VANGELO SECONDO MARIA: LA CONOSCENZA NON È PECCATO
Una Maria nuova è al centro di Vangelo secondo Maria, il nuovo film di Paolo Zucca, tratto dal romanzo di Barbara Alberti, al cinema dal 23 maggio. Una donna affamata di vita che scappa per la sua sete di conoscenza
24 Maggio 2024
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“Chi è colei che sale dal deserto accanto al suo diletto? Mettimi come un sigillo sul tuo cuore, come un sigillo sul tuo braccio. Le grandi acque non possono spegnere l’amore, né i fiumi possono travolgerlo. Perché forte come la morte è l’amore”. Sono le parole di Maria, una Maria che non avevamo visto né sentito prima, che chiudono Vangelo secondo Maria, il nuovo film di Paolo Zucca con Benedetta Porcaroli e Alessandro Gassmann, tratto dall’omonimo romanzo di Barbara Alberti, che arriva al cinema dal 23 maggio dopo essere stato presentato Fuori Concorso al Torino Film Festival. La Maria immaginata da Barbara Alberti e Paolo Zucca è una ragazza ribelle, selvatica, in continuo movimento. Una giovane affamata di vita e di conoscenza, lontana dall’immagine iconica e fissata nell’immaginario che ne ha fatto la Chiesa. Una giovane a cui, però, ogni istruzione e ogni possibilità viene negata, in quanto donna. Vangelo secondo Maria vuole provare a farci conoscere la Maria di cui non abbiamo mai letto, quello che i vangeli non dicono. E finisce per essere un film senza tempo, in quanto legato al Mito, e un film attualissimo.
«Barbara Alberti, dopo aver visto il mio corto L’arbitro, mi disse che in un volto in bianco e nero vedeva la Bibbia» ci racconta Paolo Zucca. «Mi disse: perché non leggi il mio romanzo? Me lo ha portato, me lo ha raccontato, mi sono un po’ spaventato. A fine racconto Maria pratica l’aborto. Doveva essere il mio primo film, e le dissi: sono onorato ma non ho tutta questa voglia di iniziare la mia carriera con un film scandalo. Le dissi di no. Mi aveva lasciato il libro, e lo avevo letto in un attimo. Mi era piaciuto talmente tanto perché era pieno di contenuti, di visioni. Era un libro che mi faceva viaggiare. Alla fine ho detto: anche se mi scomunicano ci proverò». «Anni fa non c’erano Netflix e altri committenti di questo tipo. Non erano pronti i tempi per un film di questo tipo. Lo abbiamo tirato fuori dal cassetto durante il Covid. E abbiamo voluto lasciare un finale aperto e non colpire lo spettatore con un pugno nello stomaco. Scrivendo la sceneggiatura ci siamo resi conto che alla fine la love story tra due personaggi così diversi, agli antipodi, era troppo importante perché Maria se ne andasse da sola. Ha prevalso il mio spirito romantico».
Cosa sogna una giovane donna in Palestina duemila anni fa?
Barbara Alberti e Paolo Zucca così hanno preso Maria e Giuseppe e li hanno tolti definitivamente dal presepio, dall’iconografia, dalle immagini sacre. Hanno provato a entrare nella loro anima, a scavare nei loro sentimenti per capire che cosa potesse pensare e sognare una giovanissima donna nella Palestina di duemila anni fa. E anche un uomo maturo e che decide di prenderla sotto la sua ala protettrice e di accettarla per com’è. E accettare anche la sua improvvisa maternità. Una storia nata nel 1979 arriva così in un momento in cui l’emancipazione femminile è al centro del dibattito, dopo film come C’è ancora domani e Barbie. «Kubrick diceva: il giorno che non ci saranno più guerre non faremo più film sulla guerra; ben venga quel giorno. Un giorno non faremo più film sulla questione femminile, e ben venga quel giorno. È vero che in questi mesi il tema del femminismo e dell’emancipazione è un tema di attualità. Ma avrei l’ambizione di parlare di emancipazione anche tra vent’anni, essendo questo un film che tratta il mito».
Maria scappa per la sua sete di conoscenza
La storia di Vangelo secondo Maria è potente, è urgente. È quella di una giovane donna il cui unico futuro proposto è un matrimonio, ovviamente combinato. E che non ha nessuna possibilità di studiare, apprendere, imparare, muoversi, viaggiare, scoprire. La chiave del film è questa. È quando si dice che “la conoscenza non è peccato”. «È un concetto fondamentale» ci spiega Paolo Zucca. “C’era una scena, che ho tagliato, in cui Maria veniva presa a cinghiate dal padre e a sputi dalla madre. Una scena fortissima. Ma Barbara Alberti mi ha obbligato a tagliarla. Ed è stato giusto così. Maria sogna di scappare di casa sentendo i profeti, la Bibbia, si infiamma dalla sua immaginazione, dalla sua sete di conoscenza. Non scappa per la violenza. Così, ho aggiunto un’epigrafe che apre il film. Quando ho sentito parlare di Davide al tempio, ho cercato il mio Golia per sfidarlo».
