TORTURE IN SIRIA. LE FOTO DI “NOME IN CODICE: CAESAR” IN MOSTRA

È aperta da oggi al Maxxi di Roma la mostra fotografica che testimonia le violenze e le torture nelle carceri siriane tra il 2011 e il 2013

di Christian Cibba

Da oggi, 5 ottobre, è aperta al Maxxi la mostra fotografica “Nome in codice: Caesar”, piccola parte della documentazione riguardante le torture in Siria perpetrate dal regime di Assad, trafugata da un ex ufficiale della polizia militare siriana. A presentare la mostra, presso la sala conferenze della Federazione Nazionale Stampa Italiana (FNSI), sono stati giornalisti esperti della questione siriana come Amedeo Ricucci (inviato del TG1), Lorenzo Cremonesi (Corriere della Sera) e Lorenzo Trombetta (Ansa Beirut), un membro del “Caesar Team” e i rappresentanti delle associazioni che hanno sostenuto l’iniziativa e grazie alle quali sarà possibile vedere questa mostra (Amnesty International, Focsiv, Unimed, Un ponte per e Articolo21).
Saranno trenta le fotografie esposte tra il 5 e il 9 ottobre presso la sala spazio D del maxi, una piccola selezione delle oltre 55mila fotografie trafugate da “Caesar”.

La storia di “Caesar”

Caesar lavorava per la polizia militare siriana anche prima del conflitto. Non era politicizzato, il suo compito era fotografare le scene del crimine quando erano coinvolti membri delle forze armate. Con l’inizio delle proteste contro il regime, Caesar e i suoi colleghi cominciarono a fotografare i corpi delle persone morte nelle strutture di detenzione gestite dall’esercito siriano. « Un giorno fu mandato a fotografare 50 cadaveri» racconta Moaz, membro del team di Caesar, che si occupa dei rapporti tra l’ex agente e i vari governi, soprattutto occidentali, « si accorse che avevano subito torture e che si trattava di civili. Quel giorno rivelò tutto a un familiare dicendo che non voleva essere parte di ciò e chiedendogli aiuto per scappare dal paese. Gli fu chiesto di restare per documentare quello che stava accadendo e lui lo fece, soprattutto per dare alle tante famiglie che cercavano i propri cari una risposta su cosa gli fosse successo».

Torture in Siria
Moaz, membro del “Caesar Team”

Così tra l’aprile 2011, subito dopo l’inizio delle rivolte in Siria, fino all’agosto 2013, quando riuscì a scappare all’estero, Caesar ha raccolto migliaia di fotografie nelle quali si contano 6mila morti. Le fotografie sono state riconosciute veritiere e sono state già esposte in diverse mostre, compresa una al Palazzo di vetro dell’ONU. « Purtroppo con queste fotografie abbiamo provocato molto sdegno ma poca azione», ha detto Moaz «Caesar pensava che, quando il mondo avesse visto cosa stava accadendo con una testimonianza così accurata delle violenze sui civili, avrebbe reagito in qualche modo. Ha fatto di tutto per incontrare le persone più potenti del mondo, ma anche questo non ha portato a nessuna iniziativa concreta, cosa che gli ha generato un profondo senso di tristezza».

Le torture in Siria, una realtà documentata

« Questa mostra cerca di riportare alla realtà sulla natura del regime di Assad, in contrasto a quella propaganda che in Russia, ma anche qui da noi, lo vede dalla parte dei “buoni” perché combatte l’Isis», ha detto Amedeo Ricucci « ma non dobbiamo dimenticare che molti siriani hanno preso le armi proprio a seguito della violenta repressione, alle torture e all’uccisione di civili perpetrati dal regime e che quindi Assad ha una grande responsabilità del vortice di violenza in cui è precipitato il Paese».

torture siria
Una delle foto in mostra al Maxxi

«È urgente e necessario depoliticizzare la tortura», ha sottolineato Lorenzo Trombetta, « non si possono cercare di delegittimare testimonianze così reali, è un fenomeno reale che va combattuto al di là degli schieramenti politici». Anche la testimonianza di Caesar è stata in passato oggetto di accuse di falsità, di un complotto, lui stesso accusato di essere un corrotto pagato dall’Occidente per screditare Assad. Ma le torture in Siria si praticano con continuità e lo dimostrano tantissime testimonianze, non solo questa, eclatante, di Caesar. L’ultimo report di Amnesty International parla di quasi 18mila siriani morti sotto tortura dall’inizio delle rivolte e della guerra, 65mila sono gli arresti per motivi politici secondo il Centro di Documentazione delle Violazioni in Siria (VDC). Anche secondo Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, «bisogna combattere il negazionismo delle torture ». « In guerra le notizie si prendono sempre con le pinze», ha detto invece l’inviato del Corriere della Sera  Lorenzo Cremonesi, «perché tutti cercano di criminalizzare il proprio nemico. Arrivati nell’estate 2011 in Siria abbiamo raccolto molte testimonianze di presunte torture nelle carceri. Queste storie poi sono divenute sempre più frequenti e insistenti, ricordo di un ragazzo che non voleva entrare nel dettaglio delle torture che aveva visto e subito perché ne provava vergogna».

torture in siria
Le foto attestano almeno 6000 persone morte, di cui solo 780 identificate

Le foto di Caesar attestano almeno 6000 persone morte, di cui solo 780 sono state identificate. Tra queste ci sono anche delle storie che Trombetta ha voluto menzionare per dimostrare che nelle carceri siriane muoiono persone di tutti i tipi, etnie, generi, età, credo religioso o politico. Quella di un ex giocatore della nazionale siriana, morto sotto tortura a 41 anni nel carcere militare di Saydnaya, personaggio ben lontano dallo stereotipo del terrorista islamico che si oppone al regime. O quella di una 23enne studentessa di ingegneria, catturata mentre distribuiva generi alimentari e medicinali agli sfollati di Damasco, che nella sua cella, prima di essere uccisa, disegnava progetti per la ricostruzione degli edifici che aveva visto distruggere dalla guerra.
«Stiamo vivendo uno di quei momenti di cui tra qualche anno tutti si riuniranno per dire mai più » ha detto Moaz « per i quali arriveranno i rimpianti e i pentimenti per non aver fatto qualcosa. Ma non possiamo aspettare, ci sono 300mila persone nelle carceri siriane che stanno soffrendo torture e rischiano di morire».

TORTURE IN SIRIA. LE FOTO DI “NOME IN CODICE: CAESAR” IN MOSTRA

TORTURE IN SIRIA. LE FOTO DI “NOME IN CODICE: CAESAR” IN MOSTRA