VOCI NEL VENTO. AL VERANO PER RACCONTARE 200 ANNI DELLA NOSTRA STORIA
Venerdì pomeriggio al cimitero monumentale del Verano, a Roma, con gli studenti del quarto liceo dell’Istituto superiore Cine Tv Rossellini di Roma, che, nello spettacolo teatrale Voci nel vento, hanno ripercorso 200 anni di storia della città e del Paese. Un progetto curato da Io Sono Aps
15 Aprile 2024
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Il ragazzo che interpreta Marcello Mastroianni rivolge al pubblico uno sguardo intenso, poi sorride e, prima di sfrecciare via tra le tombe sulla bicicletta dell’amico De Sica, ci ricorda che «la vita dura una vita. Tu, morte, duri solo un momento: l’istante in cui ti presenti». Si può recitare dentro un cimitero, riportando la gioia di esistere in un luogo di sofferenza? Si può esorcizzare la morte con delle battute («camminate all’ombra, altrimenti qua ci rimaniamo» ci consiglia una giovane attrice), riflettere, sorridere e magari pure commuoversi – insomma, provare emozioni positive – nel posto dove sembra esserci spazio solo per il dolore? Sì e lo hanno dimostrato venerdì pomeriggio gli studenti del quarto liceo dell’Istituto superiore Cine Tv Rossellini di Roma, ripercorrendo 200 anni di storia della città e del Paese grazie allo spettacolo teatrale Voci nel vento, andato in scena all’interno del cimitero monumentale del Verano. Un progetto seguito dalle attrici e formatrici Federica Chiusole e Alessandra Evangelisti e curato da Io Sono Aps, associazione vincitrice dell’avviso pubblico “Raccolta di proposte progettuali per la realizzazione di eventi, manifestazioni, iniziative e progetti di interesse per l’amministrazione capitolina di rilevanza cittadina” promosso da Roma Capitale in collaborazione con Zétema Progetto Cultura e Ama Spa.
Voci nel vento: momenti iconici della nostra storia
Meditazione, carità, speranza e silenzio, le quattro statue all’ingresso del cimitero interpretate da altrettante ragazze, hanno accolto i visitatori; ad accompagnarli lungo il percorso, alla scoperta delle tombe più celebri e a conoscere i personaggi che le abitano, è stata invece una studentessa nei panni di una fioraia, una sorta di Virgilio al femminile che scopriremo essere, soltanto alla fine, il personaggio di Adelaide Ciafrocchi, messa in scena da Monica Vitti in “Dramma della gelosia – tutti i particolari in cronaca”. Tanti i momenti iconici della visita: un incontro tra Garibaldi e Mameli per ricordare l’Unità di Italia e il Risorgimento, l’omaggio ai caduti della Prima guerra mondiale, una riflessione sul ruolo marginale della donna nel fascismo e un’altra sul dramma dell’olocausto degli ebrei, senza dimenticare le bombe su Roma (3 mila morti e 11 mila feriti) e sul quartiere di San Lorenzo durante la Seconda guerra mondiale che non hanno risparmiato neppure civili, ospedali e orfanatrofi. Perché «la storia non cambia mai. Continuiamo a insegnare ai bambini la pace ma sulla loro testa cadono le bombe», come è stato detto sulle scalinate della chiesa di Santa Maria della Misericordia. Il percorso è proseguito con un saluto a Teresa Gullace Talotta, la donna della quale Anna Magnani ha vestito i panni in “Roma città aperta”, e a Bruno Buozzi, entrambi uccisi dai tedeschi durante l’occupazione.
«Speriamo di avervi fatto scoprire qualcosa di più della memoria di Roma e dell’Italia»
Voci nel vento ha poi voluto rendere omaggio ai grandi artisti del Neorealismo e della commedia all’italiana sepolti al campo santo: l’istrione Vittorio Gassman, trovato con un teschio in mano intento a recitare l’Amleto di Shakespeare, il camaleontico Alberto Sordi con tutti i suoi personaggi più celebri a partire dal Vigile e dal Marchese del Grillo, fino appunto a Monica Vitti, Marcello Mastroianni, Vittorio De Sica con le sue due mogli («Arrivo amori miei», grida loro in una scena esilarante), Aldo Fabrizi e infine Rossellini, del quale è stato ricordato un dramma personale: i giorni del ’46 in cui il grande regista comunicava con gli attori del film “Germania anno zero” tramite una colonnina telefonica che si fece installare davanti alla tomba del figlioletto di 9 anni. «Speriamo di avervi fatto scoprire qualcosa di più della memoria di Roma e dell’Italia intera – il saluto dei ragazzi a fine recita, riuniti attorno a una sedia vuota con un vecchio telefono poggiato sopra – e ogni tanto speriamo di avervi strappato un sorriso. E come diceva Alberto Sordi, la nostra realtà è tragica solo per un quarto, il resto è comico. D’altronde, si può ridere quasi su tutto».
Parlare con i ragazzi della morte è importante
Da questa esperienza nascerà un’audioguida, il cui lancio è previsto il 25 maggio, fatta con la voce di giovani attori di un’altra classe dell’istituto che in questo modo potranno cimentarsi come tecnici del suono, oltre che come autori, gestendo le registrazioni, il mixaggio e la post produzione. L’audioguida sarà successivamente disponibile in modo gratuito presso il cimitero e accessibile a tutti i visitatori attraverso un QR Code, comprensiva anche di codice braille. «Gli studenti hanno preparato questo spettacolo in meno di una settimana» racconta Sara Iannucci, presidente di Io Sono. «Per loro è stata una sperimentazione didattico-educativa e di sviluppo di competenze trasversali, dalla recita alle riprese, passando per il suono. La nostra associazione lavora da cinque anni con il Rossellini tramite diversi progetti relativi all’educazione all’emozione». Perché farlo proprio all’interno di un cimitero? «Perché anche questo può diventare un luogo pedagogico, per i ragazzi e per l’intera cittadinanza» spiega Iannucci. «E poi anche perché parlare della morte è importante, i ragazzi stessi ce lo chiedono ed è un fatto della nostra vita. Tra loro, ad esempio, c’è chi ha perso entrambi i genitori». Il primo impatto degli alunni con il Verano è stato ovviamente simile a quello che si avrebbe con un luogo tetro e spettrale: in punta di piedi, quasi di timore, sospetto e silenzio. Poi hanno cominciato a prendersi cura del cimitero, a parlare tra loro di qualsiasi argomento, a mettere in ordine le tombe sporche di sconosciuti portando dei fiori in quelle che vedevano spoglie. Una ragazza si è persino innamorata tra un ciak e l’altro, e ha regalato a un compagno un girasole, simbolo di sole, luce e quindi vita.