UN SENTIERO EUROPEO PER RISCOPRIRE LA NOSTRA ANIMA APPENNINICA
Attraverso la valle del Salto si possono scoprire la bellezza e le potenzialità del territorio. E combattere lo spopolamento
01 Agosto 2019
Tra fine maggio e inizi giugno la Federazione Italiana Escursionismo e il Festival Valli e Montagne Appennino centrale 2019 hanno inaugurato un tratto appenninico del Sentiero Europeo che va da Forca Canapine, nel Nord del Lazio, a Camporotondo, nel Sud dell’Abruzzo.
«A quest’importante evento siamo arrivati con una certa caparbietà. Le difficoltà che abbiamo incontrato sono dovute soprattutto alla frammentazione istituzionale. Nel 2012 eravamo pronti ad inaugurare un tratto del sentiero E1, ma nonostante il coinvolgimento istituzionale della Regione e di sette comuni della vallata non si è riusciti a trovare un accordo tra le realtà comunali. Finalmente nel 2019 siamo riusciti ad inaugurarlo, in occasione del Raduno della Federazione Italiana Escursionismo», spiega Cesare Silvi, presidente dell’Organizzazione di Volontariato Valledelsalto.it e presidente dell’Organizzazione di Volontariato GSES, Gruppo per la Storia dell’Energia Solare.
IL SENTIERO EUROPEO. L’idea di un sentiero europeo E1 nacque nel 1969, con la creazione dell’Associazione Europea Escursionismo. Nel 1972 quest’associazione, fondata in Germania, partì con la progettazione del primo sentiero europeo E1, che inizia a Capo Nord e arriva fino a Siracusa; il tratto che attraversa il Lazio passa per la Valle del Salto, vallata in provincia di Rieti. «Il Sentiero Europeo E1 è concepito sui tracciati delle vecchie vie demaniali, utilizzate fino a circa 50 anni fa sull’Appennino centrale. Poi lo spopolamento ha determinato l’ostruzione di sentieri e cammini, a causa della fitta vegetazione».
IL PROBLEMA DELLO SPOPOLAMENTO. Le aree interne appenniniche si sono spopolate nel corso degli ultimi decenni:il lavoro è altrove e le persone si trasferiscono nei centri abitati più grandi. La crisi sismica ha aggravato la situazione. «Con quest’inaugurazione vogliamo creare un itinerario con attrattive culturali, naturalistiche e artistiche che abbracciano tutto l’Appennino centrale, dal sud dell’Umbria fino al sud dell’Abruzzo, per circa 300 chilometri», spiega Silvi. «Abbiamo cercato di identificare i centri più significativi dell’itinerario, che sono piccoli borghi con un centinaio di abitanti. Anche i grandi borghi si sono spopolati, a causa anche dei recenti terremoti, prima de L’Aquila poi di Amatrice, Norcia, Visso… Anche dove non si sono verificati crolli, le persone non vanno più. E non ci sono progetti di lunga durata per affrontare il problema.»
Tra i problemi che influiscono sullo spopolamento c’è anche la crisi climatica: sono sempre più frequenti piogge torrenziali che fanno diventare le strade dei fiumi d’acqua. Questo succede anche perché la cura e la manutenzione per incanalare e irreggimentare le acque non vengono più effettuate a causa dello spopolamento. Il serpente si morde la coda e si prevede che la situazione peggiorerà sempre di più nel corso degli anni.
L’ARTE E LA STORIA. L’inaugurazione del sentiero è stata a tappe, con diversi eventi, «sia per coinvolgere le persone a livello locale, sia per mandare messaggi alla gente». Ad esempio, a Petrella Salto è stata aperta la mostra “Una nuova stagione per l’Appennino centrale – Sulle orme dei viaggiatori europei dell’ottocento – Un territorio tra memoria e futuro”. «La scuola dei pittori impressionisti di Civita D’Antino, che non conoscevo, mi ha permesso di scoprire che non solo i viaggiatori venivano nella Valle del Salto a visitare i resti dell’età classica, ma anche i pittori, colpiti dalla luce del sole di queste zone». La scuola, fondata nel 1883 da Peder Henrik Kristian Zahrtmann, è stata scoperta per caso da un professore, che un giorno è stato fermato da un turista che cercava appunto a Civita D’Antino la scuola degli impressionisti, alla quale pose fine il catastrofico terremoto marsicano del 1915.
