FORMIA. LA SOLIDARIETÀ È UN CANTO AFRICANO
"Un mondo a colori" è il progetto che coinvolge studenti e immigrati, per cercare il dialogo attraverso la festa
22 Dicembre 2015
Un mondo a colori è un mondo che non rifiuta il banco e nero bensì li include. È un posto che rifiuta il grigio dell’ignoranza e della noncuranza, un luogo dove la diversità è ricchezza e la ricchezza diversità.
Lo sanno bene i volontari del Gus, Gruppo Umana Solidarietà, di Insieme – Immigrati in Italia e della parrocchia di Sant’Erasmo, che hanno preso parte al progetto promosso dallo sportello del Cesv di Formia, “Un mondo a colori” destinato ai ragazzi formiani nell’ambito del percorso “Scuola e volontariato”.
Un progetto semplice ma vincente, perché non di rado sono proprio quelle le idee più efficaci. I ragazzi sono quelli dell’Ic Dante Alighieri, frequentano il secondo e il terzo anno di scuola media e, non c’è bisogno di dirlo, vivono quella fase della vita nella quale ogni esperienza diventa formativa e resta impressa nella memoria per gli anni a venire. E l’incontro del 12 dicembre alla sala Ribaud del comune di Formia è stata una di quelle giornate che difficilmente dimenticheranno.
Cantare per condividere
Protagonista della mattinata del progetto la musica. «Grazie al progetto “Un mondo a colori”, i ragazzi hanno dapprima conosciuto i migranti ospiti del Gus, un mese fa», spiega la professoressa Forte, «hanno ascoltato le loro storie e hanno poi imparato alcune canzoni in lingua Africana per conoscersi meglio e condividere questa giornata». Ironia, o crudeltà della sorte, l’inizio del progetto è coinciso con gli attentati a Parigi del 13 novembre, non un avvio fortunato, se si pensa che l’obiettivo del progetto è quello di promuovere la cultura dell’inclusione dei migranti, ma i ragazzi hanno dimostrato maturità e la psicologia dell’odio, almeno stavolta, non ha attecchito. Anzi, più determinati di prima, gli studenti dell’Ic Alighieri hanno portato a termine il progetto musicale.
Perché se la musica è il linguaggio universale dell’umanità, il resto è solo propaganda. I migranti del Gus hanno storie incancellabili scritte nei loro occhi. I giovanissimi, dal canto loro, hanno la capacità di mettersi nei panni dell’altro, di sintonizzarsi sui sentimenti altrui con spontaneità, senza pregiudizi e con molta speranza. La speranza che, prima o poi, le barriere culturali si infrangano. I giovani sono la chiave. Ne è convinto Giovanni D’Angiò, assessore ai Servizi Sociali del comune formiano, che sostiene fermamente che solo educando i giovani si possano educare gli adulti e scardinare quei pregiudizi che tanto duri sono a morire. «I ragazzi oggi hanno accesso a tutte le informazioni soprattutto attraverso l’utilizzo dei social network, sono più aggiornati degli adulti ed è giusto fornire loro informazioni corrette all’interno di un processo di educazione all’integrazione in opposizione al terrorismo psicologico in atto».
L’autografo di Ibrahima
I canti, sia in dialetto locale che in lingua africana, sono stati accompagnati dalla chitarra di Alberto, volontario di Insieme, e dalla professoressa Colaianni e scanditi dal bongo di Ibrahima, mediatore culturale del Gus. Èd è proprio quest’ultimo ad essere il ponte tra i migranti e gli studenti nonché l’anima della mattinata: suona, canta, balla e coinvolge. Impossibile non farsi trascinare dalla sua joie de vivre e dal suo carisma. A conclusione della mattinata è il suo l’autografo più ambito dai ragazzi. Ibrahima ha vissuto due anni in Francia prima di arrivare a Macerata 3 anni fa. Ospite per qualche mese del Gus maceratese, è diventato bene presto punto di riferimento per gli altri ospiti, così da riuscire a diventare in poco tempo un membro attivo dell’ong. Da poco più di dieci mesi si trova a Formia, e sostiene di aver trovato qui una città chiusa e poco accogliente, colpa, secondo lui, dell’ignoranza di molti adulti. Per questo crede molto di più nei giovani ai quali «ho voluto portare oggi la mia esperienza, perché loro sono il futuro».