CHI VIVE IN STRADA HA STORIE E COMPETENZE. PERCHÈ NON VALORIZZARLE?

Il progetto Strada Maestra di Arci Solidarietà raccoglie le storie, ma soprattutto scopre le competenze, dei più poveri. Che sono una risorsa

di Ilaria Dioguardi

Roma. «Mettere un camper a disposizione delle persone che vogliono parlare con noi, davanti a un caffè e un gelato. Ci è venuto in mente quando ci siamo accorti che tutti avevano dei talenti e delle risorse, anche inaspettate. Per valorizzare le competenze di chi è senza dimora è nato Strada Maestra», dice Roberto Latella, coordinatore del progetto realizzato da Arci Solidarietà Onlus, in collaborazione con Binario95. «In questi anni abbiamo incontrato tante persone. Molti migranti sono portatori di competenze particolari, vengono spesso da percorsi di studio e da esperienze professionali ricche. Abbiamo presentato alla Tavola Valdese il progetto, che è stato finanziato; non è di natura assistenziale, ma di respiro culturale, anche se possiamo mettere in contatto le persone che incontriamo con chi fa l’inclusione sociale e con chi risponde ai bisogni primari».

Il progetto Strada Maestra

Strada Maestra si compone di diverse azioni. Una di queste è il camper presente all’incrocio tra piazza Vittorio Emanuele e via Carlo Alberto, ogni martedì mattina, fuori dal quale vengono offerti un caffè e un gelato, il Sanpietrino (storico prodotto della Gelateria Fassi, che si trova lì vicino), grazie al sostegno di Andrea Fassi e Francesco Ciamei. Sono previsti anche una mappatura collettiva e personale delle competenze, un laboratorio narrativo e la trasformazione delle storie in chiave artistica, seminari di formazione condotti dai partecipanti, colloqui settimanali per l’accesso alla casa, ai servizi del territorio e sportello psicologico.

«Il finanziamento del progetto dura un anno. Stiamo cercando di capire come possa avere una continuità, magari partecipando ad altri bandi. Siamo da circa due mesi con il camper a piazza Vittorio, piano piano si è creato un passaparola, sono nate delle relazioni», continua Latella. «Vorremmo costruire una sorta di peer leader sulla strada: abbiamo individuato alcune persone senza dimora, che ci stanno aiutando a trovare altri senza dimora, fanno un po’ da mediatori. In strada ci sono belle storie di solidarietà e alcune persone che ne aiutano altre, ponendosi appunto come leader. Vogliamo immaginare una valorizzazione nel tempo di queste persone, possono diventare il trait d’union tra noi e chi vive in strada. Questo richiede del tempo, come tutte le esperienze che danno valore e cittadinanza a queste persone».

strada MaestraCambiare lo sguardo

«In questo progetto abbiamo trovato molto più di quello che potevamo aspettarci: le persone non sono solo i loro bisogni ma sono i loro talenti, le loro speranze, le loro competenze. Ci siamo resi conto che il fatto che ci fossero tante persone per strada con queste competenze è una perdita per tutti. La povertà è una sconfitta collettiva», afferma Latella. «L’artista che non ha una casa e non può valorizzare il suo saper dipingere, ad esempio, è un problema di tutta la comunità. E non solo per responsabilità di cittadinanza, che dovremmo avere tutti perché nessuno dovrebbe vivere per strada. Strada Maestra si pone l’obiettivo di aiutare non solo i senza dimora ma tutta la comunità a cambiare lo sguardo su chi vive per strada».

L’importanza dell’ascolto

«Ci stiamo rendendo conto ora di quanto le persone abbiano bisogno di ascolto, molto più di quanto immaginassimo. Le persone hanno voglia di raccontarsi e di scoprire che le vediamo, non perché portatrici di un problema, ma perché portatrici di una storia (anche non la loro, di strada) o di un aneddoto. L’approccio della nostra associazione è non pensare mai che le persone possano essere viste come “pesi”, numeri. Ogni persona ha una storia che ha una sua dignità e non può essere mai racchiusa in una classificazione. Questo progetto vuole dare un contributo per rompere gli schemi, le aspettative, gli stereotipi che anche i servizi hanno», spiega il coordinatore. «Se troveremo le persone adatte, ci piacerebbe portare qualche senza dimora ad una lezione universitaria per educatori, per raccontare dal loro punto di vista i servizi rivolti ai senza dimora, per capire come loro vivono i servizi. È importante che siano loro a dirci come andrebbero fatti, altrimenti abbiamo sempre un’idea classificata, facendoci forti delle nostre conoscenze tecniche».

