UNITED L’AQUILA: IL CALCIO ABBATTE LE BARRIERE DI DIFFIDENZA

United L’Aquila nasce da giovani con la passione per lo sport popolare e con il calcio fa integrazione. Claudio Del Tosto: «Stare bene insieme porta ad accettare chi ti sta di fronte, a capire le risorse di ogni storia»

di Maurizio Ermisino

6 MINUTI di lettura

La cosa bella del calcio è che, per giocare, devi passare la palla. Per cui devi comunicare, anche senza parole, devi giocare insieme a chi è accanto a te, devi fidarti dell’altro. Ma, soprattutto, che su quel campo di gioco, con quella palla che rotola, siamo tutti uguali. Per questo il calcio, quando è vissuto nel modo più sano, è uno dei veicoli più potenti di socializzazione e di integrazione. Queste idee ha deciso di metterle a frutto United L’Aquila, un’associazione sportiva dilettantistica nata da giovani con la passione per lo sport popolare. I valori dell’associazione sono l’antirazzismo, l’antifascismo e l’antisessismo. E ognuno, al suo interno, lotta contro ogni forma di discriminazione e di esclusione sociale. Ne abbiamo parlato con Claudio Del Tosto, del direttivo dell’associazione. United L’Aquila nasce nel 2018 da alcuni cittadini attivi che facevano parte di associazioni del territorio dell’Aquila, per dare la possibilità a ragazzi stranieri e a tutti i ragazzi che, per motivi sociali ed economici, restavano ai margini, di giocare a calcio. «L’idea era, attraverso lo sport, di fare integrazione» ci spiega Del Tosto. «Non volevamo creare una squadra di stranieri, ma mettere chi aveva una fragilità nella condizione di avere una rete un po’ più forte attorno».

United L'Aquila

Porte aperte a tutti, anche durante il Covid

Allo United L’Aquila hanno cominciato a giocare ragazzi stranieri accanto a ragazzi italiani. «Il primo anno c’erano molti ragazzi stranieri provenienti da centri d’accoglienza, da case famiglia» ci spiega Del Tosto. «Ma abbiamo raggiunto molte persone anche al di fuori dell’accoglienza: vedevamo giocare sotto casa persone che non avevano nemmeno l’accoglienza: le abbiamo raggiunte e aiutate». Accanto agli stranieri si è formato un gruppo di ragazzi aquilani «e poi ci sono quelli in Erasmus o fuori sede, che facevano difficoltà a entrare nella squadra di Paese, che tendono ad essere un po’ chiuse» ci racconta il dirigente. A livello sociale, una cosa molto importante è accaduta durante il Covid. «Abbiamo continuato ad allenarci e lo abbiamo fatto a porte aperte, accogliendo anche i giocatori di altre squadre. Tante persone in quel periodo ci hanno detto di essersi salvate grazie a quell’attività sportiva».

Tutti cambiano la propria percezione

E poi lo United L’Aquila si mescola con la vicina Comunità 24 Luglio. «Tra i dirigenti c’è Gianluca, uno dei ragazzi della Comunità, che è anche uno dei dirigenti più attivi» ci racconta Del Tosto. «Facciamo attività con ragazzi disabili e la Comunità ci presta il pulmino per le trasferte. Tanti ragazzi della squadra di calcio sono diventati volontari della Comunità e sono presenti in molte attività. Tra lo United L’Aquila e la 24 Luglio c’è una sorta di osmosi, uno scambio che fa bene a entrambe le realtà. «Per Gianluca la squadra è diventata una ragione di vita» ci racconta Del Tosto. «La sua è una passione che viene da lontano, ha sempre seguito nelle categorie minori. Adesso si trova nella posizione che la squadra è sua, sogna uno stadio di proprietà. Di calcio capisce molto, anche tecnicamente e a volte, durante le partite, e dà i suoi suggerimenti da bordo campo». «Abbiamo molti tifosi e in questo scambio continuo tutti cambiano la propria percezione di quello che è il mondo» continua. «Questo fa bene a tutti, è uno scambio continuo, un cambio di prospettiva. È bello perché si incontrano tante diversità, tante persone con storie e culture completamente diverse. Ci si contamina di cose belle, lo stare bene insieme porta ad accettare chi ti sta di fronte, a capirlo. E capire le risorse della storia diversa che hai davanti».

