LO SVILUPPO SOSTENIBILE SI AVVICINA, GRAZIE AL TERZO SETTORE
"Il terzo settore e gli Obiettivi di sviluppo sostenibile" è il rapporto del Forum, che fotografa un settore vitale, presente e collaborativo
01 Giugno 2021
Chi, in Italia, sta portando avanti i 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) fissati nel 2015 dalle Nazioni Unite? A scattare una fotografia degli Enti impegnati in uno o più goal dell’Agenda 2030 è stato il Forum del Terzo Settore, che insieme ai suoi 158.567 enti associati (diretti e indiretti) dà voce al non profit italiano.
Un monitoraggio avviato nel 2017, con la diffusione del primo rapporto, e che oggi richiedeva un aggiornamento sollecitato dall’emergenza Covid19.
Il rapporto 2021 “Il terzo settore e gli Obiettivi di sviluppo sostenibile” (qui il rapporto e i materiali) parte da un quesito: cosa succederebbe se gli ETS (Enti del Terzo Settore) sparissero? «Nella drammaticità degli eventi», spiega Claudia Fiaschi, portavoce del Forum, «la pandemia ha rappresentato un importante stress-test che ha messo in luce quanto gli ETS, sia quelli che hanno continuato ad operare (fornendo un supporto particolare alla tenuta del sistema), sia quelli costretti alla sospensione (che hanno messo in luce la loro importanza per la nostra socialità), siano stati importanti per il nostro Paese. L’Italia è il Paese con la più importante economia sociale d’Europa e riteniamo che questo sia un patrimonio prezioso».
Competenze tradotte in azioni sul campo, che diventano sempre più rilevanti e che il Rapporto ci aiuta a leggere anche nella cornice dell’Agenda 2030. Grazie ad un confronto con le metriche ISTAT emerge che in Italia, in media 1 ente svolge 3 attività (una Rete arriva a svolgerne 34). Da ciò deriva che le 130 diverse attività censite, riescono a coprire le aree di intervento di tutti e 17 gli SDGs ratificati dal nostro Paese.
Più della metà delle Reti nazionali aderenti al Forum è impegnata nel conseguimento di almeno 10 o più SDGs. Le attività più frequenti riguardano l’obiettivo n.11 (Città e Comunità sostenibili), l’obiettivo n.3 (Buona salute e benessere) e l’obiettivo n.4 (Istruzione di qualità). All’ultimo posto con solo il 15% degli ETS impegnati in quest’area, c’è l’obiettivo n.6 (Acqua pulita e servizi igienico sanitari).
Un’attenzione particolare è da riservare ai servizi messi in campo quest’anno nell’ambito dell’obiettivo n.3, grazie ai quali il non profit italiano ha dato risposte concrete all’emergenza sanitaria. Il 46% delle attività relative a questo SDGs, infatti, si concentrano in attività sanitarie e socio sanitarie, il 33% in attività sportive e l’11% in attività di educazione a stili di vita salutari. È da rilevare, inoltre, come il Terzo settore italiano contribuisca al raggiungimento di questo SDGs non solo in termini di potenziamento del welfare, ma anche in termini di prevenzione “teorica” (lato formazione, campagne di sensibilizzazione ecc.) e “pratica” (attività sportive ecc.).
A confermarlo è Fabrizio Pregliasco, presidente ANPAS (Associazione Nazionale Pubbliche Assistenze). «Questo ultimo anno ha messo in evidenza l’importanza e la rilevanza degli ETS in tutti gli ambiti di operatività, a partire da quelli delle reti socio sanitarie. Adesso, superata la fase emergenziale che ha fermato le attività che più necessitano di essere vissute in presenza, vedo una grande capacità di reazione, di dare risposte che si traducono in vicinanza, oltre che in servizi in senso stretto. Nel prossimo futuro, con i danni che questa pandemia sta causando, che non sono solo la sofferenza e la morte da malattia ma anche tutto quello che ne consegue, credo che la presenza del Terzo settore sarà fondamentale».
I dati emersi dal Rapporto stilato dal Forum confermano anche un ulteriore elemento che da sempre contraddistingue le attività del Terzo settore italiano ossia la capacità di costruire reti e relazioni con settori diversi dal proprio, perseguendo obiettivi condivisi. Il 57,2% degli enti e reti censite, afferma di realizzare oltre il 50% dei propri progetti, attività e iniziative in partenariato con altri soggetti, indipendentemente dalla loro tipologia (privati, pubblici, altri ETS). Andando ad esaminare i risultati, si nota come le organizzazioni preferiscano prevalentemente i partenariati con altri ETS (il 33,4%), seguiti dagli enti pubblici (il 27,7%) e infine dagli enti privati (il 14,6% dei casi). Una cultura del partenariato che, letta attraverso i 17 obiettivi di sostenibilità, diventa sempre più globale e interconnessa con altri Paesi. (Tabella 4)
«Gli enti del Terzo settore sono stati un argine ai danni diretti e indiretti della emergenza epidemiologica», ribadisce Claudia Fiaschi. «Il ruolo che ha avuto il Terzo settore non è stato solo significativo, ma determinante, perché è stato l’unico presidio capace di rimanere vicino alle persone più fragili: le centinaia di migliaia di volontari degli enti di protezione civile e di tanti altri enti che si sono “reinventati” in questa difficile circostanza testimoniano del loro alto senso di responsabilità».
Una risposta a “LO SVILUPPO SOSTENIBILE SI AVVICINA, GRAZIE AL TERZO SETTORE”
non bastano le iniziative virtuose del terzo settore per promuovere ed attuare lo sviluppo sostenibile della attività agricole e forestali, che sono le uniche che, se correttamente gestite in base ai principi dell’ecologia, sono ancora in grado di dar luogo ad un nuovo modello di sviluppo basato sul rispetto della natura che può contribuire sia a rivitalizzare la economia, sia ad assorbire elevate quantità di carbonio dall’atmosfera. Occorre anche un grande impegno finanziario da parte dei governi del mondo se si vogliono mitigare gli eventi meteo estremi che stanno devastando con intensità crescente tutte le zone del pianeta ed in particolare anche l’Italia che per le caratteristiche del territorio in gran parte fragile e depresso è soggetta a tutti i tipi di disastri naturali. Per tale motivo l’ Italia è considerata un “hotspot climatico dagli scienziati.