TECNOLOGIA E DISABILITÀ: LE INNOVAZIONI POSSONO NASCERE DAL BASSO, MA VANNO MESSE A SISTEMA
Grandi idee e piccole invenzioni possono cambiare la vita ad una persona disabile. L'inventiva messa a sistema funziona, ma ha bisogno di investimenti
13 Giugno 2017
I prodigi della tecnologia non finiscono mai di stupire, rendendo da alcuni anni a questa parte più semplice svolgere una serie di attività complesse a una moltitudine di persone e questo vale anche nell’ambito tecnologia e disabilità. Lo stanno scoprendo, infatti, anche le persone diversamente abili, che sempre più spesso, nonostante spesso siano costrette ad avere ancora a che fare con le barriere architettoniche, costatano i benefici di numerosi ausili creati da aziende specializzate e soprattutto da artigiani digitali (i makers). L’apporto più grande all’innovazione, nel campo degli strumenti a supporto della disabilità, risulta essere oggigiorno dato proprio dalle innovazioni di singoli inventori. E di questo vogliamo parlarvi, facendo una breve panoramica sulle ultime innovazioni tecnologiche, spiegate molto bene nel dossier Invenzioni povere per un mondo ricco di idee, realizzato da Michela Trigari per il numero di giugno del Magazine Superabile Inail.
Gli inventori di ausili per disabili si fanno “movimento”
Spesso gli ausili per disabili nascono da invenzioni di fai da te, pensate proprio da persone diversamente abili. Quello che è cambiato in questi anni, è scritto nel Magazine Superabile Inail di giugno 2017, è che «l’invenzione fatta dal nonno o dal vicino di casa in garage o in cantina è diventata sistema: un vero e proprio movimento che mobilita un piccolo esercito di progettisti professionisti, oltre i semplici appassionati. Tanto da attirare l’attenzione di associazioni, fondazioni, centri di riabilitazione, aziende e manifestazioni».
Come spiega al magazine Superabile Inail Roberta Vannini, coordinatrice dei servizi Terapia occupazionale e ausili dell’Ospedale di Montecatone, «Il mercato degli ausili esistenti in commercio, siano essi meccanici, informatici o elettronici, non è ottimale e a volte è caro. Inoltre spesso c’è parecchia incertezza sulle forniture “passate” dal Sistema sanitario nazionale. Ecco perché questa propagazione di inventiva è giusta: un ospedale e un centro di riabilitazione devono avvalersi di ausili certificati, ma tutti gli altri possono e devono sperimentare in qualsiasi campo del sapere. Anzi, sarebbe bello che nascesse un unico contenitore di idee diffuse. L’obiettivo finale? La condivisione dell’aiuto».
Tecnologia e disabilità, storie di bisogni (e idee)
Dietro ogni invenzione dei makers, nel campo di tecnologia e disabilità, c‘è un bisogno, una storia. Il bisogno di Antonio Bruno, usciere alla Camera dei deputati, di poter far la spesa pur essendo cieco, ha fatto nascere Arianna, un’applicazione che permette o permetterebbe di mappare i supermercati e far dialogare le etichette dei prodotti sugli scaffali con gli smartphone attraverso la tecnologia NFC. Diciamo “permetterebbe” perché in Italia le etichette digitali non sono ancora usate, a differenza degli USA. Questo non consente di passare alla fase di test con le persone cieche o ipovedenti, che deve necessariamente coinvolgere supermercati, brand e altri partner. Per cui al momento si attendono ulteriori sviluppi, che permettano di testare l’app e, se le cose andranno bene, farla entrare nella quotidianità delle persone cieche o con gravi deficit visivi.
Un’altra storia che ci viene raccontata, sempre dal Magazine Superabile Inail, è quella di Lorenzo, un bambino colpito da patologie neurologiche, a cui è stata costruita la bici che tanto desiderava dal fablab Opendot, un network di progettisti e creatori che spaziano dalla falegnameria al tessile fino all’elettronica. Oltre alla bici di Lorenzo, il fablab Opendot ha creato tutta una serie di altri utensili per migliorare la qualità della vita ai piccoli con malattie neurologiche, un tipo di disabilità molto grave. Un esempio è la Pimpy Car, macchinina che aiuta a stare dritti e a socializzare mentre ci si muove, i pupazzi “Diy”, per l’esplorazione oculare, e Fisiorabbit, un rullo per fare terapia giocando.
