TELERIABILITAZIONE: LE NUOVE PROSPETTIVE NEL SOSTEGNO AI PIÙ FRAGILI
L'esperienza della cooperativa Nuova Sair nel campo dell'autismo: dall'emergenza un'esperienza positiva utile anche in futuro
16 Aprile 2021
Il Covid ha messo a dura prova le famiglie di minori con autismo e disturbi dello sviluppo: dallo stravolgimento di una routine consolidata alla chiusura forzata delle scuole, fino ad arrivare alla perdita di punti di riferimento importanti, quali centri e ambulatori. Confusi e disorientati, questi genitori hanno toccato con mano il rischio di vedere vanificati i progressi e le abilità precedentemente acquisite dai loro figli. Un rischio divenuto ancora più concreto e persistente, se si pensa ai contesti segnati da fragilità sociale ed economica, dove fondamentale è anche l’intervento di risoluzione delle dinamiche familiari e del disagio.
La scelta della teleriabilitazione
Ed è proprio nella direzione di un maggior sostegno e integrazione, che opera a Torre Angela, periferia est della Capitale, il Presidio di riabilitazione di via Dionisio, Centro convenzionato con la Asl Roma 2 e gestito dai sanitari della cooperativa Nuova Sair, che offre percorsi di riabilitazione a bambini e adulti con disabilità complessa. Un impegno costante, instancabile, che non è venuto meno neanche in tempi di pandemia.
«Già a partire dal primo lockdown ci siamo resi conto, come équipe, che una delle peggiori trappole di questo virus poteva essere l’allontanamento dalle famiglie», spiega la dottoressa Valentina Dilorenzo, coordinatrice del servizio ambulatoriale dove vengono seguiti i più piccoli, di età compresa tra un anno e i 14 anni. «Nonostante la sospensione dell’attività del servizio riabilitativo in presenza, abbiamo scelto di proseguire il nostro lavoro, sperimentando una modalità di terapia a distanza». In una parola: la teleriabilitazione.
«Si tratta di un intervento in cui il terapista propone il suo supporto al genitore, il quale lavora al fianco del bambino e diventa, tramite lo schermo, un alleato all’interno del processo terapeutico», continua la dottoressa. «Si è trattato di uno strumento importante per le famiglie, in quanto alcuni comportamentali fragili, se non seguiti, rischiano di acuirsi ancora di più in un contesto di solitudine e difficoltà». Negli ultimi 12 mesi, il 42,4% di tutti i trattamenti sono stati erogati con tecniche di riabilitazione a distanza, permettendo ai piccoli di raggiungere gli obiettivi stabiliti e di recuperare anche quel 4% degli accessi (una quota pari a 840 ore) che prima perdevano a causa dell’impossibilità di recarsi in ambulatorio.
I risultati, in termini riabilitativi, sono stati tali da rendere la teleriabilitazione una risorsa preziosa anche oggi, in concomitanza con i trattamenti in presenza. «Viene oggi mantenuta una quota del 20% in teleriabilitazione», riferisce Dilorenzo. «Questo ci consente di intervenire nel momento in cui non riescono a raggiungerci per diversi motivi, anche relativi alla fragilità di salute, o perché sottoposti a quarantene scolastiche. Da parte di tutti i nostri genitori, anche nelle situazioni più delicate, c’è stata un’intesa e una collaborazione crescente rispetto al ricorso a questo strumento».
Un ordinario straordinario
È così che l’equipe dell’ambulatorio – composta da terapisti della neuropsicomotricità, logopedisti, terapisti occupazionali, assistente sociale, neuropsichiatra e psicologi – è riuscita a costruire, a partire da una situazione straordinaria, un ordinario ancora più ricco e innovativo che punta al sostegno, alla fiducia e alla vicinanza. «Siamo andati il più possibile incontro alle esigenze delle nostre famiglie. Abbiamo guidato i genitori nell’accesso alle piattaforme e, lì dove ce n’era bisogno, abbiamo anche mandato supporti digitali», commenta la dottoressa. «Ci siamo sforzati di essere flessibili, utilizzando le risorse più di uso comune: dalla pasta alle lenticchie fino ai supporti di cartone su cui creare immagini o attaccare lettere. Tutti i genitori, anche quelli che parlano poco o per nulla l’italiano, hanno risposto e continuano a rispondere con grande entusiasmo e disponibilità a questa proposta».
Un intenso lavoro di squadra che, nonostante le criticità, ha saputo produrre molti frutti: «La teleriabilitazione ha rappresentato un’occasione di generalizzazione al contesto domiciliare di tutti quelli che erano i miglioramenti sul piano linguistico, comunicativo e affettivo-relazionale», spiega. «Non solo: questa esperienza ci ha fatto anche riflettere su quanto sia importante nel trattamento riabilitativo anche una presa in carico della famiglia». Da qui la scelta di attivare, in modalità a distanza, un supporto psicologico di gruppo dedicato ai genitori.
Insomma, di sfide ce ne sono ancora tante, ma in questo presidio di frontiera, conclude la coordinatrice, «non c’è nulla che insieme non si possa fare».