Vangelo secondo Maria: una donna di oggi
La Maria di Barbara Alberti e Paolo Zucca è questa. Un’eroina di duemila anni fa e contemporaneamente una ragazza di oggi. Benedetta Porcaroli, qui alla sua miglior interpretazione in carriera, è eccezionale proprio per questo: è assolutamente credibile sia come una giovane donna nella Palestina dei tempi di Cristo sia come una donna di oggi, con i suoi desideri, le sue ispirazioni, la sua identità. Ma la cosa originale del film è che dà vita a un rapporto uomo donna inedito. Le altre storie di redenzione femminile sono in qualche modo storie in cui si punta sul rapporto con il partner, un rapporto che nasce come attrazione, un rapporto sentimentale. O sul rapporto con la propria famiglia. Quello tra Giuseppe e Maria è un rapporto basato sulla cultura, sull’apprendimento, sulla trasmissione di sapere. È la relazione tra un’allieva e il suo maestro: è così che lo chiama. «Barbara Alberti viene dal femminismo degli anni Settanta e non si è mai sognata di fare un femminismo contro i maschi. Quello che pratica è un femminismo inclusivo, affinché uomini e donne abbiano gli stessi diritti e opportunità, ma insieme. Ha scritto questo che è l’unico personaggio positivo. Io, poi, non ho il senso del limite», continua. «Abbiamo messo in una scena l’allenamento con i bastoni. Forse è un po’ troppo Miyagi di Karate Kid. Ma io non faccio racconti realistici. I miei film si basano su qualcosa che c’è stato prima, e ci sono stati anche film di questo tipo. Il senso di questo personaggio è proprio nell’emancipazione femminile con la collaborazione dei maschi».
Fidarsi di un uomo
La cosa eccezionale di Vangelo secondo Maria è che è anche la storia di una donna che, se decide di basare il suo rapporto con un uomo sulla castità e sul rispetto reciproco, sa che potrà fidarsi. «È anche la forza del romanzo, la castità come un paletto da non superare. È una scelta drammaturgica di Barbara che mi è piaciuta. Ho mandato la sceneggiatura ad Alessandro Gassman. E la prima cosa che mi ha chiesto è come mai questo personaggio, che è un maschio, rinunciasse senza colpo ferire all’aspetto carnale, sessuale. Ma ci siamo detti che Giuseppe è avanti negli anni e di donne ne ha avute. Gli abbiamo aggiunto un background da marinaio, da uomo che ha vissuto il mondo e che ha in sé tanta conoscenza».
Il diritto di interpretare la Madonna in modo nuovo
Viene istintivo chiedersi quali siano state le reazioni del mondo cattolico di fronte a una visione così rivoluzionaria della Madonna. Non ci sono state reazioni ufficiali, ma sui social media, sotto al trailer che ha condiviso Vision Distribution, si può avere un’idea di quello che è stato il pensiero. «Ci sono migliaia e migliaia di commenti in cui c’è stata una chiusura a riccio», ci racconta Zucca. «Tra l’altro di persone che hanno visto solo il trailer. Hanno scritto: la Madonna era obbediente, era buona, non era femminista. Si è creata una certa polemica di bassissimo livello». Ma, ed è questo quello che conta, tra chi ha visto il film le reazioni sono state positive. «Una suora che insegna mariologia, cioè la scienza della Madonna, mi ha scritto: “capisco che qualche cattolico potrebbe offendersi, ma il film mi è piaciuto”», ci rivela Paolo Zucca. «La suora ha continuato: “la figura della Madonna è stata interpretata in molti modi diversi. E voi che siete laici avete il diritto di interpretarla come volete. Come si è sempre fatto con i simboli”. Maria è stata Madonna madre, Madonna Immacolata, Assunta in cielo. Ha una serie di connotazioni che sono arrivate tanti anni dopo i vangeli. Noi abbiamo cercato in questa figura un simbolo di disobbedienza». La versione di Barbara Alberti e Paolo Zucca rimedia, in qualche modo, a una sorta di “maschilismo” che troviamo nelle Sacre Scritture, fatte anch’esse di storie al maschile. Nei vangeli la Madonna, in fondo, viene vista solo come un veicolo per portare il Figlio di Dio sulla Terra. «Nei vangeli canonici compare molto poco» ci conferma Zucca. «Compare nell’annunciazione. Poi in un paio di occasioni in cui viene trattata male da Gesù. E poi la ritroviamo sotto la croce. Non ha altro. In qualche modo è vittima di misoginia». Vangelo secondo Maria la rende una figura viva, vibrante, pulsante.