
SUBURBE. UN VIAGGIO TRA LE PERIFERIE DELLA CAPITALE
Le periferie invisibili della Capitale raccontate in Suburbe, progetto multimediale di Arianna Massimi e Kim Valerie Calingasan Vilale. Arianna Massimi: «Mi sono ritrovata nelle periferie romane, che non vengono raccontate, citate sempre in modo negativo, quando succedono fatti di cronaca».
07 Marzo 2025
4 MINUTI di lettura
ASCOLTA L'ARTICOLO
Suburbe «racconta chi vive i luoghi della periferia e cerca di dare un’accezione diversa a questa parola: non più sinonimo solo di degrado e criminalità, ma specchio di chi ha voglia di costruire, di creare qualcosa per cui valga la pena rimanere», scrive Arianna Massimi, regista e filmaker, nell’introduzione di Suburbe – Viaggio nelle periferie invisibili della capitale. «Storie e luoghi che toccano i quartieri di Montespaccato, Pietralata, Furio Camillo, Villa Gordiani, Laurentino 38, Torraccia, Colli Albani e Rebibbia attraverso le testimonianze dei ragazzi e delle ragazze che li abitano. Sono i volti di chi è rimasto, di chi tornerà e di chi resiste. Questo libro è per chi pensa che ci sia ancora molto da fare, da raccontare, da condividere e in cui sperare». «Il Bronx, per Damiano e Andrea, non è quello iconico di New York ma quello di Torrevecchia, periferia ovest di Roma». Damiano e Andrea sono i protagonisti degli scatti del primo capitolo del libro fotografico di Arianna Massimi, che del progetto cura i testi e le foto, mentre podcast e sound design sono di Kim Valerie Calingasan Vilale. Infatti, Suburbe – Viaggio nelle periferie invisibili della capitale è un progetto multimediale che si propone di raccontare le periferie invisibili di Roma attraverso una varietà di linguaggi e strumenti: fotografie, testi, video e podcast, dice Arianna Massimi.
Come nasce Suburbe?
«Nasce da un progetto precedente, Next Generation, nato dall’omonima associazione Next Generation, che ho creato nel momento in cui scelgo di realizzare il mio primo lavoro sulle seconde generazioni a Roma e di presentarlo al bando Vitamina G della regione Lazio, che venne istituito ormai 4 anni fa circa. Mentre realizzavo Next Generation, avevo intervistato un ragazzo che ha una storia molto particolare: di padre ugandese, madre russa, nato a Washington e cresciuto a Roma a Torrevecchia, nei palazzi popolari. Ciò che mi aveva colpito era il fatto che è un contesto con un humus umano molto interessante, con famiglie italiane e straniere, che vivono in una periferia romana che non viene mai raccontata. Ho anche iniziato a lavorare, come insegnante di fotografia ad un progetto, organizzato da Liberi Nantes, per ragazzi dagli 11 ai 17 anni a Pietralata: è un laboratorio di fotografia e di videomaking che punta soprattutto a fare in modo che i ragazzi utilizzino lo strumento fotografico o video come una forma di narrazione, di sfogo, di espressione di una propria forma creativa attraverso degli strumenti che forniamo. Mi sono ritrovata nelle periferie romane, mi sono accorta che non solo non vengono raccontate ma che nessuno le conosce e, semmai, vengono citate sempre in modo negativo, quando succedono fatti di cronaca».
Che informazioni ha raccolto, nel suo laboratorio di fotografia?
«Visto che stavo lavorando da tanti anni con questo laboratorio, ho avuto modo di vedere come interpretano i luoghi le persone che abitano le periferie e, soprattutto, qual è la percezione dei ragazzi sotto i 30 anni che vivono in questi luoghi. I miei studenti di fotografia non conoscono il centro di Roma, ad esempio. Alcuni ragazzi del Laurentino 38 mi hanno detto che, quando vanno in centro, dicono: “Andiamo a Roma”».
Cosa ha voluto raccontare attraverso le foto del suo libro?
«Questa dimensione del fatto che la periferia cerca anche di comunicare con il centro, ma il centro non comunica con la periferia. E che la maggior parte dei giovani romani non vive nel centro di Roma. Così come la maggior parte delle attività che vengono portate avanti da questi ragazzi, anche in un senso di cittadinanza attiva, si trovano in contesti di periferia. Una ragazza di nome Claudia, una delle protagoniste del progetto, fa parte di un collettivo di studenti che fanno diverse attività. C’è la possibilità di raccontare un’altra Roma attraverso gli occhi delle nuove generazioni. Il focus principale del libro è tra il XIII e il IV municipio, con alcune storie intermedie che toccano anche altri punti di Roma. Il libro è pubblicato in maniera indipendente da Arianna Massimi, nell’ambito del bando Vitamina G che ho vinto per una seconda volta, facendo questo lavoro sulle periferie. Tutti i prodotti che vengono realizzati grazie al bando vengono autoprodotti».
Tutti le informazioni, e i contatti per acquistare il libro, sono qui.
Foto Arianna Massimi.