Nel numero di giugno del Magazine Superabile Inail viene anche raccontata la storia di Slobodan Miletic, ex dipendente del ministero delle Finanze della Bosnia Erzegovina, ha dovuto fare i conti con un grave incidente che ha cambiato la sua vita. Miletic, trasferitosi in Italia per curarsi, è il fondatore di Rehabventure. «Una piattaforma online, operativa tra agosto e settembre prossimo, che si prefigge di connettere tutto il sistema riabilitativo (pazienti, medici, centri e strutture ospedaliere) così da offrire i servizi necessari a massimizzare l’efficacia delle cure e il potenziale di recupero per paralisi e malattie neurologiche», racconta Miletic.
L’anno scorso quest’ultimo ha deciso di partecipare al contest Ausili creativi e l’ha vinto con il suo Reed, tutore di plastica in grado di stabilizzare le dita di una persona tetraplegica mentre utilizza il computer, lo smartphone, il tablet e le altre apparecchiature che funzionano con il touchscreen . Il contest, organizzato tra gli altri dall’Ospedale di riabilitazione di Montecatone, è ormai alla terza edizione e premia le persone come Miletic, che riescono a creare ausili a basso costo per soddisfare le proprie esigenze quotidiane.
DBGlove per superare le barriere comunicative
C’è poi Nicholas Caporusso, che si occupa di interazione uomo-macchina applicata alle tecnologie assistive, ovvero quelle tecnologie che servono a rendere accessibili i prodotti informatici, anche a persone con una qualche disabilità. La scelta di Caporusso di occuparsi di tecnologie assistive è nata a seguito del Servizio Civile, che ha svolto presso l’Anfass (Associazione nazionale famiglie di persone con disabilità intellettiva e/o relazionale) di Bari. «È grazie a quell’esperienza che, durante l’università, ho iniziato a interessarmi a progetti per riuscire a superare le barriere comunicative», ha detto Caporusso.
Da lì è nato dbGlove, dispositivo che si tiene in una mano e permette di mettere insieme tecnologia e disabilità, digitalizzando numerosi alfabeti tattili, usati dalle persone cieche e sordocieche. «Gli utenti digitano i messaggi sul dispositivo come se fosse una tastiera: i messaggi possono essere visualizzati sullo schermo, tradotti in audio o essere trasmessi via Internet. Le risposte vengono inviate direttamente a “dbGlove”, che le traduce in vibrazioni sul palmo della mano (come fossero le lettere di un alfabeto tattile) permettendo all’utente di leggere il messaggio», ha spiegato Caporusso. Quest’ultimo lo scorso ottobre ha vinto il contest #MakeToCare lanciato da Sanofi Genzyme, una delle più importanti aziende di biotecnologie farmaceutiche, all’interno di Maker Faire Rome.
Da “Alfred” A Hubotics: una ricchezza su cui investire
Sanofi Genzyme ha sviluppato anche #TechCare, la prima sfida informatica italiana sulla sclerosi multipla. La sfida è stata vinta da Filippo Scorza, ingegnere biomedico . Il suo “Alfred” è un bastone-stampella che dialoga con lo smartphone, legge la temperatura climatica, ricorda i farmaci da prendere e può effettuare chiamate di emergenza.
Tra gli altri sviluppatori presenti al Maker Faire Rome 2016 c’erano Luca e Chiara Randazzo, che hanno presentato Hubotics: esoscheletro per arti superiori, indossabile e personalizzabile, pensato per chi necessita di una riabilitazione costante, con movimenti ripetitivi, ma non può recarsi giornalmente a fare fisioterapia.
Tantissime storie di tecnologia e disabilità insomma, che non si esauriscono con quelle che vi abbiamo raccontato dopo aver consultato il dossier pubblicato sul Magazine Superabile Inail. La tecnologia è un continuum, qualcosa che è sempre in divenire. Queste storie ci raccontano che mai come oggi, la tecnologia sta rendendo più facile la vita alle persone affette da una qualche disabilità. Lo sta facendo grazie all’impegno, spesso e volentieri, di non professionisti, che restituiscono agli altri e a se stessi la capacità di compensare o riabilitare una carenza sensoriale. Elementi questi importanti ai fini del raggiungimento di una piena inclusione sociale. Come spesso accade nel nostro Paese manca la lungimiranza politica.
Questo nascente “movimento” di inventori, per diventare davvero tale, andrebbe “messo a sistema”, incoraggiato dalle istituzioni pubbliche. Tanta ricchezza di saper fare, saper mettere insieme tecnologia e disabilità merita assolutamente di essere incoraggiata, ne gioverebbero le persone diversamente abili e anche chi non lo è, orgogliosi di vivere in un Paese veramente e profondamente inclusivo.
In copertina un’immagine tratta dal dossier Invenzioni povere per un mondo ricco di idee.