Il Sentiero E1 passa anche per le Terme di Tito sopra Cotilia: da recenti scoperte pare che siano i resti della Villa imperiale di Vespasiano, ma bisogna continuare gli scavi archeologici all’interno della montagna. Altra tappa del Sentiero Europeo E1, nel tratto che va da S. Elpidio a Corvaro, è il primo muro di costruzione del complesso archeologico noto con il nome di Grotta del Cavaliere. «Sono numerose le testimonianze della colonizzazione romana», spiega Silvi. «Roma non è lontana e i romani sono andati sulle montagne e hanno sfruttato le risorse del territorio». Nella Valle del Salto i resti delle mura sono in mezzo ai boschi, nel tempo gli archeologi hanno capito che era un modo per organizzare e controllare il territorio, per l’unica attività che a quel tempo era importante: la pastorizia.
Tra l’altro, tra gli appuntamenti del Festival Valli e Montagne Appennino centrale, c’è proprio in questi giorni (fino all’11 agosto), la terza edizione del programma “Dall’Alba… al tramonto”, che interessa la città romana e il territorio di Alba Fucens, a Massa d’Albe, in provincia de L’Aquila.
FARE RETE. Per superare la frammentazione dei comuni del territorio, l’associazione Valledelsalto.it si è unita con molte altre associazioni, dando vita al Festival Valli e Montagne dell’Appennino centrale, che si svolge ogni anno dal 2015. «Abbiamo iniziato sommessamente con il Festival valli e montagne Appennino centrale e man mano che siamo andati avanti, si è accentuata l’esigenza di fare rete anche con i territori di altre valli, come quelle del Turano e quelle del Velino, soprattutto dopo il terremoto di Amatrice e i successivi.
Ci siamo chiesti: cosa può aiutare queste vallate a ritrovare un senso di unità in itinerari di lunga percorrenza? Ma «è stato difficile far capire l’importanza di fare rete ai comuni della zona, per fortuna le associazioni più vivaci cercano di portare avanti questo progetto unendo le forze insieme a noi».
UNO SVILUPPO SOSTENIBILE. In Italia esistono molte di aree “interne”, cioè lontane dai servizi erogati dai centri urbani (salute, mobilità, istruzione), che hanno avuto un peso pari alla città nello sviluppo dell’Italia. Si tratta di aree molto diverse per vicende storiche e culturali, ma accomunate dall’aver costituito per secoli l’alternativa alla vita urbana. Quando era ministro per la coesione territoriale, Fabrizio Barca propose un modello di sviluppo nazionale, che potesse liberare il potenziale inespresso di questi territori.
«Noi pensiamo che bisogna elaborare una nuova strategia per valorizzare l’Appennino centrale», continua il presidente Silvi. «Riteniamo che l’Appennino sia una nuova risorsa naturale. Il concorso fotografico che abbiamo organizzato ha proprio lo scopo di valorizzare il territorio in tutti i suoi aspetti».
Cesare Silvi è anche presidente anche dell’organizzazione di Volontariato GSES, Gruppo per la Storia dell’Energia Solare, che opera in collaborazione con il Museo dell’Industria e del Lavoro di Brescia. Nel Festival Valli e Montagne Appennino centrale si organizzano anche eventi per approfondire l’argomento dell’energia solare. «L’Appennino ha sempre usato l’energia solare, fino a quando non sono arrivati i combustibili fossili, solo che l’ha sempre usata in forma empirica, ovviamente, non moderna: l’uso pratico è possibile dal secolo scorso grazie alle nuove tecnologie. La villa dell’imperatore Vespasiano è una forma di “architettura solare” per la posizione in cui è stata costruita sulla montagna, che le permette di essere al sole fin dal suo sorgere: l’energia solare è stato un argomento importante anche nell’antichità. Pensiamo che le aree interne siano territori molto interessanti per la transizione ecologica: su questi territori si può creare nel corso degli anni un nuovo modo di operare e di vivere grazie alle tecnologie avanzate».
Il digitale, ad esempio, sta cambiando l’Appennino. Ce ne possiamo accorgere, sulla parte del sito del Festival dedicata alla ricettività, dove cercando una località si riescono a vedere tutti i luoghi in cui è possibile mangiare e dormire. Questo, che era impossibile fino a 10-15 anni fa, permette che piccoli bed and breakfast vengano raggiunti, grazie al navigatore, da turisti che neanche conoscono quelle località.
IL BIOGESTORE. Le associazioni del territorio sono rimaste molto sorprese da un progetto del Comune di Roma, che prevede la costruzione di un biogestore per rifiuti organici nella Valle del Salto. «C’è la crisi climatica, com’è possibile che si scelga un’area interna come questa, che soffre già di molti altri problemi, per mettere un biogestore?», commenta Silvi. «Questo progetto ci preoccupa e stupisce per la poca visione del futuro e ci sorprende anche come il Sentiero Europeo E1 non venga considerato, in questa scelta. Tra l’altro, se non viene gestito bene, il biogestore può creare problemi notevoli, come forti cattivi odori e problemi alle falde acquifere».
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