Torre Maura e la specificità (tutta romana) della ghettizzazione dei Rom
Carlo Stasolla dell’associazione 21 luglio: «Il problema è politico: solo a Roma si procede creando nuovi ghetti»
di Redazione
03 Aprile 2019
Riprendiamo da “Redattore Sociale” questo articolo di Eleonora Camilli sulle proteste a Torre Maura, a Roma, per l’arrivo di un gruppo di Rom. E sulle cause che hanno portato a questa situazione.
Cassonetti e macchine bruciati, panini buttati. Dopo una notte di proteste, in cui si è sfiorata la guerriglia urbana, il Comune di Roma ha deciso di ricollocare le 60 persone, di origine rom, che dovevano essere accolte nelle struttura di Torre Maura, periferia est della Capitale. Ma che, un volta arrivate, sono state oggetto di una protesta in strada. «Io sono intervenuta questa notte per evitare che la situazione degenerasse: c’era un clima molto pesante. La procura ha aperto un fascicolo proprio per odio razziale», sottolinea la sindaca Virginia Raggi, arrivata questa mattina sul posto. «Il clima è pesante nel quartiere di Torre Maura perché aggravato da tanti anni da problematiche e pressioni sociali. Sono intervenuta per tutelare i tanti cittadini onesti di quel quartiere e i 33 bambini, che rischiavano la vita e l’incolumità personale. Li stiamo ricollocando in altri centri all’interno di tutto il territorio del circuito cittadino perché il dovere dell’amministrazione è tutelare la vita e l’incolumità delle persone», aggiunge la sindaca, che fa esplicito riferimento alla presenza di rappresentanti di estrema destra tra i manifestanti: «Non possiamo cedere all’odio razziale, non possiamo cedere a chi continua a fomentare questo clima e continua a parlare alla pancia delle persone, e mi riferisco prevalentemente a Casa Pound e Forza nuova».
IL FALLIMENTO DEL PIANO ROM. Le persone rom di Torre Maura sono famiglie di cittadinanza rumena che da anni vivevano in un’altra struttura, quella di via Toraldo, sempre nella zona est della Capitale. Si tratta di 70 persone, tra cui 22 donne (tra cui alcune in gravidanza) e 33 bambini. «Erano state collocate a via Toraldo per una soluzione temporanea, come sempre accade, e poi negli anni sono rimaste lì in assenza di qualsiasi progetto inclusivo. Erano state prima sgomberate», spiega Carlo Stasolla, presidente dell’Associazione 21 Luglio, che si occupa da anni di Rom, Sinti e Camminanti . «Lo sgombero del campo rom risale al periodo dell’amministrazione Alemanno, intorno al 2010. Ma le persone sono rimaste lì parcheggiate per un sacco di anni. Siccome ora è scaduta la convenzione, il Comune non poteva più proseguirla e si è proceduto al trasferimento».
Anche a Torre Maura la soluzione sarebbe dovuta essere temporanea: il tempo previsto era di sei mesi. «Il problema però è politico: c’è un’assenza di soluzioni reali e durature, mentre si fanno altri campi e altri centri di raccolta. È un chiaro un fallimento», aggiunge. «Il piano rom parla esplicitamente di superamento dei campi: ci sono fondi europei che sono stati presi già dall’amministrazione Marino nel 2014, con i quali si stanno superando i campi di La Barbuta e Monachina, con tempi biblici, e con i soldi comunali si stanno parallelamente facendo sgomberi e costruendo dei ghetti etnici come quello di Torre Maura».
UNA SPECIFICITÀ ROMANA. Stasolla ricorda che a Roma non ci sono solo i campi tradizionali, rappresentati da container messi in fila su aree lontane dal centro urbano, ma anche quelli di nuova generazione, denominati “centri di raccolta rom” ideati da Alemanno. E che il comune di Roma sta di nuovo realizzando. Sono strutture riservate a «gruppi di origine rom in particolare a coloro che provengono da sgomberi di insediamenti spontanei»; la cui permanenza avrà una durata massima di sei mesi.
A Roma si sta andando in controtendenza rispetto ad altre città, rispetto al superamento dei campi, spiega Stasolla citando uno studio realizzato dall’associazione, che verrà presentato il prossimo 8 aprile. «Costruire nuovi ghetti con violazioni dei diritti umani e forme di discriminazione, perché creati su base etnica, è una specificità fortemente romane. E trasversale alle diverse amministrazioni: l’attuale amministrazione ha forti similitudini con l’era Alemanno, anche perché c’è Salvini al governo. Ma con le altre amministrazioni non si è fatto molto meglio. La differenza è che non c’erano questi messaggi forti e mandati con un accento securitario».
IL PERICOLO. Le famiglie rom dovrebbero essere trasferite nei prossimi giorni in altri centri. «Ad oggi sappiamo che sono ancora lì, il grande rischio è che il comune formuli proposte irricevibili,come la separazione dei nuclei familiari. Le persone potrebbero ritrovarsi per strada», conclude Stasolla. «Questo è un rischio molto concreto».
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