LA SECONDA GIORNATA DEL DIALOGO CRISTIANO-ISLAMICO DELLA TUSCIA. NEL SEGNO DI CIÒ CHE UNISCE

Domani a Viterbo la seconda Giornata del dialogo cristiano-islamico della Tuscia. Un appuntamento che mette al centro ciò che avvicina. Hamdan Al Zeqri: «Quello che ci accomuna è maggiore di quello che ci divide

di Laura Badaracchi

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Quando ci si conosce personalmente, barriere culturali e pregiudizi radicati s’infrangono. Per scoprire che i punti di contatto sono molto più numerosi di quelli divisivi. Succede a Viterbo fra i credenti cattolici e i fedeli musulmani, che si apprestano a vivere domani, 23 novembre la seconda Giornata del Dialogo cristiano-islamico della Tuscia, sul tema Ciò che ci unisce. Sure, versetti e valori che ci accomunano: appuntamento alle ore 10 presso la Sala conferenze della parrocchia Santi Ilario e Valentino, in via Bonaventura Tecchi nel quartiere Villanova. Interverranno padre Mauro Busin, docente di Teologia morale presso Istituto Teologico S. Pietro di Viterbo, e Hamdan Al Zeqri, consigliere del direttivo nazionale Ucoii (Unione delle comunità islamiche d’Italia) con deleghe al dialogo interreligioso e ai rapporti con le carceri e con il Dipartimento amministrazione penitenziaria. A conclusione, dopo lo spazio per le domande e il dibattito, un rinfresco preparato da volontari di entrambe le comunità: i cattolici si occuperanno del salato, i musulmani dei dolci, offrendo assaggi tipici delle loro culture.

L’iniziativa è promossa – oltre che dall’Ucoii – dall’Associazione culturale islamica di Viterbo insieme all’Ufficio diocesano per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso con il supporto di CSV Lazio. «È il secondo appuntamento che organizziamo, dopo quello del 2022», spiega Mohamed Kdib, di origine algerina ma già da una trentina d’anni trapiantato in Italia e residente a Villa San Giovanni in Tuscia: «Ho 4 figli tutti nati qui e dal 2017 mi è stato dato l’incarico di presidente dell’Associazione culturale islamica, nata nel 2011 per fornire servizi nell’ambito della preghiera (ci riuniamo in una sala in via Garbini), della scuola di arabo, dell’educazione islamica, del volontariato nel carcere Mamma Gialla e dei contatti con le varie associazioni presenti sul territorio». Kdib, che interverrà all’incontro con un saluto, spiega come «la comunità islamica del Viterbese sia in crescita: siamo 3 mila in città e oltre 10 mila nella provincia. I rapporti con la diocesi sono ottimi: nel mese di Ramadan il vescovo Orazio Francesco Piazza è venuto nella nostra sala di preghiera per farci gli auguri, fra la nostra comunità e quella cattolica c’è una relazione di amicizia». E sul tema scelto per la riflessione di sabato, commenta: «Abbiamo in comune tanti valori come la famiglia, il creato, la fede, argomenti che vanno anche discussi fra noi con un dibattito amichevole».

Giornata del Dialogo cristiano-islamico della Tuscia
Un incontro tra il Vescovo di Viterbo, Orazio Francesco Piazza e la comunità islamica di Viterbo

