali e l’intervento sul gioco d’azzardo alcuni dei temi su cui intervenire
15 Febbraio 2024
Hanno una casa in affitto e in molti casi anche di proprietà, un lavoro dipendente e figli, spesso sono pensionati: è l’identikit delle famiglie che chiedono aiuto perché sovraindebitate o a rischio usura, secondo il Rapporto di attività della Fondazione Salus Populi Romani, dal titolo incoraggiante Ripartire si può. Lo studio, alla prima edizione, documenta le iniziative promosse dall’organismo della diocesi di Roma per sostenere questi nuclei nella Capitale e nel Lazio nel quadriennio 2020-2023. Presentato nei giorni scorsi nella sede della Cittadella della Carità “Santa Giacinta” della Caritas di Roma, il Rapporto – spiegano i curatori Liliana Ciccarelli e Fabio Vando – si basa su 812 richieste pervenute nel periodo dal 2020 al 2023 (nel 75% dei casi dalla città di Roma) e sull’analisi approfondita di 558 casi riferiti al periodo 2020-2022. Il totale ammonta a 1.800 posizioni debitorie analizzate per un valore complessivo di oltre 37 milioni di euro, dei quali circa 22 milioni di debiti non rateizzati. L’analisi dei 558 casi coinvolge situazioni di rischio di esclusione sociale da sovraindebitamento, per un totale di 1.096 adulti e 304 minori. Nel periodo 2020-2023 la Fondazione ha potuto garantire un intervento finanziario a oltre la metà dei richiedenti per oltre 6,6 milioni di euro.
L’identikit del sovraindebitamento
Sono soprattutto le famiglie “produttive” a rivolgersi alla Fondazione: hanno debiti con finanziarie, molti dei quali gestiti da società di recupero, banche e non solo. Ben 1.096 adulti e 304 minori sono a rischio di esclusione sociale a causa del sovraindebitamento. Si tratta di adulti oltre i 45 anni, di genitori con figli ma non sempre minori, spesso con la sola madre. Nel 34% dei casi hanno fra i 46 e i 55 anni, nel 29,4% fra i 56 e i 65 anni, di cui il 48% donne. Il 41,7% ha un lavoro a tempo indeterminato; numerosi i pensionati, mentre il 9,1% dei richiedenti aiuto non ha alcuna entrata. Il 46,6% vive in affitto, mentre i proprietari di case sono il 40,9% (il 17,2 di questi con mutuo). Le cause del sovraindebitamento? Anzitutto «riduzione o perdita del reddito familiare» (quindi del lavoro), unito alla «attività autonoma in difficoltà», ma anche separazione e divorzi, cure sanitarie e disturbo da gioco d’azzardo. Il Rapporto ha riscontrato la presenza, nel periodo 2020-2022, di 15 soggetti (di cui 7 pensionati) il cui indebitamento è correlato all’utilizzo di gratta e vinci, slot machine e lotterie istantanee; il capitale medio dell’indebitamento dovuto al “gioco” è di 80mila euro. Dall’analisi delle posizioni debitorie emerge che il 18% ha insoluti di affitto, di cui il 43,5% con un arretrato di oltre 6 mensilità; il 15% presenta rate di condominio da pagare e per il 61,5% di questi il debito è sino a 4 mila euro. Il 20,4% ha contratto un debito con l’Agenzia delle Entrate, di cui il 28% fino a 4 mila euro, mentre il 36,5% porta cartelle esattoriali fino a 20 mila euro e il 21% ha una debitoria erariale per oltre 30 mila euro. La metà delle famiglie con mutuo deve affrontare rate di prestiti e mutui che pesano per oltre il 50% del reddito disponibile, prodotto per oltre la metà dei casi da un solo percettore. Chi non riesce più a sostenere le rate del mutuo si espone al rischio di pignoramento: la provincia di Roma (5,35%) supera quella di Milano (3,53%) per maggior numero di esecuzioni immobiliari. In 7 casi la Fondazione è intervenuta per aiutare chi stava per perdere all’asta la prima abitazione.
La Fondazione Salus Populi romani
Istituita nel 1995 dalla diocesi di Roma grazie alla volontà dell’allora direttore e fondatore della Caritas don Luigi di Liegro, con l’obiettivo di offrire gratuitamente nel territorio regionale un servizio di orientamento, consulenza e aiuto ai soggetti vulnerabili che non possono accedere a forme di finanziamento bancario, la Fondazione Salus Populi romani pone al centro delle sue azioni «le persone incontrate in un momento di fragilità. Numerosi volontari curano il primo incontro con le persone e con le famiglie che entrano in contatto con la Fondazione per chiedere aiuto, attraverso, in particolare, le comunità ecclesiali della diocesi e l’articolazione territoriale del suo ufficio pastorale della Caritas di Roma. Le richieste di aiuto riguardano le proprie condizioni economiche, a volte disastrate, segnate soprattutto dai troppi debiti accumulati e dalla incapacità di gestire le risorse rimaste e, non di rado, di condividere la condizione di crisi con la propria famiglia.
Sovraindebitamento e rischio usura
«Sullo sfondo di queste crisi, grava sempre il rischio del suo precipitare e del presentarsi come terreno fertile esposto alla capacità attrattiva del credito illegale, cioè dell’usura», sottolinea nell’introduzione Giustino Trincia, direttore della Caritas diocesana e presidente della Fondazione. Che, tuttavia, «non è in grado di assicurare l’accesso al credito a tutti coloro che ne hanno bisogno, poiché occorre pur sempre rispettare dei criteri e dei vincoli che la normativa impone, soprattutto quando i fondi utilizzati per garantire soggetti non più bancabili sono pubblici. A tutti viene però garantito il massimo impegno per contrastare l’esclusione sociale e finanziaria, fornendo suggerimenti, indicazioni utili sulla strada da poter intraprendere, almeno per non aggravare la propria posizione e per coltivare la speranza di uscire dalla crisi». Secondo la Fondazione, bisognerebbe rafforzare gli strumenti di intervento a disposizione dei servizi sociali pubblici; intervenire sul gioco d’azzardo, riducendo le fasce orarie di apertura delle sale da gioco; aprire l’accesso ai benefici dei contributi per l’affitto anche a coloro che perdono la casa di proprietà per effetto della vendita all’asta; istituire un fondo speciale per salvare le case dalle aste immobiliari. L’auspicio è che, con l’arrivo del Giubileo 2025, le imprese possano adottare piani straordinari di remissione o riduzione di quei debiti che colpiscono le fasce più deboli.
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