TANTA FATICA PER NULLA. VITE IN CUI LA PRECARIETÀ È REGOLA

In Tanta Fatica per nulla, edito da Gruppo Abele, Edi Lazzi dà voce a giovani lavoratori in costante precariato. «Il problema del mondo del lavoro non è il reddito di cittadinanza, ma aver condannato al precariato un’intera generazione»

di Laura Badaracchi

«Lavoretti su lavoretti. Di tutto un po’. Baby sitter, cameriera, pulizie, rappresentante di prodotti. Praticamente tutto in nero», racconta Loredana, residente nel Lazio. Le fa eco la lombarda Roberta, 25enne: «Appena ho compiuto 18 anni, finalmente sono stata assunta con contratto a termine in un’azienda che gestiva le mense scolastiche. Dopo qualche mese sono rimasta incinta e non mi hanno più rinnovato il contratto». Sono due delle 13 testimonianze contenute nel volume Tanta fatica per nulla. La regola della precarietà, pubblicato dalle Edizioni Gruppo Abele e firmato da Edi Lazzi, segretario generale della Fiom di Torino. Sindacalista, l’autore dà voce a giovani lavoratrici e lavoratori in costante precariato, senza diritti né tutele e vittime del lavoro povero.
«Tempo fa era impensabile immaginare il lavoro povero, cioè persone che pur lavorando 40 e più ore alla settimana faticassero ad arrivare alla fine del mese. Poi, nei primi anni 2000, è arrivata la generazione 1.000 euro, presto sostituita da quella a 600 euro: quanto guadagni con uno stage ben pagato. Un’intera generazione, dai 20 ai 45 anni e più, talmente frammentata e precarizzata da essere incapace di immaginare una soluzione collettiva: se nei decenni scorsi i sindacati e gli altri corpi intermedi intercettavano il conflitto sociale e ne davano significato e strategia, adesso tutto s’infrange nel clima di sfiducia generale che pervade lavoratrici e lavoratori, che poco tempo e forze hanno da dedicare alla lotta di classe, impegnati come sono a cercare di sopravvivere», denuncia Lazzi.

La politica cosa potrebbe fare per me? Trovarmi un lavoro? Ma dai…

Tanta fatica per nulla
Edi Lazzi, segretario generale della Fiom di Torino. Già autore nel 2021 del saggio Buongiorno, lei è licenziata. Storie di lavoratrici nella crisi industriale

«Insieme al contratto di somministrazione a tempo determinato – diventato la forma maggiormente utilizzata dalle imprese – ci sono i tirocini facilitati dai fondi che mette a disposizione l’Europa e che in Italia vengono usati in modo rilevante. Le retribuzioni dei tirocinanti si aggirano intorno ai 400-500 euro al mese e la formazione obbligatoria prevista da questa tipologia contrattuale non viene quasi mai svolta: i ragazzi vengono inseriti a pieno titolo nelle mansioni dei lavoratori assunti stabilmente, un modo per poter disporre di manodopera pagata meno della metà del salario previsto dai contratti nazionali», evidenzia l’autore. Inoltre «è diffusissimo il lavoro nero: tanti giovani lavorano senza un contratto regolare oppure con accordi ufficiali da 10 ore a settimana con le restanti 30 pagate fuori busta. Senza contare le finte partite Iva: sulla carta lavoratori autonomi ma in tutto e per tutto dipendenti dal committente a partire dalla retribuzione, passando dalla modalità di esecuzione, per finire ai tempi di realizzazione del prodotto». Tornando alla testimonianza di Loredana, 23 anni, ha «la terza media e basta. Dopo tre anni di superiori in cui sono stata bocciata per due volte ho deciso di smettere. Non faceva per me. Oggi mi rendo conto che ho fatto una sciocchezza a non proseguire gli studi almeno fino al diploma superiore perché trovare lavoro senza è un bel casino. Una volta mi è capitato di interrompere bruscamente il colloquio, perché quando hanno capito che non avevo il diploma mi hanno mandato via dicendomi che non ero adatta a quel tipo di lavoro. La motivazione è stata che, non avendo preso il diploma, per loro era già la dimostrazione che sono un soggetto che non ha voglia di impegnarsi, quindi “nisba”». Secondo il sindacalista, Loredana «è sola, avrebbe un gran bisogno di essere aiutata, magari stimolata a riprendere gli studi per diplomarsi. Il pubblico ha pochissimi strumenti per intervenire in queste situazioni, sul territorio non ci sono strutture idonee per rispondere alle problematiche che questo tipo di ragazzi hanno. Le chiedo quindi cosa pensa a questo proposito, come vede la politica. Strabuzza gli occhi e dopo un attimo di esitazione risponde: “Vivo nell’entroterra laziale, un piccolo paesino, qui non c’è niente. A chi potrei rivolgermi? La politica non so cosa sia, cosa potrebbe fare per me? Trovarmi un lavoro? Ma dai…”».

Tanta fatica per nulla: proposte per il futuro e un appello ai giovani

Le altre storie in Tanta fatica per nulla sono altrettanto sconfortanti: Paolo, 45 anni, lavora come collaboratore scolastico in Lombardia ma manda quasi tutto quello che guadagna alla famiglia in Calabria. Giovanni, logopedista, è costretto a dare ripetizioni alle medie. Lina e Carlo insegnano a scuola senza percepire stipendio ma solo per fare punteggio. «Precario nel lavoro, precario nella vita» dice Andrea, che lavora interinale come metalmeccanico ma non ha la stabilità per andarsene da casa dei genitori. Già autore nel 2021 del saggio Buongiorno, lei è licenziata. Storie di lavoratrici nella crisi industriale, Edi Lazzi conclude il saggio con alcune proposte concrete per il futuro: redistribuzione delle ricchezze, ruolo più centrale dello Stato, salario minimo, riduzione delle ore di lavoro e ripensamento di banche e finanza. Perché il problema del mondo del lavoro non è, evidentemente, il reddito di cittadinanza, ma «aver condannato al precariato un’intera generazione». Infine l’autore di Tanta fatica per nulla rivolge un appello ai giovani «perché credo in loro, nella loro energia e capacità di mettere in movimento forze in grado di correggere gli scempi che siamo costretti a subire. Il cammino è lungo, impervio, difficile e pieno di insidie. Spetta a ognuno di noi decidere di essere partecipe del cambiamento. Rinchiudersi nell’individualismo, pensare che non si possa fare niente, che non si abbiano responsabilità soggettive vorrebbe dire assecondare il gioco di chi vuole che tutto rimanga immobile per continuare ad avere i propri privilegi proseguendo nella distruzione del pianeta. In fondo, se ci pensate bene, non abbiamo scelta. È il momento di agire, collettivamente».

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Tanta fatica per nullaEdi Lazzi
Tanta fatica per nulla
La regola della precarietà
Edizioni Gruppo Abele 2023
pp. 156 , € 14

 

TANTA FATICA PER NULLA. VITE IN CUI LA PRECARIETÀ È REGOLA

TANTA FATICA PER NULLA. VITE IN CUI LA PRECARIETÀ È REGOLA