Nel segno di ciò che unisce

Concorda il diacono Giampaolo Noto Nanì, da 7 anni direttore dell’Ufficio diocesano per l’ecumenismo e dialogo interreligioso, che modererà i vari interventi e porterà il suo saluto: «Se andiamo a vedere i dogmi e i principi della fede, troviamo poche frasi in comune. Invece troviamo valori morali comuni a tutti, come il rispetto per l’altro e per l’ambiente, la custodia del creato per costruire la pace anche interiore e con gli altri. Noi cattolici crediamo in Dio creatore del cielo e della terra e nel Corano si legge il versetto: “Il Signore e creatore di tutto ciò che esiste”. All’incontro sarà regalato ai partecipanti un cartoncino con stampato il nostro Credo da un lato e quello dei musulmani dall’altro, in italiano, perché tutti possano conoscere quello dell’altro». Quindi il diacono ci tiene a chiarire: «Non confondiamo islamici con estremisti; a volte noi cattolici usiamo la lingua come fosse una bomba». In ambito ecclesiale, si può fare ancora molto per favorire la conoscenza reciproca e un’autentica integrazione: «Se in diversi oratori parrocchiali vanno a giocare anche bambini musulmani, in ambito lavorativo occorre sensibilizzare gli imprenditori e la cittadinanza perché vengano rispettati i diritti dei lavoratori di origine straniera». A breve partiranno «gruppi di lavoro, formati insieme alla Caritas, per vivere una domenica pomeriggio al mese un incontro interreligioso: alcuni musulmani sono soli e senza famiglia, con loro vogliamo creare un’amicizia e concludere queste giornate con una cena alla mensa della Caritas. Ci rovina la scarsa conoscenza dell’altro: se lo conosci non lo critichi, non lo giudichi».

Giornata del Dialogo cristiano-islamico della Tuscia: cruciale continuare il dialogo tra le persone

Per Hamdan Al Zeqri – nato nello Yemen e da 20 anni in Italia, laureato in teologia cristiana all’Istituto superiore di scienze religiose della Toscana, ministro di culto islamico nel carcere di Sollicciano (Firenze) – occorre partire da un versetto coranico: «Ognuno ha una direzione verso la quale volgere il proprio volto, Gareggiate nel bene. Ovunque voi siete, Il Creatore vi riunirà tutti». Commenta: «In questi tempi difficili la nostra responsabilità come credenti è maggiore non perché siamo diversi da chi non crede, ma per quello che le nostre rivelazioni ci hanno tramandato». Quindi risulta cruciale «continuare il dialogo tra persone: non si tratta di un dialogo teologico e fra dottrine. Il cristiano è chiamato a essere un buon cristiano e il musulmano un buon musulmano». E insiste: «Quello che ci accomuna è maggiore di quello che ci divide. Abbiamo in comune profezie sociali, da portare dal testo sacro al contesto dove viviamo per un confronto con tutta la cittadinanza: credenti, non credenti e diversamente credenti. L’umanità vera ci accomuna e ci invita a uno sguardo aperto, inclusivo e non metaforico. Ci teniamo a sottolineare i valori che ci uniscono e lavorare insieme per il bene comune con azioni concrete da calare nella realtà e nella società in cui siamo immersi: carità, misericordia, pazienza, dono, servizio, offerta, gentilezza (di cui abbiamo bisogno e di cui abbiamo una sete pazzesca), fratellanza, libertà, sacralità della creazione di cui non siamo padroni ma custodi, preghiera che ci aiuta a vivere e ad affrontare le avversità. Dobbiamo partire da qui, non grandi progetti per salvare il mondo». Al Zeqri aggiunge «rettitudine e anche gratitudine nei confronti di questa madre del Mediterraneo, come chiamo l’Italia, luogo e fonte del pane quotidiano che ci sazia e ci nutre: una terra da custodire». Infine, il rinnovato invito a «conoscersi per abbattere muro del pregiudizio e dello stereotipo, per dire no alla propaganda della violenza e dell’odio. Cerchiamo di dare un’eredità alle nuove generazioni e affrontare questa sfida insieme, offrendo strumenti di dialogo e incontro raffinato, educato, gentile, per una convivenza pacifica non basata sulla tolleranza ma sulla comprensione del bisogno l’uno dell’altro. Fondamentalismi ed estremismi esistono in tutte le religioni: non vogliamo lasciare la nostra fede ai criminali o agli ignoranti».

LA SECONDA GIORNATA DEL DIALOGO CRISTIANO-ISLAMICO DELLA TUSCIA. NEL SEGNO DI CIÒ CHE UNISCE

LA SECONDA GIORNATA DEL DIALOGO CRISTIANO-ISLAMICO DELLA TUSCIA. NEL SEGNO DI CIÒ CHE UNISCE