#sport4equality: COSÌ LO SPORT AIUTA A VINCERE L’EMARGINAZIONE

Un progetto di Nove Onlus e Sport Senza Frontiere, per aiutare i bambini contro la povertà educativa e il bullismo. E per crescere sani

di Giorgio Marota

Quando si parla di sport come una delle più grandi industrie del Paese, si racconta solamente una faccia della medaglia. L’altra, decisamente più nascosta, ha a che fare con tutte quelle dinamiche sociali che non porteranno certo a benefici economici nell’immediato, ma che rappresentano un sostanziale e irrinunciabile “pezzo” di Terzo settore: lo sport come agenzia educativa, come ponte di solidarietà, come sviluppo dell’individuo e della sua personalità, come tessuto di relazioni sociali e come prevenzione della salute. Ispirandosi a questa visione dello sport, Nove Onlus e Sport Senza Frontiere hanno lanciato #sport4equality, un progetto triennale nel quale è previsto anche un sostegno alla genitorialità, rivolto ai bambini tra 6 e 14 anni a rischio emarginazione, con famiglie in estrema difficoltà economica. 

I minori sono stati individuati principalmente in famiglie monoreddito, con un genitore che ha un lavoro precario, come venditori ambulanti e collaboratori domestici. Venti bambini provengono dalla rete di partner socio-assistenziali di Sport Senza Frontiere, altri 5 sono stati indicati dalla Fispes, la Federazione Italiana Sport Paralimpici e Sperimentali, in seguito a un bando pubblicato il 1 settembre e dedicato a ragazzi under 18 con una disabilità compatibile all’offerta sportiva dell’atletica paralimpica (con preferenza per gli under 15 e per i soggetti con un ISEE inferiore), ai quali sono state assegnate delle borse di studio.

Abbattere le barriere di accesso

Grazie a questi finanziamenti, «i ragazzi meno abbienti possono approcciare l’atletica paralimpica: è un modo per fare sport e per favorire l’inclusione sociale» ha spiegato Arianna Mainardi, segretario generale della FISPES. «Il percorso sportivo, guidato dal responsabile dell’Academy giovanile Fispes, rientra inoltre nell’ambito di un progetto più ampio contro il cyberbullismo. Un progetto interdisciplinare e trasversale, in piena sintonia con gli obiettivi della Federazione che prosegue e persegue le finalità sportive di livello promozionale ed agonistico nelle forme e alle condizioni che garantiscano sempre il rispetto della dignità della persona in condizione di disabilità».

#Sport4equalityProprio in occasione della Giornata internazionale per le persone con disabilità, lo scorso 3 dicembre, alcuni dati hanno sottolineato l’enorme lavoro che andrebbe ancora portato avanti per promuovere lo sport paralimpico a tutti i livelli. I risultati di Tokyo (69 medaglie per l’Italia, record di tutti i tempi) rischiano di diventare uno specchietto per le allodole, se non si abbattono le barriere di accesso allo sport: oggi, in Italia, solamente il 9% dei 3,1 milioni di persone diversamente abili pratica infatti una disciplina sportiva.

Nove Onlus, fra i suoi progetti, promuove l’integrazione di persone disabili attraverso lo sport in Afghanistan, mentre Sport Senza Frontiere utilizza da 10 anni lo sport come acceleratore nell’acquisizione di comportamenti sani dal punto di vista delle relazioni e della salute. L’impatto negativo del Covid sulle categorie più fragili ha portato le due associazioni a fare rete.

#Sport4equality, il progetto

#Sport4equality è un vero e proprio contenitore che dallo sport gratuito arriva a occuparsi di prevenzione a 360 gradi: supporto scolastico dei giovani, contrasto alla povertà educativa e digitale e iniziative concrete sul territorio di Roma per sensibilizzare la cittadinanza sono le direttrici sulle quali si sviluppa l’idea. «La pratica sportiva», si legge nella scheda del progetto, «se inserita in un percorso educativo e vissuta come rinforzo della persona, conoscenza si sé e dell’altro, rispetto delle regole, lavoro di squadra, può contrastare la dispersione scolastica e incidere positivamente sul percorso di crescita del minore, aiutandolo ad aumentare il livello di benessere psico-fisico, migliorare le competenze socio-relazionali, adottare un corretto stile di vita e prevenire comportamenti deviati».

Basandosi su queste finalità, sono state predisposte attività di tutoraggio e monitoraggio, counselling psicologico con operatori psico-pedagogici e mediatori culturali, screening medico sanitari, laboratori di educazione alimentare, workshop con esperti di cyber-bullismo e di lotta al traffico di esseri umani e assistenza alle famiglie. Al progetto partecipano diverse associazioni sportive, allenatori, insegnanti e volontari.

«È un progetto nato in autunno che coinvolge, tra ragazzi e genitori, 75 beneficiari su tutto il territorio di Roma» ha spiegato Livia Maurizi, referente del progetto per Nove Onlus. «Vogliamo contrastare la povertà educativa e digitale con azioni concrete. Il supporto alla genitorialità avviene tramite degli incontri di gruppo mensili con una psicologa e altre sessioni one-to-one, ogni volta che i beneficiari lo richiedono. I ragazzi fanno sport invece due volte a settimana, presso le società sportive che fanno parte di #sport4equality e vengono accompagnati nelle palestre da un pullmino. Triathlon, calcio e atletica le attività principali. Entro giugno organizzeremo anche dei workshop per i tecnici delle società».

Tre le tematiche che verranno approfondite durante questi momenti di formazione: “sport e marginalità sociale”, “sport e disabilità” ed “effetti collaterali” legati all’esperienza della quarantena e alle misure di distanziamento sociale, come l’ansia, la paura, la frustrazione e la privazione. I laboratori di educazione alimentare e contro il cyberbullismo – tenuti dalla Asd Il Ponte, con una modalità che punta al connubio tra lezione frontale ed esercizi motori – si svolgono presso la sede dell’associazione Defrag, in zona Tufello. «L’attività sportiva gratuita inserisce inoltre i beneficiari in un percorso integrato da azioni di tutoraggio, monitoraggio e inserimento, con personale specializzato e formato che segue i ragazzi per almeno tre anni» ha aggiunto Maurizi.

#sport4equality: COSÌ LO SPORT AIUTA A VINCERE L’EMARGINAZIONE

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