VIVERE LA LONGEVITÀ, LE PROPOSTE AUSER SU INVECCHIAMENTO ATTIVO E WELFARE

Considerare la longevità come un’opportunità può aiutare a rigenerare il welfare. Se ne è parlato alla presentazione del Rapporto Auser Vivere la Longevità. Pantaleo: «Negli ultimi 50 anni le scelte della politica hanno penalizzato i giovani, precarizzato il lavoro e de-finanziato il welfare. Il volontariato ridà agli anziani il senso della propria funzione»

di Giorgio Marota

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C’erano una volta – e per fortuna ci sono ancora – i nipotini, le badanti, le gite ai santuari, le passeggiate ai giardinetti e il quartino di vino. Ma ci sono – e sono sempre di più – anche quegli anziani che si preoccupano di passare l’ultimo tempo della propria vita seguendo altri interessi di tipo culturale, sociale, economico o lavorativo. Sta infatti cambiando la prospettiva della terza e della quarta età: oltre a trasferire memorie, cultura e storie, gli over 65 rappresentano una risorsa da non disperdere, come è stato ricordato martedì 1° aprile a Roma, nella sede del Cnel, durante la presentazione del rapporto di Auser Vivere la longevità, a cura di Claudio Falasca.

Auser: da anziani fragili a protagonisti

Quasi sempre il concetto di longevità viene inquadrato in una chiave di lettura negativa, traducendosi in maggiori spese per l’assistenza socio-sanitaria e in minori risorse per il sistema previdenziale. Cambiare il paradigma della vecchiaia, smettendo dunque di considerarla come un peso, però, può aiutare a rigenerare il welfare. «È necessario passare da un approccio socio-sanitario, e cioè dall’anziano fragile, a uno più olistico che lo rende protagonista», ha spiegato Falasca. Secondo le proiezioni della ragioneria generale dello Stato, nel 2080, in Italia, la popolazione residente scenderà a 46 milioni, ma aumenteranno gli over 65: dagli attuali 14,1 milioni si arriverà a 16,3. E se oggi nella fascia 0-30 anni si ritrovano 16 milioni di ragazzi, tra poco più di mezzo secolo saranno 11. Per Renato Brunetta, presidente del Cnel che ha promesso di sostenere un intervento legislativo a sostegno della causa, «il tema della longevità è l’altra faccia della medaglia della questione giovanile. Questa componente longeva non è infatti in cattive condizioni, anzi la speranza di vita aumenta insieme alla qualità della stessa».

Auser
Tra le proposte di Auser  un’agenda per ridurre al minimo il rischio di non autosufficienza, la considerazione della transizione demografica come una priorità nazionale, l’attivazione di percorsi di amministrazione condivisa

Non autosufficienza: nel 2040 interesserà 6 milioni di anziani

Questo è comunque il Paese europeo che invecchia più di tutti e più velocemente, al quale manca però una vera transizione demografica. Anche per rispondere a una questione meridionale riferita alla vecchiaia: sempre con riferimento al 2080, le stime confermano come nelle regioni del Nord risiederà il 53,8% della popolazione a fronte del 41,8% attuale, mentre il Mezzogiorno passerebbe dal 33,7% al 26%. Cambieranno anche le famiglie, e non bisognerà aspettare così a lungo per registrare un’altra piccola rivoluzione: tra 20 anni, quattro nuclei su 10 saranno costituiti da persone sole e con più di 75 anni. In questo scenario non può che allarmare il rischio di non-autosufficienza: dei 14,1 milioni di over 65 che al momento abitano la penisola, 4 milioni adesso non riescono a badare a sé stessi, ma questa cifra salirà a 6 milioni nel 2040 (crescerà la spesa in termini di Pil dall’1,9% al 2,4%) con un picco di 18 milioni e mezzo di anziani.

Auser: il volontariato restituisce agli anziani il senso della loro funzione

Costanzo Ranci, professore di sociologia economica al Politecnico di Milano, ha ricordato come nel giro di 20 anni gli over 85 quasi raddoppieranno (da 2 a 4,5 milioni) e che gli over 65 andranno in rapporto uno a uno a chi appartiene alla fascia d’età precedente (45-65). Quando più di un terzo della popolazione italiana avrà più di 65 anni, un terzo di questi ne avranno più di 85. Gli indici di invecchiamento attivo adottati in Europa, cioè occupazione, partecipazione sociale, vita indipendente e capacità di invecchiare, posizionano l’Italia in un modesto centro classifica. «E non siamo in basso proprio a causa degli stili di vita e dell’attività legata al prendersi cura, da parte degli stessi anziani, di figli, nipoti o partner. Insomma, non malissimo perché si occupano di qualcuno. Ma la società non li considera», la riflessione del docente. Quella migratoria resta l’unica risorsa che nel breve periodo può contenere gli effetti della decrescita della popolazione. «Negli ultimi 50 anni le scelte della politica hanno penalizzato i giovani, hanno precarizzato il lavoro e hanno costantemente de-finanziato il welfare. In questo contesto il volontariato ha una forza straordinaria perché ridà agli anziani il senso della propria funzione», le parole di Domenico Pantaleo, presidente Auser.

Il lavoro e il contrasto tra generazioni che si acuisce

Per il ricercatore Falasca andiamo incontro a due possibili scenari. Nel primo diminuiranno gli occupati di oltre 2 milioni entro il 2070, si andrà in pensione più tardi (più di 70 anni) e con pensioni più basse (nel 2070 l’indice dei prezzi al consumo sarà salito del 192%) e decresceranno la spesa per l’istruzione e per il welfare. Lo scenario alternativo è invece inquadrabile nel piano d’azione di Madrid (MIPAA) sull’invecchiamento. Che ha tre obiettivi: riconoscere il potenziale delle persone anziane, incoraggiare una vita lavorativa più lunga e garantire un invecchiamento dignitoso. Sul concetto di estensione dell’età lavorabile c’è, ovviamente, un grande dibattito. Da una parte, si richiede la possibilità di non sprecare il valore di persone che, considerato il miglioramento generale della qualità della vita, potrebbero continuare a dare il loro supporto; dall’altra monta sempre di più l’insoddisfazione dei giovani che non trovano sbocchi proprio in virtù di un mercato sempre più saturo. «Noi anziani non portiamo via il pane a nessuno, semmai produciamo risorse», ha detto Brunetta. Non tutti però sono d’accordo e così il contrasto intergenerazionale si acuisce, anche per l’assenza di politiche a sostegno delle varie fasce d’età.

Le proposte di Auser

Tra le proposte di Auser c’è la promozione di un’agenda per ridurre al minimo il rischio di non autosufficienza, la considerazione della transizione demografica come una priorità nazionale, le attuazioni della legge delega 33/23 (Deleghe al governo in materia di politiche in favore delle persone anziane) e del decreto legislativo 29/24 (Disposizioni in materia di politiche in favore delle persone anziane) e l’attivazione di percorsi di amministrazione condivisa. Su quest’ultimo punto si è concentrata Vanessa Pallucchi, portavoce nazionale del forum terzo settore: «Spesso, con risultati non sempre soddisfacenti, si fanno politiche sugli anziani e per gli anziani, ma mai con gli anziani. Bisogna costruire delle discontinuità. Si deve partire da una lettura dal basso di problematiche e sfide per mettere in rete tutti i soggetti che possono dare delle risposte. Il ruolo dell’associazionismo nell’invecchiamento attivo è fondamentale».

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