UN NUOVO GUSCIO DI NOCE PER I SORDOCIECHI
Una nuova sede attrezzata per la disabilità sensoriale e interventi su obiettivi mirati. Per Guscio di Noce onlus il viaggio continua
02 Marzo 2016
«Le porte di servizio sono verdi ed hanno la mostra con le scanalature, le altre sono arancioni e con la mostra liscia, qui c’è la sala riunioni…». È la voce di Annamaria Canonico, presidente dell’associazione Guscio di Noce che ci guida, in Via Mocenisio 4, alla scoperta della nuova sede appena inaugurata.
Guscio di Noce è una onlus che promuove l’accoglienza e l’inclusione sociale delle persone sordocieche e pluriminorate psico-sensoriali di media gravità: «Siamo convinti», dice Annamaria Canonico, «che ciascuno, in base alle proprie peculiarità, possa rappresentare una risorsa per la comunità».
Il “nuovo” Guscio di Noce si trova in una bella palazzina del quartiere romano di Montesacro ed è ospitato nella casa delle Suore della Provvidenza, presenti in questo luogo ormai da 70 anni. «La sede», continua Canonico, «è stata progettata in funzione dei bisogni degli ospiti, e attrezzata con accorgimenti ad hoc per far fronte alle disabilità sensoriali: tutti i percorsi interni sono forniti di corrimano, in corrispondenza delle porte si trovano sistemi di riconoscimento tattile e cromatico, i colori sono diversi a seconda dell’area da segnalare, come sono differenziate alcune superfici per far capire ai ragazzi in quale ambiente stanno entrando. I pavimenti sono opachi e di colori uniformi con forti contrasti con le pareti. Grande importanza ha anche l’illuminazione. Le luci artificiali sono tutte riflesse, in quanto la luce diretta potrebbe creare distrazioni in chi soffre di ipovisione. Questi ragazzi, infatti, spesso hanno tratti autistici e la luce diretta potrebbe distoglierli dall’attività che stanno realizzando».
Il progetto Binario 18
L’associazione si è costituita formalmente un anno fa, ma il sogno che la anima viene da più lontano e infatti, il suo progetto più impegnativo, Binario 18, è già attivo da tre anni. «Questo progetto corrisponde ad un sogno personale e di famiglia»: la presidente ci ha parlato della sua esperienza familiare, delle sue due figlie ed in particolare della prima, di 18 anni, affetta da disabilità psicosensoriale. «Qualche anno fa», ha ricordato, «come famiglia abbiamo iniziato ad avere preoccupazioni per il suo futuro, non solo per il dopo di noi, ma per un futuro più vicino, e abbiamo iniziato ad immaginare per lei una realtà vicina al suo contesto di vita, in cui potesse esprimere le sue potenzialità, qualunque esse siano, perché siamo convinti – e questo caratterizza ed anima tutta l’attività dell’associazione e dei volontari – che chiunque, anche chi è affetto da una disabilità importante, se viene adeguatamente accompagnato, può diventare una risorsa nei contesti di normale socialità, non solo in quelli protetti.
E qui nasce l’idea del progetto Binario 18, che accoglie i ragazzi tenendo conto della loro situazione personale nel suo complesso, con le loro difficoltà, i problemi, ma anche con le loro risorse. «Il lavoro che realizziamo in questo progetto è strutturato su misura per ogni ragazzo: per percorso personalizzato intendiamo proprio un percorso pensato sulle potenzialità della persona. C’è un educatore per ogni ragazzo, ed i ragazzi sono sempre in coppia. Ogni settimana l’equipe si riunisce e si coordina sul da farsi. Il progetto», continua Canonico, «non lavora sulle autonomie in generale, ma su un obiettivo mirato, su quello che realmente il ragazzo potrà andare a fare nella struttura di accoglienza, sempre tenendo conto delle caratteristiche della persona». Per ora Binario 18 prevede un orto, laboratori creativi e musicali, di botanica, informatica, cucina. Si lavora, dunque, sulla persona e sul territorio, dal quale cominciano ad arrivare risposte, grazie alle nuove collaborazioni che si stanno attivando con il Municipio e con nuove realtà.
Un percorso di inclusività quello realizzato da Binario 18 in cui alla fine vincono tutti, continua Canonico: «Vince la persona con disabilità, perché viene finalmente valorizzata nelle sue potenzialità, e quindi si libera del suo deficit più pesante, che è quello sociale, l’emarginazione. Vince la realtà di accoglienza perché può godere di risorse nuove, fino ad allora ignorate, vince la comunità».
Guscio di noce: un ponte tra la persona e la comunità
Di questo sogno e dell’associazione fanno parte anche Giuseppe, il marito di Annamaria, Giancarlo Cursi, professore dell’Università Salesiana, formatore, che anni fa ha incontrato il progetto di Annamaria Canonico ed ha deciso di farne parte, ed in questa esperienza ha anche trovato realizzazione un’aspirazione della sua esperienza lavorativa. Gli altri compagni del viaggio di Guscio di Noce sono le educatrici, che realizzano i laboratori con i ragazzi e le suore della Provvidenza.
Importante è la collaborazione con la Lega del Filo d’oro, una realtà che da oltre 50 anni si occupa di assistere, educare, riabilitare e reinserire nella famiglia e nella società le persone sordocieche e pluriminorate psicosensoriali, che ha seguito alcuni ragazzi ora nel Progetto Binario 18 e che ha avuto un ruolo fondamentale anche nella formazione e nel supporto delle educatrici. «La nostra sede è un luogo dove cominciare una progettazione seria e competente che, avvalendosi di un lavoro di rete con i servizi presenti sul territorio, ci permetta di raggiungere al meglio il nostro obiettivo nei confronti delle persone con disabilità, delle loro famiglie e del territorio stesso». Per ottenere questo obiettivo, oltre a lavorare con i ragazzi, l’associazione realizza con le famiglie, accompagnamento e sostegno con il servizio di parent training che vuole sia integrare l’intervento sulla persona con disabilità con un supporto diretto e costante alla famiglia, sia garantire uno spazio di ascolto e sostegno all’intero nucleo familiare, prevedendo, tra l’altro, gruppi di auto mutuo aiuto per fratelli e sorelle di persone con disabilità. Con Guscio di Noce , una coppia di genitori ha fatto un’operazione importante per tutti, non chiudersi e vivere le proprie difficoltà in solitudine, ma restituirle alla collettività per occuparsene tutti. Il valore aggiunto è che questa esperienza nata da una famiglia si traduca nella realizzazione di un progetto e nell’apertura di una struttura che va a beneficio della collettività. Su questo guscio di noce c’è la vita.