United L'Aquila
Il capitano Ben Siaka BAKAYOKO

I risultati sono stati sorprendenti

Ma lo United L’Aquila, che gioca nel campionato di Terza Categoria, è stato sorprendente anche a livello di risultati. «Quest’anno è stato l’unico in cui siamo andati malino» ci racconta il dirigente. «Il primo anno, sull’onda dell’entusiasmo siamo arrivati terzi e abbiamo rischiato di passare ai play-off: abbiamo preso una sonora sconfitta, perché non eravamo pronti. All’inizio speravamo di non prendere troppi gol in ogni partita, e ci siamo trovati a mettere a segno quindici-sedici risultati utili. L’anno dopo siamo arrivati terzi, ma è stato bloccato tutto per il Covid. L’anno dopo ancora non abbiamo proprio giocato. L’anno scorso siamo arrivati terzi, a un punto dai play-off, giocando la partita decisiva con la seconda che doveva assolutamente vincere. E ha vinto». Vincere non è la cosa più importante, anche se fa piacere, perché è chiaro che l’obiettivo è quello sociale. «È chiaro che tramite il risultato sportivo avvicini più gente, hai una tifoseria più guarnita, hai più entusiasmo» commenta Del Tosto. «Ma è chiaro che, rispetto ai risultati, l’obiettivo principale è creare socialità e buone prassi».

Oltre il campo da gioco  

Ma la bellezza di questa storia non si ferma al campo da gioco. Continua anche fuori, con molti ragazzi che si sono integrati, hanno trovato la loro strada non solo nel calcio. «È qualcosa che avviene grazie alla loro volontà più che al calcio, ma grazie a questa squadra si sono trovati attorno delle reti» spiega Del Tosto. «Pensiamo al capitano Ben Siaka Bakayoko, che è anche dirigente della squadra, che ha fatto un percorso di integrazione molto positivo. Oggi lavora, ha una casa sua, sta aspettando di fare il ricongiungimento familiare. Ma ce ne sono tanti. Hamadou Mballo, un ragazzo che è andato in Spagna, ma è tornato perché si trovava bene nella squadra e nel contesto che si era creato. Un altro ragazzo, Abdoullaye Souare, è andato in Francia e poi è tornato perché si sentiva in famiglia. Ce ne sono molti. Tramite una cosa basilare come quella del calcio, che tutti possono capire, tutti possono comprendere, su un campo da gioco che rende tutti uguali, si riesce a trovare un riscatto». Come dicevamo, il calcio è uno sport in cui devi passare la palla, quindi devi giocare insieme all’altro, devi comunicare. «Se non riesci a comunicare rimani indietro» ci conferma il dirigente. «La comunicazione non è essenziale che sia verbale, ma a un certo punto ci si intende per forza. E farlo ti abbatte quelle piccole barriere di diffidenza: in campo corri dietro un pallone nella stessa maniera».

United L'Aquila
Del Tosto: «Grazie a questa squadra molti ragazzi sono riusciti ad integrarsi. Hamadou Mballo  è andato in Spagna, ma è tornato perché si trovava bene nella squadra e nel contesto che si era creato»

Una polisportiva, perché lo sport sia davvero per tutti

Che cosa c’è nel futuro dello United? Lo stadio di proprietà, per quanto un sogno irraggiungibile, non è una cosa campata in aria. Nel senso che esiste proprio il problema del campo da allenamento e da gioco. «A L’Aquila non ci sono grandi impianti sportivi, soprattutto per lo sport di base» ci spiega Claudio Del Tosto. «Ci alleniamo al Federale, a volte al Don Bosco, che non è un vero campo di calcio a undici, ma più di calciotto. In molti campi ci sono problemi di visibilità in notturna, che impedisce di allenarci a certe ore. Abbiamo provato a prendere dei campi in gestione, ma è piuttosto complicato perché non escono i bandi». «Oltre alla prima squadra abbiamo una squadra juniores, un’Under 19» aggiunge. «E ci piacerebbe diventare una polisportiva, una realtà che possa abbracciare vari tipi di sport». Sarebbe una grande cosa. Perché così davvero lo sport potrebbe essere per tutti: un diritto.

UNITED L’AQUILA: IL CALCIO ABBATTE LE BARRIERE DI DIFFIDENZA

UNITED L’AQUILA: IL CALCIO ABBATTE LE BARRIERE DI DIFFIDENZA