Con Strada Maestra in un anno si prevede di valorizzare 20-30 persone, si stanno raccogliendo tantissime storie. I veri destinatari sono gli insegnanti e i bambini, gli studenti universitari, i cittadini del quartiere. Non è il classico progetto di inclusione sociale, ma si vuole lavorare sulla cultura di comunità diffusa. Se si riuscissero ad avere più finanziamenti e quindi più tempo, si riuscirebbero a consolidare degli aspetti che possono rimanere nei servizi già presenti. Arci Solidarietà sta collaborando con la rete di associazioni che lavorano con i senza dimora. «Credo che i servizi debbano essere trasferiti nelle coscienze, in know how: non siamo proprietari delle nostre idee, fanno parte della comunità».

strada maestraLe storie e le competenze

Il messaggio che il progetto vuole dare ai senza dimora è che le storie raccontate sono un valore, per questo i volontari sono disponibili ad uno scambio e offrono loro un tavolino, un posto dove sedersi, un caffè, un gelato e soprattutto l’ascolto. In questo modo, fanno anche mappatura delle competenze, per alcuni anche il bilancio delle competenze. Ciò è utile anche a loro, nel caso in cui abbiano la forza e la capacità di seguire un corso di orientamento al lavoro. Dall’altra parte l’associazione ha iniziato da poco un laboratorio di narrazione, in cui si chiede di fare un lavoro ulteriore sulle storie per fare in modo che diventino delle favole da portare nelle scuole.

«Portandola in metafora una storia di una persona, anche dolorosa, può diventare una favola. I bambini, leggendo o ascoltando, possono dire: “questa storia è stata scritta da una persona che spesso è considerata un impiccio che crea un problema al decoro urbano”. L’obiettivo è scardinare anche un altro stereotipo, l’atteggiamento compassionevole, spesso le persone senza dimora vengono viste come “poverine” e mai come persone che possono essere utili», continua Latella. «Trasformare le storie in favole può avere anche un valore “terapeutico”, che aiuta a riraccontarci una storia in modo diverso, che nel loro caso è anche dolorosa. Bisognerà creare il lieto fine, può essere anche interessante per vedere gli sbocchi futuri possibili».

Arci Solidarietà è legata da un rapporto storico a Binario95. «Siamo convinti che le persone hanno bisogno del pane e delle rose, questo progetto si occupa delle rose, però c’è anche il pane. Non vogliamo creare aspettative, nel camper non siamo in grado di dare risposte concrete, ma se incontriamo una persona che ha bisogno di documenti gli diamo informazioni e indirizzi utili, grazie al supporto di Binario95».

Ognuno è una risorsa

C’è signore che faceva, fino a due anni fa, il termoidraulico, con la pandemia la sua ditta ha fallito ed è finito per strada, ci è rimasto a lungo e oggi sta in un gruppo d’appartamento. Grazie a Strada Maestra, questa competenza potrebbe portarla, in una lezione sulla termoidraulica, in una scuola media o in un istituto tecnico. C’è pittore che dipinge quadri di cui, un giorno, si potrebbe fare una mostra. Un ragazzo con conoscenze informatiche, in grado di costruire siti web, potrebbe fare un percorso professionale. C’è un ex insegnante di arabo di cui si potrebbe valorizzare il talento, organizzando una giornata.

«Molti scrivono poesie e potremmo immaginare una recitazione. Incontriamo molti artigiani e fotografi», conclude Latella. «Quello che si farà con Strada Maestra sarà legato alle persone incontrate, ognuna unica e per questo con il diritto di essere valorizzata».

 

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