VITERBO. RACCOLTE FONDI IN CRISI PER LE ASSOCIAZIONI

A causa del Covid 19 gli eventi non si possono fare e i metodi tradizionali per raccogliere fondi non funzionano. Così sostenere le attività è molto difficile

di Mirko Giustini

Come nelle altre province del Lazio, anche le associazioni di Viterbo hanno visto crollare le loro raccolte fondi. Le sedi territoriali delle grandi associazioni hanno beneficiato della riconoscibilità del brand nazionale. Le piccole onlus locali, invece, continuano a lottare per non chiudere i battenti e spesso la scelta di puntare tutto su un unico evento si è rivelata deleteria.

 

raccolte fondiUn ritorno alla normalità

«Essere una realtà conosciuta aiuta a non cadere nel dimenticatoio», ha spiegato Patrizia Badini, responsabile per le province del Lazio dell’Associazione Italiana contro le Leucemie – linfomi e mieloma (AIL) e presidente della sede di Viterbo. «Quest’anno abbiamo ordinato la metà delle tradizionali Stelle di Natale: siamo passati da 9 mila a 4.200, che contro ogni previsione sono state tutte vendute. Così ne abbiamo fatte arrivare altre 200, anch’esse tutte piazzate, nonostante la chiusura dei centri commerciali abbia più che dimezzato i nostri punti vendita. Evidentemente i sostenitori hanno compreso l’importanza del lavoro svolto finora nel reparto di ematologia. In più uscire per comprare la stella è comunque un ritorno alla normalità. Ci sono state anche delle donazioni, ma senza appuntamenti come le cene sociali non hanno avuto lo stesso successo».

 

Un servizio essenziale

«Un impatto molto forte lo hanno avuto i rigidi paletti contenuti nei decreti della Presidenza del Consiglio dei ministri. Eppure qualcuno ha continuato a operare proprio grazie ad essi. È il caso di Viterbo con Amore : il suo è stato e continua ad essere l’unico emporio solidale aperto nella provincia (ne abbiamo parlato qui) . «Eravamo soliti organizzare tra le sette e le otto iniziative durante l’anno, per raccogliere quanto necessario per le nostre attività: in tutto abbiamo perso tra i 15 e i 20 mila euro», racconta il presidente Domenico Arruzzolo. «Sono entrati solo i fondi vincolati di progetti e bandi pubblici, che in questo periodo sono quasi tutti finalizzati alla lotta contro il Covid e il sostegno alle categorie più colpite dalla crisi economica. Quindi è solo grazie all’emporio se non ci siamo fermati del tutto: abbiamo chiuso più di 1.400 consegne domiciliari di aiuti alimentari e igiene personale e domestica, a beneficio di 602 famiglie, cioé 1.736 individui nel picco massimo di sofferenza».

 

Le attività saltate

Con la diffusione del coronavirus luoghi sicuri per antonomasia come case, chiese e ospedali non lo sono più stati. E a farne le spese sono i volontari dediti alla cura dei malati, come nel caso dell’ente solidale Aman. «Abbiamo dovuto rimandare il nostro unico evento, a cui partecipavano 150 persone e dove abbiamo sempre ricavato minimo 4.500 euro», così il presidente Gualtiero Fioretti. «Sono saltate anche le attività degli stand, in cui vendevamo letterine e calendari. Si è salvata la festa di carnevale, ma solo perché è stata fatta a febbraio. Nei periodi più difficili i pazienti e i loro parenti hanno continuato a versare piccoli contributi. Il distanziamento sociale ci ha impedito di entrare nei reparti di senologia ed oncologia. Noi continuiamo a fornirgli snack, ma non possiamo più smistare gli ospiti: un servizio ricaduto sugli infermieri».

 

raccolte fondiAspettando di rientrare

Aman non è la sola ad aver puntato tutto su un’unica raccolta fondi. L’organizzazione Viviamo In Positivo (VIP), con oltre 70 sezioni in tutta Italia, è solita racimolare le offerte durante la Giornata del Naso Rosso, in programma nel terzo fine settimana di maggio. Una manifestazione saltata a causa del lockdown. «Quest’anno non siamo riusciti a scendere in piazza e stiamo sopravvivendo soprattutto con le donazioni e il 5 x mille versato dai contribuenti negli anni passati», ha confessato Tamara Onofri, responsabile della sede viterbese. «Il vero impatto economico lo vedremo solo più avanti: nel 2020 sono state premiate, nella raccolta fondi, protezione civile e associazioni mediche e paramediche. Il resto del Terzo settore è stato abbandonato a sé stesso. La clownterapia è stata espulsa dalle residenze sanitarie di assistenza. Abbiamo registrato dei video da trasmettere ai degenti, nulla di più. Restiamo in stretto contatto con la Asl e non appena il virus ci darà un po’ di tregua riprenderemo. Ipotizzo una data: settembre 2021».

Leggi anche: “Rieti. la crisi delle raccolte fondi tra le associazioni delle zone terremotate“.

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