«In questo anno abbiamo agito con la consapevolezza dei “cinque pani e due pesci”, cioè sapendo delle risorse molto limitate rispetto alle richieste», ha spiegato spiega il vescovo Ambarus durante la presentazione dei dati. «Ma siamo contenti e orgogliosi di poter raccontare come siamo riusciti a vivere il miracolo della moltiplicazione. Le comunità si sono rese conto meglio di quello che stava succedendo e, incontrando le persone, le famiglie, hanno offerto non solo risorse finanziarie o percorsi lavorativi, ma anche compagnia, relazione, accompagnamento. Si è ingrandita la famiglia attorno alle famiglie che chiedevano aiuto; tutti siamo diventati più consapevoli che insieme possiamo fare tanto, che con il poco possiamo fare molto».
2,2 milioni di sostegni a 2.500 persone: un anno di “Alleanza per Roma”
I dati del primo anno di attività del progetto promosso dalla diocesi di Roma con istituzioni pubbliche, enti del terzo settore e fondazioni
di Redazione
03 Agosto 2021
ROMA – Ottocentosettantacinque domande accolte, che probabilmente con i dati di luglio diventeranno 920, 2,2 milioni di euro di aiuti e 2.500 persone raggiunte. E ancora 150 centri di ascolto delle parrocchie di Roma, che si sono coordinati con circa 75 presidi territoriali di ascolto, 400 volontari e 25 operatori della Caritas di Roma.
Sono i numeri, presentati dall’arcivescovo Gianpiero Palmieri, vicegerente della Diocesi di Roma, dal vescovo Benoni Ambarus, direttore della Caritas diocesana, dal presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, e della sindaca di Roma Capitale Virginia Raggi, del primo anno di attività dell’Alleanza per Roma, la sinergia promossa a giugno del 2020 dalla diocesi di Roma tra istituzioni pubbliche, enti del Terzo settore e fondazioni private, per sostenere coloro che a causa delle conseguenze del Covid rischiano di rimanere esclusi dalle tutele istituzionali e hanno bisogno di un sostegno che li accompagni «finché potranno camminare di nuovo autonomamente».
Un progetto che si è concluso il 31 luglio e si è poggiato sul Fondo Gesù divino lavoratore, istituito dal Papa con uno stanziamento di un milione di euro e che ha visto il contributo di Regione Lazio e Roma Capitale, entrambi, e di donazioni di aziende e cittadini per altri 201 mila euro.
Sono state 7.476 le persone che si sono rivolte per la prima volta ai centri di ascolto nel 2020. Si sono aggiunte alle 40.607 che le parrocchie avevano già preso in carico nel corso degli anni, di cui 13.684 erano seguite con continuità.
Complessivamente, quindi, le persone che in questa fase hanno ricevuto aiuto dai centri di ascolto parrocchiali sono state 21.160 su 48.083 iscritte nei database delle parrocchie. Gli interventi hanno trovato forma in vari strumenti: gli aiuti alimentari, gli Empori Caritas, il Fondo anticrisi, i Buoni spesa.
Alleanza per Roma: tre tipi di intervento
I Centri di ascolto hanno individuato le situazioni che potevano usufruire degli aiuti del Fondo: persone domiciliate nel Comune di Roma; con entrate non superiori 600 euro mensili (aumentate di 100 euro per ogni persona convivente); disoccupate o che abbiano drasticamente ridotto il proprio reddito a causa dell’emergenza sanitaria; che manifestassero una chiara volontà di collaborare attivamente per superare la situazione di emergenza.
A loro sono stati proposti tre differenti tipi di intervento, in modo non esclusivo ma integrato. Una prima misura ha previsto un intervento una tantum a sostegno di criticità importanti ma transitorie rispetto alla tutela del luogo domestico, essenziale per la percezione di sostenibilità familiare di un percorso di ripresa. In particolare, si è trattato di sostegni a pendenze e debitorie legate alle morosità di affitto, utenze e spese condominiali fortemente messe a rischio dalla diminuzione di reddito.
Una seconda misura ha riguardato un contributo mensile, che ha colmato l’improvvisa mancanza di reddito e portato sollievo momentaneo per far fronte alle spese domestiche. Oltre all’erogazione di liquidità, lo strumento ha consentito di stabilire relazioni di prossimità che i beneficiari hanno sentito in termini di accompagnamento e vicinanza.
Infine, un sostegno a progetti di piccola imprenditoria, per lo più artigianale, e reinserimento nel mercato del lavoro attraverso l’attivazione di corsi di formazione e tirocini formativi, attraverso un’azione di rete tra i vari soggetti, istituzioni ed enti pubblici e privati coinvolti in vario modo nei processi di incontro tra domanda e offerta di lavoro.
Il 69% dei casi ha avuto accesso almeno alla prima misura, quindi più dei due terzi dei beneficiari ha goduto di un sostegno economico fino ad un massimo di 600 euro mensili rinnovabili fino a 5 mesi. Dai dati raccolti emerge che il 71,5% (626) di coloro che hanno avuto accesso al fondo è stato costituito da nuclei familiari, il resto (166) da persone single.
In sostanza, il Fondo ha sostenuto molte di quelle famiglie, anche con figli minori, che si sono trovate impossibilitate a fronteggiare i primi effetti critici causati dall’avvento della pandemia. Si è trattato talvolta di situazioni di già forte fragilità e talaltra di famiglie che fino a quel momento potevano considerarsi stabili. Il trend di questi ultimi casi pare in continua crescita considerate le segnalazioni che continuano a pervenire dai punti territoriali di ascolto.
L’identikit dei beneficiari
I valori più alti di casi intestatari del Fondo si sono concentrati nelle famiglie con 2-3 o 4 componenti, fino ad arrivare anche a casi di famiglie composte da 9-10 persone. Mentre per quanto riguarda le classi di età, quella compresa tra i 35 e i 54 anni è stata per il 50% la più interessata. Relativamente alla nazionalità si osserva che in più della metà dei casi, 52%, si tratta di persone italiane.
Dal punto di vista occupazionale, il 69,1% dei richiedenti aiuto era disoccupato, aveva perso il lavoro in precedenza (44,3%) oppure non era mai stato occupati (24,8%). Nel caso dei disoccupati, l’ultimo lavoro aveva riguardato per lo più i settori alberghiero, della ristorazione, del commercio (che comprende gli intestatari di piccole attività) e della cura della persona, che fa riferimento soprattutto a colf e badanti. Insomma, tutti quelli prevalentemente colpiti dalle conseguenze del Covid.
Soprattutto a queste persone è stato indirizzato il lavoro degli strumenti operativi di sostegno e di integrazione realizzati attraverso il Fondo, con contributi per la formazione da 390 a 3.200 euro (1.732 euro in media) e una retribuzione media di 4.115,15 euro per i tirocini attivati.
I commenti
«Avete sopperito all’assenza e alla difficoltà delle istituzioni a essere vicino alle persone» ha detto il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti. «Abbiamo lavorato affinché questo fondo fosse parte di una strategia di vicinanza delle istituzioni alla condizione di centinaia di migliaia di persone. Non dobbiamo disperdere questo patrimonio». Ora la Regione vuole continuare a impegnarsi all’interno dell’Alleanza: «Siamo disponibilissimi a continuare, sapendo che abbiamo tante opportunità davanti. Solo sul fondo sociale europeo avremo risorse, non solo col Next Generation: sulle politiche attive del lavoro abbiamo oltre 500 milioni e molti ne verranno”.