GIUBILEO PER I ROMANI: LA PRIMA PORTA APERTA È QUELLA DEL CARCERE
42 realtà non profit e 24 porte sociali da aprire per riscoprire il sociale nella capitale e lasciarle un'impronta solidale
di Redazione
16 Dicembre 2015
È partito il progetto Giubileo per i Romani, che vede impegnate quarantadue associazioni, cooperative e realtà diverse che si sono riunite nell’omonimo coordinamento, per far sì che questo Anno della Misericordia lasci un segno permanente in una città che ha molte risorse umane e sociali, ma anche tante fragilità e bisogni sempre nuovi. Si tratta di organismi che concretamente, giorno dopo giorno, “stanno sul pezzo”, provano a dare risposta alle necessità, e spesso alle urgenze che affiorano nella città, nelle periferie, promuovendo comunità e qualità del vivere.
Il coordinamento a luglio ha pubblicato il manifesto “Ci prendiamo cura della nostra città”, per ribadire il proprio impegno e per invitare tutti i cittadini ad abbandonare atteggiamenti difensivi, subalterni e di rassegnazione: è infatti il tempo di ricostruire – dopo gli anni dell’abbandono della città e della corruzione mafiosa – un tessuto partecipativo e una nuova immagine della Capitale d’Italia.
«Assumersi ognuno le proprie responsabilità per promuovere il risanamento etico-morale della città, ma anche e soprattutto un nuovo processo di sviluppo», ha dichiarato Pino Galeota (associazione Corvialedomani).
I presìdi e le porte
Per costruire il Giubileo per i Romani, sono stati individuati numerosi “presìdi”, sparsi per la città, almeno 2 per Municipio, ognuno dei quali offrirà sostegno e servizi a detenuti, donne in difficoltà, migranti, anziani, giovani a rischio, malati terminali, persone affette da patologie psichiche e a tutti coloro che ne hanno bisogno. «Ogni presidio è un luogo di ascolto del territorio, per chi in quel territorio trova soddisfazione, per chi ci soffre, per chi vi è nato e per chi vi è arrivato» ha spiegato Eugenio De Crescenzo (AGCI, Associazione generale Cooperative Italiane). Creare una rete diffusa che intercetti la complessità della realtà romana e che ne divenga elemento strutturale, andando oltre l’Anno Santo straordinario. Gianni Palumbo (Forum Terzo Settore Lazio) ci ricorda infatti che «le opere di misericordia della dottrina cattolica sono corporali e spirituali, ma rappresentano anche ciò di cui si dovrebbe occupare quotidianamente il Terzo settore come Politiche sociali. Solo l’assunzione di responsabilità e una rete pubblico-privata territoriale può farci uscire dalle difficoltà che stiamo vivendo». L’elenco dei presidi perciò si alimenterà in corso d’opera grazie alle nuove adesioni.
Si comincia col carcere
Domenica 20 dicembre si è aperta la prima delle 24 “porte sociali” (2 in media ogni mese), che i cittadini potranno varcare per aprirsi e incontrare le realtà più diverse. «Sono fari che vogliamo accendere», dice Pino Galeota, «su problematiche, perché la cittadinanza prenda consapevolezza e si attivi, ma soprattutto per conoscere le risposte che il sociale è già in grado di dare», anche se spesso le Istituzioni le porte le hanno volute chiudere davanti a questo mondo, dimostrandosi «incapaci di comprendere la necessità di trasformazione e di riscatto della città».
La prima porta sociale del Giubileo per i Romani che si è aperta è quella del carcere, grazie alla Cooperativa PID, che si occupa da lungo tempo di segretariato sociale, reinserimento detenuti e formazione volontariato. Per il signor Francesco si è aperta la porta di Rebibbia. Grazie alle immagini qui sotto possiamo accompagnarlo durante la sua giornata di libero volontario, di lavoro produttivo. Il detenuto liberato infatti ha cominciato la sua giornata come venditore nel mercato San Teodoro (Coldiretti). Il banco Pid è specializzato nella rivendita di prodotti da forno realizzati da rifugiati politici coadiuvati da detenuti.